EOLICO A URBANIA

Per quanto riguarda l’eolico la posizione del WWF, non può che essere a favore, anche se in un recente dossier sulla biodiversità e l’eolico, si sostiene sempre che occorre vedere come e dove.

E’ vero che il WWF ha firmato assieme alla Legambiente e Greenpeace, l’accordo con l’Anev, associazione dei produttori eolici, ma è anche vero, che la prima a tradire l’accordo è stata proprio la Tre Tozzi, che, per Urbania, ha voluto  due impianti vicinissimi, mentre in base all’accordo avrebbero dovuto essere a 10 km di distanza. Quindi i primi a non rispettarlo, sono stati loro.

Non mi si venga poi a parlare della sindrome di Nimby; per favore, non usiamo gli ecologismi, contro gli ecologisti. Qui non si tratta di dire no da noi, poi sì sempre dagli altri, qui si tratta di vedere dove è opportuno e come è opportuno, valutando tutto anche quelle che potrebbero essere scambiate per eventuali illazioni, ma che in realtà non lo sono (i contributi eolici pesano enormemente sulle decisioni). Qui cari signori tutti, si sta intervenendo su uno dei due complessi più belli delle Marche (è la legge regionale a dirlo), quello dell’area del Nerone nella quale ricade anche il Montiego; ci sono diversi vincoli oltre a quello citato: la foresta demaniale, che non si può solo ricondurre agli alberi di alto fusto presenti, ma come sostenuto in una sentenza della Cassazione penale del 2008, che definisce bosco anche tutta la serie contigua arbustiva presente ad esclusione delle parti prative steppose. Il bosco di Mondiego è a tutela integrale, ciò significa che non ci si può neanche andare a tartufo, come invece accade nella foresta demaniale di  monte Vicino.

Inoltre c’è il vincolo paesaggistico, quello idrogeologico, di crinale e si sono dimenticati della CITES B, convenzione internazionale, che tutela le erbe in particolare le orchidee presenti massicciamente in quei monti.

Ancora, una cosa che tutti sottaciono ed è motivo vero del ritardo delle autorizzazioni e della dilazione temporale della consultazione, è che c’è il parere negativo della soprintendenza, lo stesso parere che ha bloccato un impianto pubblico su monte Martello nel maceratese, dove anche lì il WWF si è espresso per il no!

Che dire poi delle ore equivalenti, che nei documenti di febbraio depositati a Sant’Angelo in Vado e che mi hanno permesso di fare in anteprima su tutti, un articolo pubblicato da tutte le testate locali, compreso “Il nuovo Amico”: 2000 ore nei primi documenti depositati, 2300 dichiarate nella riunione pubblica del consiglio comunale di Urbania. 2000 ore sono il minimo conveniente per la realizzazione di questi impianti.

 Eppure dai dati ANEV del 2007, per una potenza installata di 2726 MW c’è stata una produzione di energia di 4300Gwh pari a sole 1577 h equivalenti di funzionamento su tutto il territorio italiano. I dati del GSE (Gestore Servizi Elettrici) per il 2008, pubblicati sulle statistiche, danno il 10% degli impianti a produzione  zero, 1580 h il valore mediano, 32 impianti a 1800-2000 h equivalenti, con una media per impianto pari a sole 1432 ore.

Se si va sul sito della Regione Toscana, sono riportate mappe eoliche che danno, solo per il monte dei Frati condiviso con le Marche, a 1500 m di altezza, 2500 h di funzionamento.

Senza parlare poi dell’impianto eolico di Scanzano (GR) costruito a pochi metri dal castello medievale, dove il comitato oppositore ha vinto sia al TAR che al Consiglio di Stato, rimesso in funzione con uno stratagemma Regionale.

Bene ha fatto Lucarini a informare la gente attraverso questa consultazione, che però tutela solo il sì, mentre un referendum abrogativo avrebbe tutelato anche il no.

Nel primo caso se vincessero i no, cosa accadrebbe? Ben poco dato che l’iter è già avviato, mentre nel secondo caso, il referendum darebbe al sindaco, se vincessero i no, il potere di applicare nel proprio territorio una decisione della sua popolazione.

