“La carità nella verità”

Analisi ecologica dell’enciclica papale.

 

Diversi i commenti a questa enciclica di Benedetto 16°; c’è chi ne fa una analisi dettagliata punto per punto, chi ne trae un elogio alla scelte finanziarie, chi la esprime come innovativa per le scelte in merito al ruolo della globalizzazione oggi, chi inneggia al ruolo teologico; basta cercare nel web per avere anche risposte accreditate.

Qui, mi limiterò, da cristiano credente, ambientalista convinto da vecchia data, a cercare di proporre qualche contributo in riferimento all’ecologia, mai come oggi sempre più evidente, soprattutto per la necessità di interventi immediati a tutela dell’intera umanità.

Ad una lettura globale il termine “ecologia” è citato più volte, nell’enciclica papale, quasi giustamente come una necessità che pervada, tutti gli atteggiamenti umani. Il capitolo quarto “Sviluppo dei popoli, diritti e doveri, ambiente” ed in particolare il paragrafo 48, parlano di “rapporto dell’uomo con l’ambiente naturale”. Altri paragrafi dedicati alla tecnologia e all’agricoltura contengono espressioni importati del grande campo dell’ecologia.

Inizierò proprio da quest’ultima, dal paragrafo 27; è opportuno comunque invitare alla attenta lettura del documento, per vedere i contesti, capirne le citazioni ed i collegamenti. Nel riportare parti del documento, mi limiterò allo stretto necessario, a motivo anche delle limitazioni che indicherò a fine di questo mio intervento.

Nel paragrafo citato si sostiene  di investire fra l’altro “in innovazione e diffusione di tecniche agricole appropriate capaci  cioè di utilizzare al meglio le risorse umane, naturali e socioeconomiche, in modo da garantire la loro sostenibilità anche nel lungo periodo”; “potrebbe risultare utile considerare le nuove frontiere che vengono aperte da un corretto impiego delle tecniche di produzione agricola tradizionali e di quelle innovative”.

E’ un timido riferimento all’uso del OGM. Va considerato che a maggio di quest’anno la Pontificia Accademia delle Scienze, ha indetto proprio un congresso sugli OGM e biotecnologie, senza un minimo di contraddittorio. C’è la propensione proprio per scegliere queste soluzioni a motivo del loro possibile utilizzo a sfamare il mondo.

Diversa la proposta del suo predecessore che sostiene: “Le scienze e le biotecnologie continuano ad avere nuovi campi di applicazione, ma pongono allo stesso momento il problema dei limiti da non oltrepassare, se vogliamo salvaguardare la dignità, la responsabilità e la sicurezza delle persone” Giovanni Paolo 2° 10.1.2000.

Non si analizza il 40% di sovrapproduzione alimentare, che si ha nel mondo e destinata solo a intrallazzi economici. Né si interviene sul fatto che le stesse proprietà naturali di piante e animali, frutto di consecutivi brevetti, siano di tutta l’umanità e non di poche multinazionali, che speculando sui loro risultati, ne vincolano non solo la produzione, ma tutta la filiera di mantenimento; si pensi ai semi ogm, trattati con particolari sostanze, che hanno bisogno di pesticidi specifici, prodotti dalla stessa ditta ed il conseguente legame obbligato che impone l’acquisto dei successivi semi, spesso aumentati nel prezzo.

“E’ necessario pertanto che maturi una coscienza solidale che consideri l’alimentazione e l’accesso all’acqua come diritti universali di tutti gli esseri umani senza distinzioni né discriminazioni”. Una affermazione importante, che è sostenuta solo da piani finanziari ispirati alla solidarietà. Nulla per quanto riguarda la decisione internazionale di aver trasformato l’acqua in un “bisogno” ed in quanto tale da pagare in tutte le sue trasformazioni, rispetto al “diritto/ necessita” di avere un minimo garantito per tutti. “L'accaparramento delle risorse, specialmente dell'acqua, può provocare gravi conflitti tra le popolazioni coinvolte”(par. 51); nulla sulle guerre in atto per quello che viene definito “l’oro blu”; nulla sulle immense speculazioni prodotte nel settore acqua, da multinazionali, il cui scopo è cercare solo il guadagno fine a se stesso.

