LETTERE RICEVUTE
Egregio prof. Dini,
chi le scrive è un giovane architetto che avrebbe voluto insegnare una materia che da sempre l'ha affascinata: Educazione Tecnica. Per questo motivo dopo soli sei giorni dalla conseguita laurea (ottenuta con il massimo dei voti) ad agosto 2002 ho fatto domanda per il concorso di ammissione alla siss della Federico II. Nonostante venissi da anni di studio e sacrifici ho trascorso le vacanze a studiare perchè i test di ammissione alla scuola di specializzazione sono a dir poco assurdi. In fondo però non godersi le meritate vacanze ha dato i suoi frutti perchè l'impegno profuso ed il mio curricolo mi hanno consentito di essere tra i fortunati 20 (su circa 400) che hanno preso parte alla Sicsi (così si chiama in Campania). Dopo due durissimi anni, durante i quali degli illustri professori universitari di fisica architettura ed ingegneria mi hanno insegnato le cose più complesse che io potessi immaginare (dalla fisica quantistica alla distillazione frazionata tanto per citare), e dove egregi dottori in psicologia pedagogia e psichiatria mi hanno propinato le diverse scuole di pensiero sulla didattica, sulle riforme scolastiche, sulla pedagogia relazionale, infantile ecc, dopo 200 ore di tirocinio (ovviamente non retribuito) presso una scuola media, mi ritrovo con un'abilitazione (conseguita con il massimo dei voti) di cui non so cosa fare! Ho letto il suo articolo su "Scuolaer" e mi sono ritrovata a scriverle. Forse perchè essendo nuova dell'ambiente scuola non so proprio cosa fare. Il mio docente di tirocinio indiretto mi ha parlato dell'Aniat e così spesso mi collego al sito per sapere se ci sono novità, ma a parte le lettere di "rabbia" di insegnanti che come lei hanno dato tutto a questa disciplina, non c'è altro. Io sono veramente delusa, perchè credevo che i sacrifici degli ultimi due anni, durante i quali a causa della frequenza obbligatoria non ho potuto lavorare quasi per niente, sarebbero stati ricompensati. Credevo che il mio sogno di formare giovani menti si sarebbe realizzato. Ma oggi tutto mi sembra essere svanito. Tanti suoi colleghi di ruolo che sono alle soglie della pensione sembrano non interessarsi alla cosa. Alcuni mi hanno seccamente risposto "io tanto ci devo stare ancora poco in quest'inferno". Allora mi sono detta: è così che si diventa? E se diventassi un giorno anch'io così, vuota, stanca e senza interesse per ciò che faccio? Poi ho letto il suo articolo, così pieno di amore per il lavoro che svolge, così carico di delusione per ciò che sta succedendo, ed è così che la mia tastiera ha cominciato a battere, quasi senza che io me ne accorgessi. Io non la conosco, ma so che lei leggendo questa mail potrà capire che la mia delusione somiglia un pò alla sua, con la differenza che forse a me non daranno mai la possibilità di vivere ciò che lei in vent'anni di insegnamento ha potuto: la gioia di fare qualcosa che non solo le piacesse, ma che la aiutasse a vedere la curiosità dei suoi studenti venire fuori pian piano, la gioia di vederli diventare ogni giorno più vicini alla realtà tecnologia che ormai ci circonda più di ogni altra. La ringrazio se non cestinerà questa mia lettera prima di averla letta, e la ringrazio per il tempo che mi ha dedicato e che ha dedicato al suo lavoro con tanta passione. Spero tanto che qualcuno faccia ragionare chi ha dato vita a questa assurda riforma. Spero infine che lei possa continuare a fare così bene il suo lavoro e che magari io possa cominciarlo. Chissà forse un giorno le riscriverò chiedendole consigli su come trattare un certo argomento. Mi scusi per tutto il tempo che le ho rubato. La saluto cordialmente
29 luglio 2004 Antonella
Gentile Professore,
