Messaggio di Benedetto 16° per la giornata Mondiale della Pace 2010

Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato.

Non è la prima volta che la Chiesa parla di creato o per dirla in maniera più laica di ambiente; Giovanni Paolo 2° lo fece tantissime volte da produrre una fitta bibliografia sul tema e da cogliere ogni occasione ufficiale per riparlarne.

La chiesa Cattolica ha istituito dal 2006, la prima domenica di settembre come giornata del creato, invitando per tutto il mese ad effettuare iniziative: quest’anno in particolare l’intervento è stato dedicato alla tutela dell’aria.

Oggi che lo stato della salute della Terra, è compromesso dal suo scriteriato sfruttamento, evidente e riconosciuto anche dalla scienza ufficiale, la Chiesa non può fare a meno di parlarne.

Lo stesso Papa Ratzinger, all’inizio del suo pontificato, sottolineava dal santuario di Manoppello il primo settembre 2006, Ci aiuti la Madre del Creatore a rispettare anche la natura, grande dono di Dio che qui possiamo ammirare guardando le stupende montagne che ci circondano. Questo dono, però, è sempre più esposto a seri rischi di degrado ambientale e va pertanto difeso e tutelato. Si tratta di un’urgenza che, … è opportunamente posta in evidenza dalla Giornata di riflessione e di preghiera per la salvaguardia del creato, che proprio oggi viene celebrata dalla Chiesa in Italia.”

Nella sua enciclica “Carità nella Verità”, il termine “ecologia” è citato più volte, quasi giustamente come una necessità che pervada, tutti gli atteggiamenti umani. Il capitolo quarto “Sviluppo dei popoli, diritti e doveri, ambiente” ed in particolare il paragrafo 48, parlano di “rapporto dell’uomo con l’ambiente naturale”. Altri paragrafi dedicati alla tecnologia e all’agricoltura contengono espressioni importati del grande campo dell’ecologia.

 

ü                        Sull’alimentazione: “E’ necessario pertanto che maturi una coscienza solidale che consideri l’alimentazione e l’accesso all’acqua come diritti universali di tutti gli esseri umani senza distinzioni né discriminazioni” “L'accaparramento delle risorse, specialmente dell'acqua, può provocare gravi conflitti tra le popolazioni coinvolte”.

ü                        Sull’economia che “ha bisogno dell’etica per il suo corretto funzionamento” il Papa aggiunge dei fondi etici, del microcredito, della microfinanza.

ü                        Sull’ambiente che proprio al paragrafo 48 sostiene: “Nella natura il credente riconosce il meraviglioso risultato dell’intervento creativo di Dio  che l’uomo può responsabilmente utilizzare per soddisfare i suoi legittimi bisogni -materiali e immateriali- nel rispetto degli intrinsechi equilibri del creato stesso. Se tale visione viene meno, l’uomo finisce per considerare la natura un tabù intoccabile o, al contrario, per abusarne.”

ü                        Sul custodire la natura: All’uomo è lecito esercitare un governo responsabile sulla natura per custodirla metterla a profitto e coltivarla …in modo che possa degnamente accogliere e nutrire la popolazione che vi abita”…

“Dobbiamo però avvertire come dovere gravissimo quello di consegnare la terra alle nuove generazioni in uno stato tale che anch’esse possano degnamente abitarla e ulteriormente coltivarla.”

ü                        Sugli stili di vita: “La Chiesa ha una responsabilità per il creato e deve far valere questa responsabilità anche in pubblico. E facendolo deve difendere non solo la terra, l’acqua e l’aria come doni della creazione appartenenti a tutti. Deve proteggere soprattutto l’uomo contro la distruzione di se stesso”.

 

“Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato” è il tema del messaggio papale; usando il “tu” il Papa si rivolge direttamente a tutti, invitando caldamente ad un coinvolgimento diretto di ciascuna persona.

Scrive: “Se, infatti, a causa della crudeltà dell’uomo sull’uomo, numerose sono le minacce che incombono sulla pace e sull’autentico sviluppo umano integrale…, non meno preoccupanti sono le minacce originate dalla noncuranza – se non addirittura dall’abuso – nei confronti della terra e dei beni naturali che Dio ha elargito.

Per tale motivo è indispensabile che l’umanità rinnovi e rafforzi «quell’alleanza tra essere umano e ambiente, che deve essere specchio dell’amore creatore di Dio, dal quale proveniamo e verso il quale siamo in cammino»”.