Mi pare importante l’affermazione del grande bioeconomista Herman Daly “Se si intendesse aiutare seriamente i poveri, si dovrebbe fronteggiare il problema morale della ridistribuzione [delle risorse n.d.r.] e cessare di nasconderlo dietro la crescita globale”.

Siamo nel capitolo quarto dedicato all’ambiente e nel paragrafo 44, il Papa sostiene, a proposito dell’aumento della popolazione, ciò che ha sostenuto nel suo viaggio in Africa “L’educazione sessuale non si può ridurre a un’istruzione tecnica  con l’unica preoccupazione di difendere gli interessati da eventuali contagi o dal rischio procreativo”.

Diversa la posizione del suo predecessore: “La Chiesa è consapevole della complessità del problema che va affrontato senza indugio, tenendo conto, tuttavia, delle situazioni regionali diversificate e talora persino di opposto segno: esistono paesi con forte tasso di incremento demografico e altri che si avviano verso una involuzione senile. E sono spesso questi ultimi, con i loro consumi, i maggiori responsabili del degrado ambientale”. G P 2° 23.11.1991.

Sono contenuti richiami all’apertura responsabile verso la vita, alla promozione della centralità della famiglia.

Nel paragrafo 45 nel sostenere che “L’economia ha bisogno dell’etica per il suo corretto funzionamento” il Papa parla dei fondi etici, microcredito, microfinanza, anche se riconosce un certo abuso del termine etico al quale non bisogna ricorrere in modo ideologicamente discriminatorio. Sarebbe stato importante fare riferimento al quelle banche che investono in armi, al debito che coinvolge i paesi del terzo mondo, al fenomeno del consumismo; basterebbe leggere il paragrafo 36 della Centesimus Annus di G P 2°, per valutarne la visione più ampia, anche se più volte il Benedetto 16°, parla di cambiare gli stili di vita (par. 51) o anche della necessità da parte dei consumatori, della consapevolezza della scelta morale fatta con l’acquisto e della loro responsabilità sociale (par. 66).

Il paragrafo 48 è dedicato, all’ambiente e vi si sostiene: “Nella natura il credente riconosce il meraviglioso risultato dell’intervento creativo di Dio  che l’uomo può responsabilmente utilizzare per soddisfare i suoi legittimi bisogni -materiali e immateriali- nel rispetto degli intrinsechi equilibri del creato stesso. Se tale visione viene meno, l’uomo finisce per considerare la natura un tabù intoccabile o, al contrario, per abusarne.”

 Qui l’intervento papale è dedicato in maniera più che evidente al solo timore di atteggiamenti neopanteistici, che appartenevano al passato degli anni ’80, ma che a mio avviso sono qui riportati in maniera esclusiva, preoccupante; a parte il fatto che non si approfondisce l’altro aspetto,  quello dell’abuso, paragonare chi cura e ama la terra, con chi l’aggredisce mettendo non solo a rischio le risorse, ma anche la stessa vita umana, mi sembra veramente eccessivo.

La struttura ecclesiastica, in generale, rivela qui le sue paure ed il sua scarsa voce profetica; molto impegnata a difendere giustamente la vita all’inizio e alla fine, non sa dire granché della difesa della vita durante la sua percorrenza terrena. Un esempio tra tutti lo prendiamo in Italia, a Taranto. Qui le acciaierie Ilva emettono il 92% di diossina di tutta la nazione, eppure mons. Benigno Papa l’arcivescovo,  ringrazia il proprietario, condannato in secondo grado per mancanze sulla sicurezza (in 14 anni sono morti 42 operai), per aver ristrutturato la chiesa del quartiere, ma non interviene sull’inquinamento che i suoi abitanti subiscono, colpiti da diffuse neoplasie, che minano la loro salute e la loro stessa vita.

Giovanni Paolo 2° il 5 giugno 1986 esprimeva: “La protezione dell’ambiente è anche una questione etica a motivo delle forme recenti assunte dallo sviluppo che non tiene in dovuta considerazione l’uomo e le sue esigenze.” Nel messaggio sul Creato del 1990 aggiunge: “Ogni intervento in un’area dell’ecosistema non può prescindere dal considerare le sue conseguenze in altre aree e, in generale, sul benessere delle future generazioni”. “E’ il rispetto per la vita e, in primo luogo, per la dignità della persona umana la fondamentale norma ispiratrice di un sano progresso economico e scientifico”.

