Si è chiusa la stagione di caccia.

 

Con la chiusura della caccia le prime stime da fare sono quelle che appaiono normalmente nei nostri quotidiani: sono soprattutto gli incidenti che questa attività “sportiva”, macina ogni anno. Ecco quindi emergere dati che dovrebbero allarmare tutta l’opinione pubblica nazionale; le cifre  raccontano non solo di incidenti di caccia dovuti ad errori ed imperizie dei cacciatori, anche episodi in cui cacciatori hanno subito infarti o malori nel corso dell'attività venatoria: 55 morti tra i cacciatori più 2 tra gente comune, 77 feriti più 21 tra i non cacciatori. Una stima che appare soprattutto come bollettino di guerra e, con debiti rapporti di tempo, va oltre 6 volte gli stessi incidenti sul lavoro. Tutto ciò mette in evidenza quanto siano superficiali in fatto di sicurezza, i regolamenti che consentono a persone con evidenti problemi fisici di poter utilizzare un'arma pericolosa non solo per gli animali, ma anche per gli uomini (ad esempio da noi non si riporta  l’obbligo di lenti nella licenza di caccia). Va detto che la maggior parte degli incidenti mortali, non sono che omicidi colposi dovuti per imperizia, negligenza, colpa grave.

Anche il nostro territorio non è stato indenne a queste che vengono definite fatalità, ma dovrebbero essere chiamate vere e proprie mancanze di sicurezza. Che dire dei fenomeni di bracconaggio, ben conosciuti per la cui repressione si fa ben poco o dell'uso spensierato che si fa di carabine che dovrebbero essere usate ad una gittata e mezzo dalle abitazioni (ci sono fucili che hanno un tiro utile oltre 3 km).

Il WWF nel tentare di dare un contributo con le proprie guardie faunistiche ambientali operanti nel territorio provinciale, assieme alle altre associazioni naturalistiche, ha evidenziato in un incontro con il prefetto, come in tutta l'area provinciale sia deficitario proprio il controllo e la vigilanza, in particolare nelle zone interne e montane.

D’altra parte non bisogna dimenticare i circa 11.500 cacciatori presenti sul nostro territorio ed il peso politico elettivo che hanno. Ecco che allora per loro si fa di tutto. Nel 2001 il WWF presentò al TAR il ricorso per la caccia in deroga allo storno, ricorso che vinse però a caccia finita: una vittoria inefficace, ma altrettanto inutile è stato il ricorso al Consiglio di Stato a questa sentenza, promosso dalla Provincia di Pesaro Urbino, ricorso perso e respinto alla fine del luglio 2007; pensiamo a chi paga le spese.

D’altra parte non è nuovo, che diversi uffici della provincia non abbiano un vero e proprio idillio  con  il WWF e le associazioni ambientaliste; l’ufficio caccia non mai ha risposto alle nostre denunce in merito agli appostamenti; la loro linea è che l’autorizzazione è solo di tipo venatorio, poco importa se rientrano nell’ambito paesaggistico o all’interno degli alvei fluviali, controlli che altri uffici della stessa provincia effettuano per l’applicazione dei piani regolatori comunali. D’altra parte sostengono, che le guardie volontarie non essendo polizia giudiziaria non abbiano alcun bisogno di risposte, dimenticandosi però che sono pubblici ufficiali prima e poi  cittadini ai quali devono proprio dare dei riscontri.

Non va dimenticato l'invito dell'ufficio affari istituzionali della Provincia, a non effettuare il corso per guardie ecologiche promosso dal WWF ed in fase di svolgimento. In tal caso una presa di posizione eccessiva, per una attività non esclusiva della provincia, che non considera la possibilità che hanno le associazioni ambientali riconosciute di formare i cittadini e soci. La cosa è stata malamente digerita da parte dell'istituzione, da non partecipare nemmeno con alcuni relatori, nonostante invitati.

Il pessimo rapporto di questa provincia con le associazioni ambientaliste si è  evidenziato con la denuncia dei responsabili di una nota associazione ambientale; le associazioni naturalistiche non sono convocate quasi mai agli incontri sulla vigilanza e sui temi venatori.

Critichiamo fortemente l'apertura delle oasi di protezione per i cinghialai come è avvenuto a Borgo Pace e Sant'Angelo in Vado, i disastrosi interventi sui fiumi, la gestione delle ZPS con l'esempio dell'area del Bucine dove la strada è stata allargata senza la prevista valutazione di incidenza.

Fra l’altro, a mettere in evidenze soprattutto le problematiche di tipo venatorio, c'è una recente richiesta di alcuni consiglieri provinciali, di discutere su ben 10 punti inerenti la caccia al cinghiale, che ci piacerebbe venisse diffusa pubblicamente.

Crediamo che questa provincia debba cambiare la propria politica ambientale e venatoria.

 Per noi semplici cittadini vale la pena sottolineare la necessità di non delegare nessuno in campo ecologico e di impegnarsi maggiormente nella tutela del nostro ambiente, non destinato ad essere sfruttato da pochi, ma utilizzabile da tutti e soprattutto da custodire per le generazioni future.

 

S.Angelo in Vado 2.3.08

Vittorio Palazzini Presidente WWF Marche

Giuseppe Dini Coordinatore Guardie Giurate WWF Marche

 

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