sono una insegnante di educazione tecnica e sovente mi connetto al sito Aniat per conoscere gli orientamenti più aggiornati riguardanti la nostra materia. Ho potuto perciò leggere con attenzione anche il suo intervento scritto al Ministro Moratti e visitare il suo personale e interessante sito. Debbo però rilevare che tutto il mondo della Scuola, compresi i colleghi di Educazione Tecnica, mi hanno fortemente delusa. Leggo e studio ormai da tempo la nuova Riforma, con i relativi richiami a decreti, a circolari, alla flessibilità oraria, all'autonomia scolastica e debbo affermare che la paura della perdita d'identità e di titolarità riscontrata nei discorsi dei colleghi, per la riduzione dell'orario abbligatorio di tecnologia, risulta davvero ingiustificata. Forse nasce dalla chiara sfiducia verso i colleghi che potrebbero semmai, in seduta collegiale, non attuare la Riforma? Mi scusi, ma ora le spiego il perché della mia netta convinzione. Nel mio Istituto Comprensivo è stato attuato l'assetto organizzativo scolastico di 30 ore. D'altro canto finora la scuola era così impostata, su 30 ore settimanali di insegnamento per il tempo normale. Le 27 ore obbligatorie di insegnamento settimanale vanno a costituire, chiamiamola così, la preparazione culturale di base per gli alunni. Non mi si dica che sono poche le ore, perché non tutti i ragazzi in una classe riescono a resistere e a mantenere l'attenzione richiesta. Sappiamo tutti che spesso dobbiamo richiamare, invogliare, stimolare, riprendere quegli alunni che non sono particolarmente attratti da certe materie, che per loro, risultano noiose e poco gratificanti. Con perdita di tempo e di energie. Le 3 ore di laboratorio settimanale opzionale che ogni alunno deve frequentare, perché scelta libera dei genitori, corrispondono al percorso educativo formativo individualizzato capace di determinare interesse e competenze specifiche. Essendo un percorso individualizzato, non bisogna commettere l'errore di organizzare laboratori a classi intere (qui sorgerebbe l'equivoco), ma costituire gruppi di lavoro con obiettivi ben determinati. Ecco che la scuola del futuro sarà una scuola orientativa sin dalle prime classi, in quanto bisognerà determinare fin da subito le attitudini, le predisposizioni, le congenialità di ogni ragazzo e inserirlo nel percorso ad hoc. La nostra materia, quella più amata dagli alunni, possiede una maggiore chance (due ore) di attribuzione ai percorsi formativi attraverso l'insegnamento dell'informatica o di quanto compete all'insegnante. La difficoltà sta forse nel creare gli abbinamenti orari e i gruppi a classi aperte? Il corpo docente deve impegnarsi a dare il massimo per lo sviluppo globale di ogni ragazzo. Dal più carente con interventi di recupero stimolanti, rimuovendo tutti gli ostacoli che impediscono un buon inserimento nella classe, al più dotato per non creare frustrazioni e appiattimenti. Con pochi ragazzi per gruppo ciò risulta possibile. Finora la Scuola italiana non ha conseguito risultati ottimali, ecco perché la Riforma!
Distinti saluti.
12.09.04 Rosanna
LA MIA RISPOSTA
Carissima Rosanna, vengo subito alle mie risposte.
Avrai certamente notato che nei due atti legislativi che istituiscono la riforma Ed. Tecnica sparisce, nel senso che diviene 1 sola ora di tecnologia accorpata all'area matematica e scienze. Nei dispositivi normativi emessi si parla poi di revisione delle classi di concorso
E qui ancora maggior delusione in quanto, stando agli atti, gli insegnanti di educazione tecnica non ci saranno più, ma esisterà una disciplina scientifica che accorperà anche tecnologia.
Questi sono dati di fatto.
La finanziaria del 2002 ha previsto, nel caso di perdita di posti del personale, la riconversione (ecco quindi che i laureati della disciplina potranno essere instradati all'insegnamento di altre discipline anche alle superiori) ed i vecchi diplomati come me, rischiano fortemente la mobilità. Dato che per un insegnante non troverà altri enti che lo assorbono, rischia il posto: ecco perché tra gli impegni dello Snals c'è stato un pressante appello al fine di modificare la finanziaria del 2002.
Ma il problema per me più grave è che si è intervenuto su una disciplina che come tu stessa esprimi è la più accattivante, eclettica, importante perché conduce i ragazzo al ragionamento utilizzando le esperienze pratiche, attraverso le quali il ragazzo imparare a dedurre, a realizzare, a misurare, a verificare e a sentirsi creativo.
