Il
messaggio del Papa per la Giornata Mondiale per la Pace 1990. OR 9.12.89
“PACE
CON DIO CREATORE PACE CON TUTTO IL CREATO”
INTRODUZIONE
Si
avverte ai nostri giorni la crescente consapevolezza che la pace mondiale sia
minacciata, oltre che dalla corsa agli armamenti, dai conflitti regionali e
dalle ingiustizie tuttora esistenti nei popoli e tra le
Nazioni, anche dalla mancanza del dovuto rispetto per la natura,
dal disordinato sfruttamento delle sue risorse e dal progressivo deterioramento
della qualità della vita. Tale situazione genera un senso di precarietà e di
insicurezza, che a sua volta favorisce forme di egoismo collettivo, di
accaparramento e di prevaricazione.
Di
fronte al diffuso degrado ambientale l'umanità si rende ormai conto che non si
può continuare ad usare i beni della terra come nel passato. L'opinione
pubblica ed i responsabili politici ne sono preoccupati, mentre studiosi delle
più diverse discipline ne esaminano le cause. Sta così
formandosi una coscienza ecologica, che non deve essere
mortificata, ma anzi favorita, in modo che si sviluppi e maturi trovando
adeguata espressione in programmi ed iniziative concrete.
2.
Non pochi valori etici, di fondamentale importanza per lo sviluppo di una società
pacifica, hanno una diretta relazione con la questione ambientale.
L'interdipendenza delle molte sfide, che il mondo odierno deve
affrontare, conferma l'esigenza di soluzioni coordinate, basate su una coerente
visione morale del mondo.
Per
il cristiano una tale visione poggia sulle convinzioni religiose attinte alla
Rivelazione. Ecco perché, all'inizio di questo Messaggio, desidero
richiamare il racconto biblico della creazione, e mi auguro che coloro i
quali non condividono le nostre convinzioni di fede possano egualmente trovarvi
utili spunti per una comune linea di riflessione e di impegno.
I.
“E DIO VIDE CHE ERA COSA BUONA”
3.
Nelle pagine della Genesi, nelle quali è consegnata la prima autorivelazione di
Dio alla umanità ( Gen 1-3), ricorrono come un ritornello le parole: << E
Dio vide che era cosa buona >>. Ma quando, dopo aver creato il cielo e
il mare, la terra e tutto ciò che essa contiene, Iddio crea l'uomo e la donna,
l'espressione cambia notevolmente: << E Dio vide quanto aveva fatto, ed
ecco era cosa molto buona >> (Gen 1, 31). All'uomo e alla donna Dio
affidò tutto il resto della. creazione, ed allora - come leggiamo -
poté riposare <<da
ogni suo lavoro >> (Gen 2, 3). La, chiamata di Adamo ed Eva a partecipare
all'attuazione del piano di Dio sulla creazione stimolava quelle capacità e
quei doni che distinguono la persona umana da ogni altra creatura e, nello
stesso tempo, stabiliva un ordinato rapporto tra gli uomini e l'intero creato.
Fatti ad immagine e somiglianza di Dio, Adamo ed Eva avrebbero dovuto esercitare
il loro dominio sulla terra ( cfr. Gen 1, 28) con saggezza e con amore. Essi,
invece,con il loro peccato distrussero l'armonia. esistente, ponendosi
deliberatamente contro il disegno del Creatore. Ciò portò non solo
all'alienazione dell'uomo da se stesso, alla morte e al fratricidio, ma anche ad
una certa ribellione della terra nei suoi confronti (cfr.- Gen. 3, 17-19; 4,
12).Tutto il creato divenne soggetto alla caducità, e da allora attende, in
modo misterioso, di esser liberato per entrare nella libertà gloriosa insieme
con tutti i figli di Dio (cfr. Rm 8, 20-21).
4.
I cristiani professano che nella morte e nella risurrezione di Cristo si è
compiuta l'opera di riconciliazione dell'umanità col Padre, a cui
<<piacque...riconciliare a sé, tutte le cose, pacificando col
sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e
quelle nei cieli >> (Col 1, 19-20) La creazione è stata così
rinnovata (cfr. Ap 21, 5), e su di essa, prima sottoposta alla <<
schiavitù >> della morte e della corruzione (cfr. Rm 8, 21), si è effusa
una nuova vita, mentre noi << aspettiamo nuovi cieli e una nuova terra,
nei quali avrà stabile dimora la giustizia>>(2 Pt 3, 13). Così il Padre
<< ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo quanto
nella sua benevolenza aveva in lui prestabilito per realizzarlo nella pienezza
dei tempi: cioè il disegno di ricapitolare in Cristo tutte le cose >> (Ef
1, 9-10).
