I CARE AND YOU? Mi interessa  e a te?

Si può andare in Africa e ritornare cambiati?

E’ quello che è successo a 9 connazionali, la famiglia Piai, Maria Grazia, Michele di Sant’Angelo in Vado, Piergiorgio di Urbania e tre giovani comaschi, che si sono recati in Africa , in Zambia presso la parrocchia di Kafue, ospiti di don Antonio Novazzi prete della diocesi di Milano e lì in missione da 10 anni.

I nostri vadesi giovedì sera, presso i locali delle Acli, hanno raccontato e presentato la loro esperienza africana di tre settimane.

Attraverso le foto e filmati realizzati nella loro vacanza-lavoro hanno mostrato ciò che hanno visto, vissuto e percepito in quella terra africana, belle e suggestive le immagini, piene sempre di bambini gioiosi e curiosi come solo possono esserlo a quell’età.

I bambini orfani fino a poco tempo fa erano assorbiti dal nucleo famigliare più ampio, ma oggi a causa dell’AIDS stanno notevolmente aumentando, così ci racconta Ezio.

Là lo stipendio medio mensile è di circa 40 € e la benzina costa esattamente come da noi e la vita media è di 40 anni, perchè li si muore delle malattie della povertà: AIDS, tubercolosi, malaria.

La messa è vissuta in maniera ampia; cantano benissimo, con un senso musicale eccezionale che li permette di pregare cantando e ballando; canto e ballo sono dentro di loro e tutto il corpo è così in preghiera; poco importa se restano in quella che tenta di essere una chiesa e che assomiglia ad una baracca, anche oltre due ore o più.

La Chiesa cattolica in Zambia è giovanissima, solo 100 anni di evangelizzazione.

Una esperienza che si può sì raccontare, ma che prima di tutto si deve vivere attraverso i proprio occhi. E si torna arricchiti anche se là si vive con niente. La sensazione comunque che si respira e che la povertà permette di avere pensieri buoni; fra l’altro si trova il modo più accattivante per gustare anche il tempo: serenità, tranquillità, scanditi da un comune porgerti la mano e chiederti “Come stai” anche se sei un estraneo. “Tutto ciò ci ha fatto abbandonare almeno per le il tempo che siamo stati in Zambia, la mentalità occidentale, frenetica e convulsa” soggiunge Ezio, che parla a nome del gruppo.

Nella zona della parrocchia di Kafue c’è sia l’acqua che la corrente elettrica che proviene dalla diga di Karibe, anche se soggette a frequenti disservizi, a causa della pessima manutenzione.

Su 10 milioni di abitanti gli orfani sono 600.000 e un obbiettivo di don Antonio è di realizzare una serie di orfanotrofi condotti da famiglie e vedove disponibili a condurre questa esperienza. Il lavoro dei 9 viaggiatori è servito anche a dare un contributo effettivo alla realizzazione di una scuola. “Abbiamo fatto di tutto, dall’imbianchino all’elettricista, dall’idraulico al meccanico e sempre cercando di rimediare col poco” racconta entusiasta Michele.

C’è stata anche l’occasione per visitare il parco del Botswana con elefanti, leoni, scimmie impala, coccodrilli e le meravigliose cascate Vittoria.

Nove diverse le motivazioni della partenza, ma una in comune: quella di ritornarci!

Questo è quello che viene chiamato “mal d’Africa”.

Sant'Angelo in Vado 22.10.05

Giuseppe Dini

Archivio