Tu dici che è possibile farlo attraverso le attività di laboratorio. Vediamo
Intanto due circolari quella di marzo e di luglio prevedono che, per il momento, gli insegnanti di Educazione Tecnica possano essere impegnati per l'ora di tecnologia per informatica (che ad una attenta lettura nei dispositivi normativi non è stata assegnata ad alcuno) e attività di laboratorio.
Ora queste due ore sono diventate fisse, mentre prima si poteva organizzare una attività nell'ambito delle tre ore, oggi hai due discipline (per intenderci) diverse, per le quali devi proporre programmi diversi, usare un doppio registro e soprattutto organizzare attività diverse.
Credimi non è sempre facile organizzare l'attività pratica a diversi gruppi di allievi, te lo dice uno che spesso si è impegnato in tal senso.
Dici che avremo la possibilità di fare gruppi e non più pensare alle classi. Sì in questo momento con tutti l'organico lasciato alle proprie scuole, ci sono insegnati in più e possiamo fare quello che tu affermi, cioè gruppi di allievi. Ma sei proprio convinta che ciò possa rimanere dato che il tutto è stato fatto per poter risparmiare anche nella scuola? Oggi questo scatolone vuoto della riforma (lo stiamo riempiendo noi questi giorni di incontri di settembre), non dice granché circa i gruppi di lavoro dei laboratori, ma domani potrebbe benissimo dire non meno di... Ho lavorato in flessibità prima della riforma e devo dirti che ho avuto anche 26 allievi nel mio laboratorio, 16 quando sono stati attivati degli esperti esterni che facevano altre attività. Come vedi cambiando i fattori il risultato non cambia. Per questo ho osteggiato anche la flessibilià.
Prova anche a pensare all'artifizio delle 27 ore. Dato che i laboratori non necessariamente devono essere effettuati al pomeriggio, lo dice il decreto leg.vo della riforma, i genitori che scelgono questo opzione potrebbero trovarsi nel caso di dover venire a prendere il ragazzo nel mezzo della mattinata e riportarlo per l'ultima ora. Confusione ?!?
Inoltre lo stesso decreto prevede l'istituzione di una graduatoria di istituto di esperti esterni. E questo è tutto da dire: affiancheranno i docenti? faranno attività autonome? come si collocheranno i loro giudizi all'interno del cons. di classe dal momento che non ne fanno parte e non stabiliscono insieme agli insegnanti i criteri valutativi?
E la libertà di insegnamento prevista dalla costituzione dove va a finire?
La scuola a mio avviso aveva già i laboratori: quelli attuabili attraverso le Educazioni; si poteva dire di aumentare la realizzazione di esperienze più pratiche. Quello che definisco il didattichese (prerequisiti, obbiettivi, verifiche intermedie, finali) ha rovinato le nostre discipline, per le quali si sarebbe dovuto spendere qualcosa per sottolinearne la atipicità da quelle ordinarie soprattutto per le esperienze pratiche che esse potevano esprimere.
Responsabilità quindi anche nostra di ins. di Ed. Tecnica aver puntato tutto sulla teoria, sul disegno tecnico, trascurando le esperienze pratiche che non sono fine a se stesse (nei laboratori della riforma potrebbe diventare una manualità fine a se stessa), ma sono il risultato di un continuo tra la teoria e la pratica. Così abbiamo perso anche i laboratori; anche se si pensa che si potrebbero utilizzare quelli di artistica e scienze, all'interno di una scuola queste strutture sono ben al di sotto di quanto dovrebbero servire.
Mi sono impegnato molto per la mia disciplina EDUCAZIONE TECNICA, che ho via via sperimentato ottenendo validi risultati, non posso che affermare a proposito di questa riforma, che la penalizza fortemente, soprattutto perché toglie la possibilità ai ragazzi dell'utilizzo pratico, della conoscenza delle tecnologie anche in senso critico.
La nostra scuola sta diventando la scuola dell'apparire, che non offre più ai ragazzi qualche obiettivo difficile da superare (per intenderci le difficoltà necessarie che qualsiasi atleta deve superare per avere validi risultati)che non servono per appropriarsi delle conoscenze disciplinari, ma soprattutto per educare alla vita.
