Ancora abbattimenti di Piante a Sant’Angelo in Vado

 

A Sant’Angelo in Vado, sono stati recentemente abbattuti 4 pini da pinoli, specie protetta, ormai quasi secolari per definizione. Si tratta di alberi situati davanti alla chiesa di S. Maria extramuros, recentemente restaurata. A legittimare l’interventi una ordinanza sindacale per incolumità, anche se a dir il vero quegli alberi non davano proprio fastidio a nessuno, essendo sviluppati nel piazzale.

Anche questa amministrazione continua e supera, in fatto di abbattimento di piante, quanto aveva fatto la precedente. Tre platani sono stati tagliati lungo la ss 73 bis, facendo così la gioia dell’assessore all’urbanistica che avendoli davanti al cancello di casa si auspicava da tempo l’eliminazione. Nei pressi di un distributore di carburanti è stato abbattuto un platano, così come altre piante per il rifacimento di una via del centro storico; l’Anas nella zona di S. Giovanni in Petra ha tagliato una ventina di platani danneggiati dal fortunale estivo, ma ancora in buon stato vegetativo.

Discutibili poi, sono queste ordinanze che in nome della pubblica incolumità oltrepassano i dispositivi legislativi e permettono ai sindaci di fare di tutto. Un esempio eclatante è stato l’abbattimento di sei platani all’ingresso di Sant’Angelo in Vado, all’incrocio con la strada piammeletese, la cui motivazione è stata che in caso di pioggia deviavano l’acqua del fosso laterale sulla strada nazionale; ebbene le piante sono state abbattute e l’acqua continua a scorrere sulla strada, sotto gli occhi di tutti. Poco importa ai nostri amministratori che la legge regionale prevede sì che le autorizzazioni siano oggi rilasciate dai comuni, ma per fare questo, dovrebbero riattivare le vecchie commissioni natura, che hanno proprio il compito di valutare le richieste di taglio e potatura nel centro abitato.

A un anno esatto dal varo della nuova legge regionale sulla forestazione, in qualità di responsabile delle guardie del WWF Marche, mi permetto di fare alcune osservazioni, su questo tanto decantato dispositivo legislativo che a detta di molti del settore, sarebbe innovativo.

Con questa nuova norma sono previsti in caso di taglio non autorizzato, oltre la sanzione, la ripiantumazione di due alberi per ogni abbattuto; con la vecchia erano cinque.

Prima, per costruire dove c’erano piante protette, era necessario presentare documentazione fotografica e progettuale dimostrante l’impossibilità di altre soluzioni; oggi l’area della proiezione della chioma dell’albero diventa inedificabile, solo in caso di abbattimento senza autorizzazione, il cui rilascio è affidato ai comuni. Platani e ginepri, sono stati esclusi (non capisco proprio il perché) dal nuovo elenco delle essenze protette.

Il controllo delle infrazioni nella nuova norma regionale viene affidata al solo Corpo Forestale, contraddicendo il principio di vigilanza affidato da dispositivi legislativi superiori, a tutte le polizie. L’ultimo articolo poi contiene una contraddizione evidente, tutt’ora non sanata: l’adeguamento in euro della sanzione prevista per i danneggiamenti in aree flogistiche protette e nella parte finale l’abrogazione della stessa legge che regola quelle particolari zone.

Non sono stati previsti i criteri di intervento delle ordinanze sindacali per pubblica incolumità, nè l’obbligo di individuazione di aree comunali di rimboschimento fra l’altro richieste anche dalla legge Rutelli, “una pianta per ogni neonato”.

In conclusione, se è pur vero che a volte gli alberi possono arrecare danni nei centri abitati e quindi diventa necessaria la rimozione, sarebbe fortemente auspicabile, almeno da parte degli enti pubblici, tentare di ripiantare nuove essenze, se non altro per cercare di arginare la lenta corsa dell’aumento dell’effetto serra terrestre, al quale, seppure in minima percentuale, si contribuisce ogni volta che abbattiamo una pianta.

 

Sant’Angelo in Vado 26.03.06

Giuseppe Dini

Archivio