Una morale quindi da affrontare e non da rigettare; e chi la deve proporre se non il Pastore della sua Chiesa?

Noto sempre più, una struttura ecclesiastica ancorata al potere ed al denaro, che sta perdendo via via, il suo vero senso pastorale e che è sempre più distaccata da noi persone comuni. Basta leggere la fitta bibliografia, che si è sviluppata su questo tema nel gli ultimi tempi.

Fortunatamente la Chiesa è costituita anche da laici, che vivendo a pieno il ruolo profetico ricevuto con il battesimo, si stano impegnando molto nella tutela dell’ambiente come difesa della salute e della vita dell’uomo, in tutti i suoi aspetti. Sono numerosissime in oriente, le associazioni ambientali confessionali, nate dopo l’abbattimento del muro di Berlino, che si occupano di questi aspetti.

Ci sono comunque interventi interessanti proposti in Italia dalla stessa CEI, quale la giornata del creato di settembre, quest’anno dedicata alla tutela  dell’aria, ma queste iniziative rimangono ancora circoscritte a poche parrocchie e poche diocesi; d’altra parte se le paure sono quelle affermate, non sono molti i vescovi ed i parroci che riescono ad essere propositivi in tal senso.

Il Papa continua la sua analisi (par.49), parlando della problematiche energetiche, dove si assiste all’accaparramento di risorse da parte di stati, imprese, impedendo così lo sviluppo dei paesi più poveri. E qui è necessario ed urgente ritrovare una rinnovata solidarietà morale.

Nel paragrafo 50 propone “All’uomo è lecito esercitare un governo responsabile sulla natura per custodirla metterla a profitto e coltivarla  anche in forme nuove e con tecnologie avanzate in modo che possa degnamente accogliere e nutrire la popolazione che vi abita”…

 “Dobbiamo però avvertire come dovere gravissimo quello di consegnare la terra alle nuove generazioni in uno stato tale che anch’esse possano degnamente abitarla e ulteriormente coltivarla.” Infine un riferimento alle problematiche climatiche, per le quali si auspica un’azione congiunta di tutti i responsabili internazionali.

Il paragrafo 51 quello degli stili di vita, contiene una affermazione importante: “La Chiesa ha una responsabilità per il creato e deve far valere questa responsabilità anche in pubblico. E facendolo deve difendere non solo la terra, l’acqua e l’aria come doni della creazione appartenenti a tutti. Deve proteggere soprattutto l’uomo contro la distruzione di se stesso”.

Nel capitolo sesto dedicato alla tecnica, il paragrafo 73 contiene affermazioni che molti blogger stanno discutendo: “I mezzi di comunicazione sociale non favoriscono la libertà né globalizzano lo sviluppo e la democrazia per tutti, semplicemente perché moltiplicano la possibilità di interconnessione e di circolazione delle idee”. Strana affermazione questa; se si vuole mettere in guardia sugli abusi che la rete web comporta, credo che questo intervento ben poco si addica; se pensiamo all’Italia, la vera informazione completa in questo momento, è purtroppo recepibile solo in rete.

In conclusione vorrei mettere in evidenza il Copyright della Libreria Editrice Vaticana su questi interventi ecclesiastici. Penso che questa misura sia eccessiva e legata al solo accaparramento di denaro; lo stesso Vittorio Missori metteva in luce, il rischio della simonia. Resta il fatto che queste affermazioni papali sono o dovrebbero essere ispirate dallo Spirito che “gratuitamente dona e gratuitamente devono esser donate(Angelus del 23 Dicembre 2007). Un esempio ci viene anche da Gesù, che quando altri scacciavano i demoni in suo nome rispose ai suoi apostoli, di lasciarli fare “perché chi non è contro di me, è con me”. Eppure Lui aveva tutti i “diritti di autore” per poterlo fare.

Per il momento il riferimento per i  cristiani in merito all’ecologia, è quello del 1990 “Pace con Dio Creatore, Pace con tutto il creato”; restiamo in attesa del nuovo messaggio del 2010, “Se vuoi coltivare la Pace, custodisci il creato”, che uscirà in occasione del convegno mondiale di Copenhagen, dedicato alle variazioni climatiche.

Tutto questo non per sentore o spirito di rivalsa, né per ribellione, ma per “carità nella verità”.

 

Sant’Angelo in Vado 09/08/2009

Giuseppe Dini