L’ ACQUA E’ UN BENE DI TUTTI NON PRIVATIZZIAMOLA
Ad Urbania, presso la sala Volponi, giovedì 27 ottobre alle ore 21, si è tenuta una interessante assemblea pubblica, promossa dall’associazione provinciale “Accadueò” affiliata a “Contratto Mondiale dell’Acqua”. Numerosi i presenti, compresi amministratori locali e provinciali.
Perché parlare di Acqua? La preoccupazione sorge per la crescente tendenza alla privatizzazione di questo bene essenziale, che deve continuare ad essere un bene comune, non una merce.
Mentre l’acqua dolce sulla terra rappresenta solo il 3% di tutta l’acqua, bene non rinnovabile, solo lo 0,25 % è la percentuale effettivamente utilizzabile. Grandi multinazionali si stanno spartendo nel mondo questa grande risorsa naturale e destinata a tutti; la pressione che fanno è così intensa da aver fatto cambiare il senso giuridico dell’acqua: da bene necessario, indispensabile per tutti, a bisogno e come tale da essere pagato e mercificato.
Lo scopo dell’associazione “Accadueò” è quello di mettere in evidenza come anche nel nostro territorio si assiste alla spartizione da parte delle società cui la maggior parte dei comuni hanno aderito: Aset di Fano, Megas, controllata per il 36 % dalla provincia e dai maggiori comuni dell’entroterra metaurense, Aspes evoluzione della municipalizzata di Pesaro il cui 24% è stato acquistato da Hera s.p.a. e Hera Rimini srl che è una delle tanti ramificazioni di Hera s.p.a.. Due piccoli e coraggiosi comuni continuano a gestire in proprio i loro acquedotti: Montecopiolo e Maiolo. A volere l’organizzazione di tutto il territorio in Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) è stata la legge n.36/1994 cosiddetta legge Galli. Ma in Italia sono diversi i comuni che hanno rifiutato la privatizzazione delle proprie risorse idriche: oltre 300 hanno aderito alla iniziale protesta di Granaglione, paesino toscano e ben 400 comuni aderiscono al manifesto promosso da alcune amministrazioni comunali lombarde.
Cosa si chiede a tutti i comuni della nostra provincia. Impegnarsi a ridurre gli sprechi differenziando le tariffe ed eliminando il minimo fisso di consumo che non consente l’attuazione di risparmi. Garantire a tutti acqua di buona qualità senza trascurare l’impatto ambientale del prelievo e della depurazione. Impegnarsi a risanare gli acquedotti e le falde inquinate. Responsabilizzare cittadini, agricoltori e industriali all’uso corretto dell’acqua con campagne sensibilizzatici e controlli adeguati. Va detto che un italiano medio consuma intorno ai 220 litri di acqua al giorno, l’agricoltura assorbe il 50 % della risorsa idrica, l’industria potrebbe dimezzare i suoi consumi.
Infine “Accadueò” chiede espressamente di interrompere le procedure in atto per la costituzione di una unica società provinciale al cui interno siano presenti soci privati (Hera spa), che influirebbero pesantemente: si tratta in sostanza di una gestione cosiddetta in “hause”.
La diversa tipologia di acque alimentari a nostra disposizione, acque potabili, potabili in bottiglia, di sorgente (quella dei bottiglioni da 18 litri), minerale, “ultrafiltrata” (venduta per i bambini) rivelano chiaramente l’attacco del privato a questa importante risorsa. Sta a noi cittadini interessarci dell’utilizzo futuro di questa risorsa.
Anche i
vescovi cattolici si sono interessati a questa importante risorsa nel messaggio
dedicato alla giornata del ringraziamento del 2003: “La distribuzione idrica,
non potrà essere regolata solo dall’efficienza, ma soprattutto da una
solidarietà efficiente, capace di futuro ed ambientalmente consapevole”.
Sant’Angelo
in Vado 28.10.05
Giuseppe Dini