Quindi noncuranza e soprattutto abuso, sottolineo, chiedono una nuova riconciliazione con il creato e attraverso questo con il Creatore.

Un Creato che viene dato anche per estasiarci della sua magnificenza, delle sue bellezze. Papa Ratzinger detta: “Contemplare la bellezza del creato è stimolo a riconoscere l’amore del Creatore, quell’Amore che «move il sole e l’altre stelle»”.

Godere delle bellezze della natura, è un tema più volte trattato anche dal suo predecessore Giovanni Paolo 2°, a cui Benedetto 16° fa molto spesso riferimento, anche in questo stesso messaggio. Occorre  dire che Papa Wojtyla  già nel 1990 proprio in occasione della giornata mondiale per la Pace scrisse dello stesso tema, col titolo “Pace con Dio Creatore, pace con tutto il creato”.

Direi che pur dopo 20 anni di distanza, rimane l’opera del magistero papale che più di tutte le altre si addice ad una vera formazione ecclesiale, di tipo ambientale e sociale.

Ratzinger attraverso Wojtyla aggiunge che la “coscienza ecologica «non deve essere mortificata, ma anzi favorita, in modo che si sviluppi e maturi, trovando adeguata espressione in programmi ed iniziative concrete»”, che il problema ecologico non riguarda solo gli aspetti di inquinamento di rifiuti, ma occorre valutare una ecologia che deve considerare tutti gli aspetti sociali di vaste dimensioni, coinvolti; insomma una ecologia , a me piace dire a 360 gradi.

Quindi è con coerenza, che la Chiesa, «esperta in umanità», si premunisce di richiamare con forza, l’attenzione sulla relazione tra il Creatore, l’essere umano e il creato, richiamando con urgenza, la «necessità morale di una nuova solidarietà».

“Fenomeni quali i cambiamenti climatici, la desertificazione, il degrado e la perdita di produttività di vaste aree agricole, l’inquinamento dei fiumi e delle falde acquifere, la perdita della biodiversità, l’aumento di eventi naturali estremi, il disboscamento delle aree equatoriali e tropicali” non devono trovarci indifferenti”.

A questi problemi il Papa aggiunge anche il fenomeno dei «profughi ambientali»: persone che, a causa del degrado dell’ambiente in cui vivono, lo devono abbandonare, per avere un minimo di sostentamento vitale.

C’è un invito ad un profondo rinnovamento culturale, al fine di riscoprire quei valori fondamentali, che permettano di realizzare un futuro migliore per tutti, avendo una visione ampia di tutte le questioni collegate.

Abbiamo distorto il compito che ci è stato dato di dominare sulle risorse terrene, non in maniera assoluta, trascurando quello vero a cui siamo chiamati dal primo libro biblico la Genesi, di coltivatori e custodi  della terra. Il custode sa usare con parsimonia i frutti della sua coltivazione ed è attento affinché la resa del giardino sia disponibile per tutti.

Le risorse della Terra appartengono a tutti e dovrebbero essere disponibili per tutti; oggi il 15% della popolazione mondiale ha o utilizza l’80% delle risorse. E’ uno squilibrio evidente, non sorretto da progetti politici lungimiranti, dove miopi interessi economici si trasformano in una vera minaccia per l’ambiente. Ci dimentichiamo che “ogni decisione economica ha una conseguenza di carattere morale” e “della solidarietà dovuta a quanti abitano le regioni più povere della terra e alle future generazioni”. . “Fra le cause dell’attuale crisi ecologica, la responsabilità storica è dei nostri Paesi industrializzati”.

Quindi il Papa aggiunge: “E’ necessario che le società tecnologicamente avanzate siano disposte a favorire comportamenti improntati alla sobrietà, diminuendo il proprio fabbisogno di energia e migliorando le condizioni del suo utilizzo. Al tempo stesso, occorre promuovere la ricerca e l’applicazione di energie di minore impatto ambientale e la « ridistribuzione planetaria delle risorse energetiche, in modo che anche i Paesi che ne sono privi possano accedervi»”.

La «nuova solidarietà», di Papa Wojtyla e la «solidarietà globale» di Papa Ratzinger devono essenzialmente orientare tutti per l’impegno alla tutela del creato, anche attraverso un sistema di gestione delle risorse della terra, meglio coordinato a livello internazionale, soprattutto a motivo della emergente, forte interrelazione che esiste tra la lotta al degrado ambientale e la promozione dello sviluppo umano integrale.