5.
Queste considerazioni bibliche illuminano meglio il rapporto tra l'agire
umano e l'integrità del creato. Quando si discosta dal disegno di Dio
creatore, l'uomo provoca un disordine che inevitabilmente si ripercuote sul
resto del creato, Se l'uomo non è in pace con Dio, la terra stessa non è in
pace: <<Per questo è in lutto il paese e chiunque vi abita langue,
insieme con gli animali della terra e con gli uccelli del cielo; perfino i pesci
del mare periranno >> ( Os 4, 3).
L'esperienza
di questa << sofferenza >> della terra è comune anche a coloro che
non con dividono la nostra fede in Dio. Stanno, infatti, sotto gli occhi di
tutti le crescenti devastazioni causate nel mondo della natura dal comportamento
di uomini indifferenti alle esigenze recondite, eppure chiaramente avvertibili,
dell'ordine e dell'armonia che lo reggono.
Ci
si chiede, pertanto, con ansia se si possa ancora porre rimedio ai danni
provocati. E' evidente che un'idonea soluzione non può consistere
semplicemente in una migliore gestione, o in un uso meno irrazionale delle
risorse della terra. Pur riconoscendo l'utilità pratica di simili misure,
sembra necessario risalire alle origini e affrontare nel suo insieme la profonda
crisi morale, di cui il degrado ambientale è uno degli aspetti preoccupanti
II.
LA CRISI ECOLOGICA: UN PROBLEMA MORALE
6.
Alcuni elementi della presente crisi ecologica ne rivelano in modo evidente il
carattere morale. Tra essi, in primo luogo, è da annoverare l'applicazione
indiscriminata di processi scientifici e tecnologici. Molte recenti scoperte
hanno arrecato innegabili benefici all'umanità; esse, anzi, manifestano quanto
sia nobile la vocazione dell'uomo a partecipare responsabilmente
all'azione creatrice di Dio nel mondo. Si è, però, costatato che
l’applicazione di talune scoperte nell'ambito industriale ed agricolo produce,
a lungo termine, effetti negativi. Ciò ha messo crudamente in rilievo come ogni
intervento in un'area dell'ecosistema non possa prescindere dal considerare le
sue conseguenze in altre aree e, in generale, sul benessere delle future
generazioni.
Il
graduale esaurimento dello strato di ozono ed il conseguente <<effetto
serra>> effetto hanno ormai raggiunto dimensioni critiche a causa della
crescente diffusione delle industri, delle grandi concentrazioni urbane e dei
consumi energetici. Scarichi
industriali, gas prodotti dalla combustione di carburanti fossili, incontrollata
deforestazione, uso di alcuni tipi di diserbanti, refrigeranti e propellenti:
tutto ciò -com’è noto- nuoce
all’atmosfera ed all'ambiente. Ne sono derivati molteplici cambiamenti
meteorologici ed atmosferici, i cui effetti vanno dai danni alla salute alla
possibile futura sommersione delle terre basse.
Mentre
in alcuni casi il danno forse è ormai irreversibile, in molti altri esso può
ancora essere arrestato. E’ doveroso, pertanto che l'intera comunità umana -
individui, Stati ed Organismi internazionali - assuma seriamente le proprie
responsabilità.
7.
Ma il segno più profondo e più grave delle implicazioni morali, insite nella
questione ecologica, è costituito dalla mancanza di
rispetto per la vita, quale si avverte in molti comportamenti
inquinanti. Spesso le ragioni della produzione prevalgono sulla dignità del
lavoratore e gli interessi
economici vengono prima del bene delle singole persone, se non addirittura di
quello di intere popolazioni. In questi casi, l'inquinamento o la distruzione
dell'ambiente sono frutto di una visione riduttiva e innaturale, che talora
configura un vero e proprio disprezzo dell'uomo.
