Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato
Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato è il tema del messaggio di Benedetto 16° per la consueta Giornata mondiale per la Pace del primo gennaio 2010. Un messaggio presentato in occasione del vertice di Copenaghen sul clima. Sin dalle prime righe il Papa mette in evidenza che “Il rispetto del creato riveste grande rilevanza, anche perché «la creazione è l’inizio e il fondamento di tutte le opere di Dio»”.
Tante nel mondo sono le minacce per la Pace, molte delle quali riconducibili al degrado ambientale ed al saccheggiamento delle risorse, ma mai come in questo momento è “indispensabile che l’umanità rinnovi e rafforzi «quell’alleanza tra essere umano e ambiente, che deve essere specchio dell’amore creatore di Dio»”.
Numerosi sono i riferimenti al suo predecessore, Giovanni Paolo II, che dedicando il Messaggio della Giornata Mondiale della Pace del 1990, al tema Pace con Dio creatore, pace con tutto il creato, aggiungeva che la coscienza ecologica «non deve essere mortificata, ma anzi favorita, in modo che si sviluppi e maturi, trovando adeguata espressione in programmi ed iniziative concrete.
Quindi è con coerenza, che la Chiesa, «esperta in umanità», si premura di richiamare con forza, l’attenzione sulla relazione tra il Creatore, l’essere umano e il creato, richiamando con urgenza, la «necessità morale di una nuova solidarietà».
“Fenomeni quali i cambiamenti climatici, la desertificazione, il degrado e la perdita di produttività di vaste aree agricole, l’inquinamento dei fiumi e delle falde acquifere, la perdita della biodiversità, l’aumento di eventi naturali estremi, il disboscamento delle aree equatoriali e tropicali” non devono trovarci indifferenti” A questi problemi il Papa aggiunge anche il fenomeno dei «profughi ambientali»: persone che, a causa del degrado dell’ambiente in cui vivono, lo devono abbandonare, per avere un minimo di sostentamento vitale.
C’è un invito ad un profondo rinnovamento culturale, al fine di riscoprire quei valori fondamentali che permettano di realizzare un futuro migliore per tutti, avendo una visione ampia di tutte le questioni collegate.
L’attuale crisi che stiamo vivendo, ci obbliga particolarmente, “a un modo di vivere improntato alla sobrietà e alla solidarietà, con nuove regole e forme di impegno, puntando con fiducia e coraggio sulle esperienze positive compiute e rigettando con decisione quelle negative”
Infatti “si è distorto anche il compito di «dominare» la terra, di «coltivarla e custodirla» e tra gli uomini e il resto della creazione è nato un conflitto”.
Spesso miopi interessi economici, si trasformano in una seria minaccia per tutto il creato, proprio per questo è necessario “che l’attività economica rispetti maggiormente l’ambiente”.
E’ altresì necessario, sostiene Benedetto 16°, al fine di un maggior rispetto di tutto l’ambiente, l’esigenza di norme giuridiche ed economiche, più chiare e definite, che tengano conto di quanto dovuto “sia alle regioni più povere, che alle future generazioni”.
E’ perciò indispensabile, che le società industrializzate favoriscano comportamenti più sobri, orientati sia ad un miglior utilizzo, che ad un effettivo risparmio energetico.
Il Papa perciò non può che auspicarsi “l’adozione di un modello di sviluppo fondato sulla centralità dell’essere umano, sulla promozione e condivisione del bene comune, sulla responsabilità, sulla consapevolezza del necessario cambiamento degli stili di vita e sulla prudenza, virtù che indica gli atti da compiere oggi, in previsione di ciò che può accadere domani”.
Né manca la questione dell’acqua problema “planetario”e a tutto il suo sistema “il cui ciclo riveste una primaria importanza per la vita sulla terra e la cui stabilità rischia di essere fortemente minacciata dai cambiamenti climatici”.
E’ importante però sottolineare che “la questione ecologica non va affrontata solo per le agghiaccianti prospettive che il degrado ambientale profila all’orizzonte; a motivarla deve essere soprattutto la ricerca di un’autentica solidarietà a dimensione mondiale, ispirata dai valori della carità, della giustizia e del bene comune”.
Urgono “nuovi stili di vita” orientati al vero, al bello, al buono, alla comunione con tutti gli uomini, tutti aspetti capaci di determinare appropriate “scelte dei consumi, dei risparmi e degli investimenti”.
In conclusione Benedetto 16° sostiene che “La Chiesa ha una responsabilità per il creato e sente di doverla esercitare, anche in ambito pubblico, per difendere la terra, l’acqua e l’aria, doni di Dio Creatore per tutti, e, anzitutto, per proteggere l’uomo contro il pericolo della distruzione di se stesso. Il degrado della natura è, infatti, strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana, per cui «quando l’«ecologia umana» è rispettata dentro la società, anche l’ecologia ambientale ne trae beneficio».
Inoltre aggiunge che i doveri verso l’ambiente derivano da quelli verso la persona in quanto tale e in relazione agli altri. “Proteggere l’ambiente naturale per costruire un mondo di pace è, pertanto, dovere di ogni persona.”
Sant’Angelo in Vado 17.12.2009
Giuseppe Dini
Per una lettura completa del testo si rimanda ai siti:
www.zenit.org/article-20739?l=italian