Un caro saluto
Peppe Dini
Grazie per la disponibilità porgo distinti saluti .CIAO
15 ottobre 2005 dopo la decisione del MIUR di dare un'ora in più a Tecnologia
Domenica 18 novembre 2005.
Gli insegnamenti che ci ha dato e che sta dando a nostro fratello sono senz’altro positivi.
Privilegiare i valori morali importanti quali il rispetto per la famiglia, per gli amici e per la natura, in un mondo che sembra voglia elogiare solo il superfluo, le fa onore.
Il nostro augurio e che lei possa continuare a fare sempre con grande passione il suo lavoro di insegnante ancora a lungo. Un grande augurio.
Due sorelle sue ex allieve
05/06/2006
Credo che occorra una dose di umiltà e riconoscere ciò che realmente è il livello di preparazione, motivazione, maturazione, del personale docente di E.T.. Ai tempi dell'inflazione a due cifre, insegnare era uno sport sicuro e abbastanza retribuito. Con poco ti chiamavano professore e avevi una certa, seppur slavata, autorità.
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A tale riguardo vorrei richiamare la sua attenzione sulla CIRCOLARE
n.
19 del 13 febbraio 2007 (OGGETTO:
Dotazioni organiche del personale docente per l’anno scolastico 2007/2008)
che, richiamando l’art.14 del decreto legislativo n. 59/04 e del
disposto dell’art. 1 comma 7, della legge 12 luglio 2006, n. 228 di
conversione del decreto legge 12 maggio 2006, n. 173, proroga all’a.s. 2008/09
la fase transitoria e quindi “anche per
l’anno 2007-2008 restano confermati, per l’intero corso, i criteri di
costituzione dell’organico fissati dal DPR 14 maggio 1982, n. 782 e successive
modifiche e integrazioni”.
La stessa Circolare, al punto b) Tecnologia, recita: “Com’è noto l’insegnamento della tecnologia, rientrante nell’area disciplinare “Matematica, scienze e tecnologia”, e nell’attuale fase transitoria assegnato ai docenti di educazione tecnica, dall’anno scolastico 2006/07 è passato da una a due ore settimanali. In relazione a quanto sopra, i predetti docenti, ai fini del completamento a tre ore previste per l’insegnamento di educazione tecnica, potranno essere impiegati, in base alle competenze professionali in possesso, negli insegnamenti e nelle attività previste dal progetto di istituto (ivi comprese quelle d’informatica e quelle laboratoriali).”
Spero di non averla disturbata troppo e la ringrazio per la sua attenzione
sabato 06/09/2008 23.24
Prof. Dini buonasera
navigando in rete mi sono imbattuto nel suo interessantissimo sito. Le faccio i complimenti per la passione che mette nel suo lavoro e per lo spirito combattivo con il quale affronta il problema dell’insegnamento nelle scuole in generale e della sua materia in particolare , che almeno per me, è stata una se non l’unica materia che a suo tempo (circa 30 anni orsono!) mi ha aperto gli occhi sull’importanza dell'apprendimento e soddisfatto in pieno la mia voglia di conoscenza su temi più disparati, grazie alle dettagliate spiegazioni da parte del professore, ma sopratutto agli innumerevoli esperimenti e attività pratiche svolte. Ricordo che per un certo periodo di tempo, a casa smontavo tutto quello che mi passava per le mani, per la gioia della mia cara mamma…...Adesso come genitore sono preoccupato per come la scuola e la nostra società siano “involuti” e non riescano a stare al passo con le esigenze che i nostri ragazzi avrebbero per affrontare un futuro che si stà profilando sempre più incerto e pieno di problemi. Spero tanto che la riforma della scuola non si limiti alla rintroduzione del grembiule, i problemi mi sembrano altri e lei lo sa meglio di me. Non le rubo altro tempo, se ha 5 minuti a questo indirizzo www.florenworkshop.com , può trovare alcune mie realizzazioni didattiche e non che magari potrebbero essere utili alla sua attività. Con questo semplice sito web, pur senza ambizioni particolari, anche io, nel mio piccolo cerco di trasmettere un po' di sana praticità!
Cordiali saluti