Parimenti
delicati equilibri ecologici vengono sconvolti per un'incontrollata distruzione
delle specie animali e vegetali o per un incauto sfruttamento delle risorse; e
tutto ciò -giova ricordare- ,
anche se compiuto nel nome del progresso e del benessere, non torna, in effetti,
a vantaggio dell'umanità.
Infine,
non si può non guardare con profonda inquietudine alle formidabili possibilità
della ricerca biologica. Forse non è ancora in grado di misurare i turbamenti
indotti in natura da una indiscriminata manipolazione genetica e dallo sviluppo
sconsiderato di nuove specie di piante e forme di vita animale, per non parlare
di inaccettabili interventi sulle origini della stessa vita umana. A nessuno
sfugge come, in un settore così delicato, l'indifferenza o il rifiuto delle
norme etiche fondamentali portino l'uomo alla soglia stessa dell'auto
distruzione
E'
il rispetto per la vita e, in primo luogo per la dignità della persona umana la
fondamentale norma ispiratrice di un sano progresso economico, industriale e
scientifico.
E'
a tutti evidente la complessità del problema ecologico. Esistono, tuttavia,
alcuni principi basilari che, nel rispetto della legittima autonomia e della
specifica competenza di quanti sono in esso impegnati, possono indirizzare la
ricerca verso idonee e durature soluzioni. Si tratta di principi essenziali per
la costruzione di una società pacifica, la quale non può ignorare né il
rispetto per la vita, né il senso dell'integrità del creato.
III.
ALLA RICERCA DI UNA SOLUZIONE
8.
Teologia, filosofia e scienza concordano nella visione di un universo armonioso,
cioè di un vero << cosmo >>, dotato di una sua integrità e di un
suo interno e dinamico equilibrio. Questo ordine deve essere rispettato:
l'umanità è chiamata ad esplorarlo, a scoprirlo con prudente cautela e a farne
poi uso salvaguardando la sua integrità.
D'altra
parte, la terra è essenzialmente un'eredità comune, i cui frutti devono
essere a beneficio di tutti. <<Dio ha destinato la terra e tutto
quello che essa contiene all'uso di tutti gli uomini e popoli >>, ha
riaffermato il Concilio Vaticano 2° ( Cost. Gaudium et spes, 69). Ciò
ha dirette implicazioni per il nostro problema. E' ingiusto che pochi
privilegiati continuino ad accumulare beni superflui dilapidando
le risorse disponibili, quando moltitudini di persone vivono in
condizioni di miseria, al livello minimo di sostentamento. Ed è ora la stessa
drammatica dimensione del dissesto ecologico ad insegnarci quanto la cupidigia e
l'egoismo, individuali o collettivi, siano contrari
all’ordine del creato, nel quale è inscritta anche la mutua interdipendenza.
9.
I concetti di ordine nell’universo e di eredità comune mettono entrambi in
rilevo che è necessario un sistema di gestione delle risorse della terra
meglio coordinato a livello internazionale.
Le
dimensioni dei problemi ambientali superano, in molti casi, i confini dei
singoli Stati: la loro soluzione, dunque, non può essere trovata unicamente a
livello nazionale. Recentemente sono stati registrati alcuni promettenti passi
verso questa auspicata azione internazionale, ma gli strumenti e gli organismi
esistenti sono ancora inadeguati allo sviluppo di un piano coordinato di
intervento. Ostacoli politici, forme di nazionalismo esagerato ed interessi
economici, per non ricordare che alcuni fattori, rallentano, o addirittura
impediscono la cooperazione internazionale e l'adozione di efficaci iniziative a
lungo termine.
L'asserita
necessità di un'azione concertata a livello internazionale non comporta certo una
diminuzione della responsabilità dei singoli Stati. Questi, infatti,
debbono non solo dare applicazione alle norme approvate insieme con le autorità
di altri Stati, ma anche favorire, al loro interno
un adeguato assetto socio-economico, con particolare attenzione ai
settori più vulnerabili della società. Spetta ad ogni Stato, nell’ambito del
proprio territorio, il compito di prevenire il degrado dell’atmosfera e della
biosfera, controllando attentamente, tra l’altro, gli effetti delle nuove
scoperte tecnologiche o scientifiche, ed offrendo ai propri cittadini la
garanzia di non essere esposti ad agenti inquinanti o a rifiuti tossici. Oggi si
parla sempre più insistemente del diritto ad un ambiente sicuro, come un
diritto che dovrà rientrare in un’aggiornata Carta dei diritti dell’uomo.
