Diritto alle informazioni ambientali.

I partecipanti all'incontro all'ARPAM

E’ il titolo di un interessante incontro svoltosi martedì 14 dicembre a Pesaro presso i locali ARPAM. Lo scopo e’ stato quello di informare sugli aspetti civili, penali e amministrativi relativi all’accesso da parte dei cittadini alle informazioni ambientali.
L’incontro, moderato dal dott. Nazareno Re responsabile del settore comunicazioni dell’ARPAM, è stato condotto da tre relatori d’eccezione.


L’ avv. Roberto Tiberi, è intervenuto sull’evoluzione della normativa in materia di accesso ai dati ambientali, tutela amministrativa e legale, risarcimenti in caso di diniego di risposta, nonché sulla informazione ambientale divulgativa. L’avv. Tiberi è consulente dell’ente e saggista nelle tematiche di cui ha relazionato.
Il dott. Massimo Di Patria è intervenuto sulla tutela penale del diritto di accesso alle informazioni ambientali. E’ sostituto procuratore del tribunale della Repubblica di Pesaro; a lui si deve la nota operazione Arcobaleno che ha visto coinvolte la discarica di Barchi, Montechiantello e la cava di Carrara di Fano cui sono stati stoccati in maniera fraudolenta, 40.000 tonnellate di rifiuti industriali.
Il dott. Ferdinando De Rosa, ha presentato il ruolo delle agenzie per l’ambiente e le relative iniziative promosse. Il dott De Rosa già dirigente della struttura di Pesaro, oggi è direttore scientifico dell’ARPAM.
I diritti di accesso alle informazioni ambientali, sono contenuti nel decreto istitutivo del ministero dell’Ambiente del 1986, ma la svolta cruciale sia ha con l’applicazione di una direttiva UE nel 1997 e definitiva nel Decreto legislativo 195/2005. E’ stata la convenzione di Aarhus , recepita in Italia nel 2001 a dare l’impulso della partecipazione del cittadino alla gestione del proprio territorio attraverso gli accessi agli atti: la cosiddetta democrazia partecipativa. Col 195 il cittadino non ha bisogno di dimostrare alcun interesse alle informazioni che chiede e le risposte devono essere date entro 30 gg. Se l’ente non lo fa, è possibile ricorre all’apposta commissione presso la Presidenza del Consiglio, o al tribunale amministrativo dove potrà sostenere le sue ragioni senza alcun bisogno di avvocati; se vuole potrà intervenire da solo.
Difficile è accusare penalmente chi non risponde: occorre diffidare in maniera chiara e dimostrare l’eventuale danno al giudice. Non è possibile da parte delle amministrazioni a cui viene inviata la richiesta , ricorrere al cosiddetto silenzio/rifiuto. L’ente deve rispondere.
Diventa difficile per un cittadino qualsiasi accedere ai dati ambientali. C’è nell’iter, sempre qualche difficoltà messa da parte dell’ente è quello che ho sostenuto nel mio intervento. C’è anche qualche dirigente che risponde di non disturbare, che è molto impegnato nel lavoro di ufficio per poter rispondere alla richiesta del cittadino. Mentre le stesse richieste inviate alla UE iniziano letteralmente “ Gentile signor Dini , la ringrazio per la sua denuncia…” atteggiamenti chiaramente diversi.
Anche i gestori privati di concessioni pubbliche, rientrano nella definizione contenuta nella norma di Amministrazioni Pubbliche. Allora ho chiesto di avere dal gestore Marche Multiservizi, le analisi delle acque potabili che fanno nei loro laboratori. Sono rappresentante del WWF Marche nella commissione Utenti dell’AATO, avevo già avuto da parte dell’ARPAM quelle pubbliche. Il gestore le ha negate, ho ricorso alla commissione Ministeriale che si è dichiarata incompetente. Sono in attesa della risposta dalla UE.
Il WWF Marche ha attivato un laboratorio di prova delle richieste di accesso ai dati dal 2009, ma non tutti gli enti rispondono. Non lo ha mai fatto il Presidente Spacca alle diverse lettere inviate, ne’ il Presidente provinciale Ricci; ad entrambi chiedevo la pubblicazione nei propri siti istituzionali, delle conferenze dei servizi e dei dati riguardanti i progetti energetici, in particolare, così avviene per la VIA e per le pratiche che vanno ai SUAP (Sportello Unico Attività Produttive) e fino al 2007 la provincia le pubblicava regolarmente. Eppure abbiamo appreso dai giornali di 133 progetti energetici approvati dall’ufficio energia, senza che di essi si sia saputo nulla. Rimozione del dirigente, via vai di avvocati e cittadini che nell’ufficio, hanno chiesto l’accesso agli atti.
La non trasparenza non ripaga ed ecco che aumentano i contenziosi, con la perdita di risorse da entrambi le parti. Ne vale la pena? Evidentemente per qualcuno si! Non certo per i cittadini!!!
Oggi che è possibile poi scrivere in Posta elettronica certificata, al pari di una raccomandata con ricevuta di ritorno, è più facile per tutti chiedere e far aprire i cassetti nascosti delle amministrazioni. A gennaio poi gli enti dovranno pubblicare tutti sui propri siti, l’albo pretorio informatico, cosicché anche da casa sarà possibile estrarre i documenti progettuali di impianti e fabbricati, i dati ambientali. Avremo poi modi di riparlare, se quanto questo sarà effettivamente eseguito dalle amministrazioni pubbliche.
Mi piace concludere ancora con la canzone di Gaber, dedicata a tutti quelli che si riempiono la bocca di libertà e democrazia:

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

Attraverso la partecipazione consapevole nella gestione del nostro territorio, noi conquistiamo o garantiamo la vera LIBERTA’!!!

Sant'Angelo in Vado 16.12.2010

Peppe Dini

TRASPARENZA