Tutto questo intervento per una produzione elettrica nazionale da eolico dell’1,4 % dati di Amici della Terra, 2,4% dati ANEV; una irrisorietà che non merita la distruzione dei nostri territori più belli.

D’altra parte la cultura e la tradizione del passato insegnano. Quanti mulini eolici abbiamo avuto in Italia? Sono ancora visibili solo a Marsala, Trapani ed a Orbetello; qualche toponimo è rimasto in Puglia. Quindi la vocazione eolica dell’Italia non c’è; nella disponibilità eolica europea, infatti, è al posto più basso.

Nel passato erano le tecnologie che si adattavano all’ambiente, basta vedere la vasta gamma di aeromotori prodotti; oggi è il territorio che si deve adattare alle tecnologie, che essendo standardizzate, chiedono cime alte e ventose, i nostri monti più belli!!!

Non parliamo poi del fatto che importiamo elettricità dal nucleare francese; lo facciamo perché ci conviene, dato che costa abbastanza poco (rispetto allo scorso anno, ci costa il 38 % in meno, 19-32 euro/Mwh). Siamo stati anche senza importarla e siamo andati avanti comunque senza quella francese, subito dopo la chiusura del reattore autofertilizzante Super Fenix di Creis Maiville dove il 33% era italiano. Segno che il parco elettrico italiano, può tenere i consumi previsti. (Va anche detto che abbiamo ben 18 linee elettriche di collegamento con l’estero, utilizzate per gli interscambi: 4 con la Francia, 9 con la Svizzera, 1 con l’Austria, 2 con la Slovenia, 1 sottomarina con la Grecia, 1 sottomarina con la Corsica). Altra importante considerazione è che il 20 % di elettricità prodotta in Italia, è rinnovabile anche se gran parte è di tipo idroelettrico.

Non possiamo poi implementare i consumi energetici fino all’ossesso, il futuro ce ne chiederà atto; la vera “produzione” energetica ottenibile, è il risparmio o come li definisce Pallante sono i Negawatt. Urbania aveva iniziato bene con la Casa sostenibile, ma a Sant’Angelo in Vado senza questa iniziativa, ci sono due case A, una in legno e l’altra in muratura che consumano meno di 30 kwh/mq/anno. E’ l’attuabile riconversione edile, oggi che il mercato è fermo: la ristrutturazione energetica degli edifici.

Vorrei concludere riprendendo il coinvolgimento dei cittadini. Sì, la consultazione permette l’informazione, ma è anche e  giusto attivare tutti quei meccanismi che le leggi attuali, hanno per migliorare la partecipazione dei cittadini, al fine di coinvolgerli nella gestione del loro territorio.

Alle cosiddette Conferenze dei Servizi, relative all’iter autorizzativo dei progetti, possono partecipare tutti i cittadini che hanno un pregiudizio diretto dalla realizzazione, espropriandi, confinanti, dirimpettai, ecc.; poi i portatori di interessi diffusi, i comitati locali organizzati, infine i portatori di interessi collettivi, le associazioni riconosciute ufficialmente a livello regionale o nazionale.

Certo, non è far partecipare tutti i cittadini, ma sarebbe un gran passo chiedere il rispetto delle attuali leggi in tal senso. Oggi, come associazioni ambientali, si riesce a partecipare senza difficoltà alle CdS dei sportelli comunali SUAP, si riesce a partecipare in regione, anche se qui non pubblicano puntualmente tutte le conferenze dei servizi sul sito, ma solo gli avvii dei procedimenti. In provincia, governata per la maggior parte da un partito che si definisce democratico, è lo zoccolo duro della questione; qui i dirigenti di diversi uffici, sostenuti dai politici di turno, non vogliono la presenza dei cittadini: la negano assurdamente. Sono questi, legati tenacemente alle loro poltrone, dipinti di proletariato, l’aspetto più deleterio della questione.

Diversi assessori hanno promesso di intervenire in tal senso; restiamo in attesa!!!

Sant’Angelo in Vado 25.11.09

Giuseppe Dini

Referente settore energia

WWF Marche

Per scaricare le Diapositive presentate per il Comitato del NO Eolico ad Urbania, in formato pdf, puoi cliccare sull'immagine; 8,9 Mb

AMBIENTE