IV.
L’URGENZA DI UNA NUOVA SOLIDARIETÀ
10.
La crisi ecologica pone, in evidenza l'urgente necessità morale di una nuova
solidarietà, specialmente nei rapporti fra i Paesi in via di sviluppo e i
Paesi altamente industrializzati. Gli Stati debbono dimostrarsi sempre più
solidali e fra loro complementari nel promuovere lo sviluppo di un ambiente
naturale e sociale pacifico e salubre. Ai Paesi da poco industrializzati, per
esempio, non si può chiedere di applicare alle proprie industrie nascenti certe
norme ambientali restrittive se gli Stati industrializzati non le applicano per
primi al loro interno. Da parte loro, i Paesi in via di industrializzazione non
possono moralmente ripetere gli errori compiuti da altri nel passato,continuando
a danneggiare l'ambiente con prodotti inquinanti, deforestazioni eccessive o
sfruttamento illimitato di risorse
esauribili. In questo stesso contesto è urgente trovare una soluzione al
problema del trattamento e dello smaltimento dei rifiuti tossici.
Nessun
piano, nessuna organizzazione, tuttavia, sarà in grado di operare i cambiamenti
intravisti, se i responsabili delle Nazioni di tutto il mondo non saranno
veramente convinti della assoluta necessità di questa nuova solidarietà, che
la crisi ecologica richiede e che è essenziale per
la pace. Tale esigenza offrirà opportune occasioni per consolidare le
pacifiche relazioni tra gli Stati.
11.
Occorre anche aggiungere che non si otterrà il giusto equilibrio ecologico, se
non saranno affrontate direttamente le forme strutturali di povertà
esistenti nel mondo. Ad esempio, la povertà rurale e la distribuzione della
terra in molti Paesi hanno portato ad un'agricoltura di mera sussistenza e
all'impoverimento dei terreni. Quando la terra non produce più, molti contadini
si trasferiscono in altre zone, incrementando spesso il processo di
deforestazione incontrollata, o si stabiliscono in centri urbani già carenti di
strutture e servizi. Inoltre, alcuni Paesi fortemente indebitati stanno
distruggendo il loro patrimonio naturale con la conseguenza di irrimediabili
squilibri ecologici, pur di ottenere nuovi prodotti di esportazione. Di fronte a
tali situazioni, tuttavia, mettere sotto accusa soltanto i poveri per gli
effetti ambientali negativi da essi provocati, sarebbe un modo inaccettabile di
valutare le responsabilità. Occorre, piuttosto, aiutare i poveri, a cui la
terra è affidata come a tutti gli altri, a superare la loro povertà, e ciò
richiede una coraggiosa riforma delle strutture e nuovi schemi nei rapporti tra
gli Stati e i popoli.
12.
Ma c'è un'altra pericolosa minaccia, che ci sovrasta: la guerra. La
scienza moderna dispone già, purtroppo, delle capacità di modificare
l'ambiente con intenti ostili e tale manomissione potrebbe avere a lunga
scadenza effetti imprevedibili e ancora più gravi. Nonostante che accordi
internazionali proibiscano la guerra chimica, batteriologica e biologica , sta
di fatto che nei laboratori continua la ricerca per lo sviluppo di
nuove armi offensive, capaci di alterare gli equilibri naturali.
Oggi
qualsiasi forma di guerra su scala mondiale causerebbe incalcolabili danni
ecologici. Ma anche guerre locali, pur limitate che siano, non solo distruggono
le vite umane e le strutture della società, ma danneggiano la terra, rovinando
i raccolti e la vegetazione e
avvelenando i terreni e le acque. I sopravvissuti alla guerra si trovano nella
necessità di iniziare
una nuova vita in condizioni naturali molto difficili, che creano a loro
volta situazioni di grave disagio sociale, con conseguenze negative anche di
ordine ambientale. 13. La società odierna non troverà soluzione al problema
ecologico, se non rivedrà seriamente il suo stile di vita.
In molte parti del mondo essa è incline all'edonismo e aI consumismo e
resta indifferente ai danni che ne derivano. Come ho già osservato, la gravità
della situazione ecologica rivela quanto sia profonda la crisi morale dell'uomo.