Benedetto 16° sostiene: “Occorre incoraggiare le ricerche volte ad individuare le modalità più efficaci per sfruttare la grande potenzialità dell’energia solare”

“Altrettanta attenzione va poi rivolta alla questione ormai planetaria dell’acqua ed al sistema idrogeologico globale, il cui ciclo riveste una primaria importanza per la vita sulla terra e la cui stabilità rischia di essere fortemente minacciata dai cambiamenti climatici.”

 A proposito dell’acqua va detto delle preoccupanti forme di privatizzazione che il settore sta avendo. Bene stanno facendo quei piccoli comuni italiani,  ad inserire nei propri statuti comunali, che l’acqua non è un bene economico. A livello giuridico internazionale, l’acqua  da diritto e necessità, e quindi con un minimo garantito per tutti, è diventata un bisogno ed in quanto tale vanno pagati tutti i cicli cui è sottoposta. Neanche le potenti diplomazie vaticane sono riuscite a fare granché, per opporsi a questa determinazione.

Un ruolo di sensibilizzazione e di formazione lo hanno le associazioni ambientali, culturali, sociali, “le Organizzazioni non governative, che si prodigano con determinazione e generosità per la diffusione di una responsabilità ecologica, che dovrebbe essere sempre più ancorata al rispetto dell’ «ecologia umana»”

Il  Papa ancora sottolinea : “In tale ampio contesto, è quanto mai auspicabile che trovino efficacia e corrispondenza gli sforzi della comunità internazionale volti ad ottenere un progressivo disarmo ed un mondo privo di armi nucleari, la cui sola presenza minaccia la vita del pianeta e il processo di sviluppo integrale dell’umanità presente e di quella futura.”

E’ importante però sottolineare che “la questione ecologica non va affrontata solo per le agghiaccianti prospettive che il degrado ambientale profila all’orizzonte; a motivarla deve essere soprattutto la ricerca di un’autentica solidarietà a dimensione mondiale, ispirata dai valori della carità, della giustizia e del bene comune”.

Sono urgenti “nuovi stili di vita” orientati al vero, al bello, al buono, alla comunione con tutti gli uomini, tutti aspetti capaci di determinare appropriate “scelte dei consumi, dei risparmi e degli investimenti”.

In conclusione Benedetto 16° sostiene che “La Chiesa ha una responsabilità per il creato e sente di doverla esercitare, anche in ambito pubblico, per difendere la terra, l’acqua e l’aria, doni di Dio Creatore per tutti, e, anzitutto, per proteggere l’uomo contro il pericolo della distruzione di se stesso.

Il degrado della natura è, infatti, strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana, per cui «quando l’«ecologia umana» è rispettata dentro la società, anche l’ecologia ambientale ne trae beneficio».

Inoltre aggiunge,  che i doveri verso l’ambiente derivano da quelli verso la persona in quanto tale e in relazione agli altri. “Proteggere l’ambiente naturale per costruire un mondo di pace è, pertanto, dovere di ogni persona.”

Quindi ciascuno di noi si deve impegnare per un mondo migliore. Questi messaggi, pur ormai evidenti, fanno fatica ad essere recepiti o anche solo ad essere trasmessi nella Chiesa, anche a causa di una struttura ecclesiastica che appare più ottenebrata dal potere ed dal denaro, riparata dietro una ingiustificata paura panteistica.

 La difesa della vita, della nostra vita, non è solo all’inizio ed alla fine, ma è anche nella sua fase intermedia, dove sempre più viene messa in pericolo, dai vari attentati all’ambiente. E’ la fascia sulla quale i pastori della Chiesa fanno difficoltà ad intervenire, lasciando ai laici, chiamati alla corresponsabilità, di agire in questo settore.

Occorre avere il coraggio di scandalizzarci e denunciare apertamente, chi fa scarichi inquinanti, chi erode le nostre montagne, chi saccheggia i nostri boschi, chi depaupera le nostre acque e le nostre risorse.

Tutto questo per essere autentici testimoni della Pace con Dio, autore di tutta la natura, attraverso la vera pace con l’intero Creato.

 

Sant’Angelo in Vado 01.01.2010

Giuseppe Dini

Per una lettura completa del testo si rimanda ai siti:

www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/messages/peace/documents/hf_ben-xvi_mes_20091208_xliii-world-day-peace_it.html

www.zenit.org/article-20739?l=italian

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