Turbolento,
il giornalista di Lamoli
Il viaggiatore che nel lasciare Lamoli per Mercatello, si sarà sicuramente accorto proprio ai margini del borgo, sulla sinistra della statale una enorme lavagna di metallo oltre due metri per tre, con sopra scritte. Temi diversi quasi filosofici, politica spicciola, difesa della montagna, una serie di pensieri che anch’io ho notato nel mio passaggio da questa caratteristica frazione dell’alto appennino, destandomi curiosità e ammirazione per il suo autore. Anche se con errori grammaticali, proponevano argomentazioni, pensieri, riflessioni interessanti, degni di una persona che amava la saggezza popolare. Francesco Celeschi, 75 anni, così si chiamava il personaggio, si definiva il “giornalista” di Lamoli per questo suo “tabloid” all’aperto, che frequentemente rinnovava con le sue riflessioni; ed il supporto era sempre quello: una mano di vernice nuova per il fondo, non importa quale colore fosse, pennello e altri colori per i caratteri, grandi da essere ben letti dalla strada. Ha sempre scritto, eccetto una volta, che nel bar sentì considerazioni poco simpatiche nei suoi confronti da un signore di passaggio ed i suoi messaggi si fermarono per un anno.
Abile muratore, aveva riparato diverse case di Lamoli e sosteneva, che lui, assieme a don Mario, il vecchio parroco, erano riusciti a mantenere la piccola frazione appenninica, nonostante le tante avversità che si hanno in un piccolissimo e remoto centro montano.
Estroso, originale, abituato ad andare controcorrente, ma non sempre affidabile proprio per questi motivi. Smarrì qualche anno fa 107 milioni di vecchie lire che ritrovò nel cassonetto dell’immondizia; diverse auto possedute fra cui anche una Maserati.
Poliedrico al tempo stesso, raccoglieva vecchi motori, trattori, rottami, che amava dipingerli; discreto meccanico tentava anche la riparazione, ha adornato il suo podere con realizzazioni decorative che comunque avevano un senso.
La sua firma nei scritti murales, era Turbolento, quasi a significare questo struggente dualismo che sentiva dentro e che comunque lo portavano a non adeguarsi alle consuetudini.
Qualche mese fa i suoi messaggi si sono sospesi, fino alla sua morte voluta, per la quale non possiamo che affidarlo alla misericordia divina.
Nella sua lavagna giornale, l’ultimo disperato annuncio: “Aiuto”.
Sant’Angelo in Vado 4.11.05
Giuseppe Dini