Se manca il senso del valore della persona e della vita umana, ci si
disinteressa degli altri e della terra. L'austerità, la temperanza,
l’autodisciplina e lo spirito di sacrificio devono informare la vita di ogni
giorno, affinché‚ non si sia costretti da parte di tutti a subire le
conseguenze negative della noncuranza dei pochi.
C'è
dunque l'urgente bisogno di educare alla responsabilità ecologica:
responsabilità verso se stessi; responsabilità verso gli altri; responsabilità
verso l'ambiente. E' un'educazione che non può essere basata semplicemente sul
sentimento o su un indefinito velleitarismo. Il suo fine può non essere né
ideologico né politico, e la sua impostazione no può poggiare sul rifiuto del
mondo moderno o sul vago desiderio di un ritorno al <<paradiso perduto>>.
La vera educazione alla responsabilità comporta un'autentica conversione nel
modo di pensare e nel comportamento. Al riguardo, le Chiese e le altre
Istituzioni religiose, gli Organismi governativi e non governativi, anzi tutti i
componenti della società hanno un preciso ruolo da svolgere. Prima educatrice,
comunque, rimane la famiglia, nella
quale il fanciullo impara a rispettare il prossimo e ad amare la natura.
14,
Non si può trascurare, infine,
il valore estetico del creato. Il contatto con la natura è di per sé
profondamente rigeneratore, come la contemplazione del suo splendore dona pace e
serenità. La Bibbia parla spesso della bontà e della bellezza della creazione
chiamata a dar gloria a Dio ( cfr. ad esempio, Gen 1, 4ss.; Sal 8, 2;
104, 1 ss.; Sap 13, 3-5; Sir 39, 16.33; 43, l.9). Forse più difficile,
ma non meno intensa, può essere la contemplazione delle opere
dell'ingegno umano. Anche le città
possono avere una loro particolare bellezza, che deve spingere le persone a
tutelare l'ambiente circostante. Una buona pianificazione urbana è un aspetto
importante della protezione ambientale, e il rispetto per le caratteristiche
morfologiche della terra è un indispensabile requisito per ogni
insediamento ecologicamente corretto. Non va trascurata, insomma, la
relazione che c’è tra un’adeguata educazione estetica e il mantenimento di
un ambiente sano.
V.
LA QUESTIONE ECOLOGICA: UNA RESPONSABILITÀ DI TUTTI
15.
Oggi la questione ecologica ha assunto tali dimensioni da coinvolgere la
responsabilità di tutti. I vari aspetti di essa, che ho illustrato,
indicano la necessità di sforzi concordati, al fine di stabilire i rispettivi
doveri ed impegni dei singoli, dei popoli, degli Stati e della Comunità
internazionale. Ciò non solo va di pari passo con i tentativi di costruire la
vera pace, ma oggettivamente li conferma e li rafforza . Inserendo la questione
ecologica nel più vasto contesto della causa della pace nella società umana,
ci si rende meglio conto di quanto sia importante prestare attenzione a ciò che
la terra e l'atmosfera ci rivelano: nell'universo esiste un ordine che deve
essere rispettato; la persona umana, dotata della possibilità di libera scelta,
ha una grave responsabilità per la conservazione di questo ordine , anche in
anche in vista del benessere delle generazioni future. La crisi ecologica -
ripeto ancora - è un problema
morale.
Anche
gli uomini e le donne che non hanno
particolari convinzioni religiose, per il senso delle proprie responsabilità
nei confronti del bene comune,conoscono il loro dovere di contribuire al
risanamento dell'ambiente. A maggior ragione, coloro che credono in Dio creatore
e, quindi, sono convinti che nel mondo esiste un ordine ben definito e
finalizzato devono sentirsi chiamati ad occuparsi del problema. I cristiani, in
particolare , avvertono che i loro compiti all'interno del creato, i loro doveri
nei confronti della natura e del Creatore sono parte della loro fede.
Essi, pertanto, sono consapevoli del vasto campo di cooperazione
ecumenica ed interreligiosa che si apre dinanzi loro.
16.
A conclusione di questo Messaggio, desidero rivolgermi ai miei Fratelli e alle
mie Sorelle della Chiesa cattolica per ricordar loro l’importante obbligo di
prendersi cura di tutto il creato. L'impegno del credente per un ambiente sano
nasce direttamente dalla sua fede in Dio creatore, dalla valutazione degli
effetti del peccato originale e dei peccati personali e dalla certezza di essere
stato redento da Cristo. Il rispetto per la vita e per la dignità della persona
umana include anche il rispetto e la cura del creato, che è chiamato ad unirsi
all'uomo per glorificare Dio (cfr. Sal 148 e 96).
San Francesco d'Assisi, che nel 1979 ho proclamato celeste
Patrono dei cultori dell'ecologia (cfr. Lett. Ap. Inter sanctos: AAS 71[1979],
1509 s.), offre ai cristiani l'esempio dell'autentico e pieno rispetto per
l'integrità del creato. Amico dei poveri, amato dalle creature di Dio, egli
invitò tutti -animali, piante, forze naturali, anche fratello Sole. a sorella
Luna- ad onorare e lodare il
Signore. Dal Poverello di Assisi ci viene la testimonianza che, essendo in pace
con Dio, possiamo meglio dedicarci a costruire la pace con
tutto il creato, la quale è inseparabile dalla pace tra i popoli. Auspico che
la sua ispirazione ci aiuti a conservare sempre vivo il senso della
<<fraternità >> con tutte le cose create buone e belle da Dio
onnipotente, e ci ricordi il grave dovere di rispettarle e custodirle con cura,
nel quadro della più vasta e più alta fraternità umana.
Dal Vaticano, 8 dicembre dell'anno 1989.
Giovanni
Paolo 2°
Finalmente
un documento globale sul problema ecologico in occasione della giornata della
pace che la chiesa cattolica celebra la prima domenica di ogni anno. Una sorta,
per usare un termine giuridico, di testo unico ove sono espresse le varie
problematiche morali che coinvolgono gli ampi aspetti della situazione
ecologica.
Il
Papa si preoccupa della formazione di una coscienza ecologica auspicando
che il suo intervento possa servire a tutti anche a quelli che non condividono
le nostre scelte di fede.
Gli
interventi negli ecosistemi, possono minacciare altre aree e comunque
vanno a minacciare le generazioni future. Ozono, effetto serra, consumi
energetici, deforestazione, uso di fitofarmaci, ecc. minacciano in maniera
particolare la stessa vita umana ed un “sano progresso economico,
industriale, scientifico” di una società pacifica non
può fare a meno di considerare “il rispetto della vita ed il senso
dell’integrità del creato”. Ecco che allora diventa anche importante il
diritto dell’uomo anche il diritto di godere un ambiente sano, vivibile,
salubre auspicando che questo possa anche essere scritto in un’eventuale
aggiornamento della Carta dei Diritti dell’Uomo.
Ecologia
anche come solidarietà,
un nuovo modo globale di vedere i vari aspetti, che sono la conseguenza di
squilibri ecologici, dovuti soprattutto nei paesi poveri, alla loro necessità
di sopravvivenza; da qui è necessario rivedere i rapporti tra gli stati stessi.
Anche la guerra e tutto ciò è al suo servizio, come lo studio di armi sempre
più letali e aggressive è causa di profondi danni ecologici, perciò è
necessario che questa società riveda veramente i suoi stili di vita.
E’
perciò impellente il bisogno di educare alla responsabilità ecologica ,
non solo dal punto di vista sentimentale, ma anche come autentico modo di
rivedere i nostri stessi comportamenti alla luce di quanto affermato nella
lettera. Da qui il gusto anche contemplativo del creato destinato a dare
anche sensazione di benessere e di ammirazione.
Tutti
siamo chiamati a dare il nostro contributo nella salvaguardia del creato.
E’ importante ricordare quanto affermato dal Papa il 5.6.86 e cioè il suo personale apprezzamento per chi dimostra amore per la natura e si impegna per la difesa dell’ambiente naturale; nella parte finale della lettera, egli esprime che, se anche chi non crede si sente impegnato nel dare il proprio contributo per il risanamento ambientale, tanto più questo compito di tutela del creato, dovrebbe essere sentito da chi si professa cristiano: quindi per il credente è un obbligo impegnarsi nella difesa di un ambiente sano, obbligo che viene dalla sua stessa fede in Dio Creatore.
G. D.