Al Ministro

della Pubblica Istruzione

Giuseppe Fioroni

Viale Trastevere 76/A

00153 Roma

 

Sant’Angelo in Vado 07.1006

 

Oggetto: Educazione Tecnica

 

Egregio signor Ministro,

 sono un insegnante di Educazione Tecnica presso la scuola media di Fermignano PU.

Le scrivo perché la disciplina che insegno abbia il giusto ruolo, non solo nella scuola, ma anche nella nostra società italiana.

La riforma Moratti l’ha fortemente penalizzata e solo in fase finale il vecchio governo l’ha rivalutata assegnandone due ore effettive, più una opzionale di laboratorio. Noi insegnanti di Educazione Tecnica non possiamo fare da soli gli ultimi 5 metri per arrivare al traguardo della revisione della riforma; troppe le variabili in gioco, troppi i dirigenti psedodesposti,  che forzano le decisioni dei collegi docenti, autorizzando anche soluzioni anomale: docenti su 9 classi con due ore, con la sola ora di informatica su 11 classi, una ora di tecnologia una di informatica ed 1 di laboratorio, 14 ore frontali su 7 classi e 1 ora di laboratorio opzionale per le terze ed altro (si valuti anche l’aumento del carico di lavoro). Questo accade nelle province di Benevento, Caserta, Brescia, Padova a Potenza Picena, Porto Recanati, nonché in altre città italiane e c’è preoccupazione anche nelle scuole italiane all’estero, come quelle in Grecia. Sono tanti quelli che mi scrivono per questi motivi.

So bene che molti colleghi non sempre conoscono le normative scolastiche, né sanno prendere posizioni nei collegi docenti, francamente non tutti sono capaci e molti chiedono, giustamente, di stare in una scuola dove ci sia benessere e non conflittualità, come si sta esasperando in questi ultimi tempi. Proprio per questo chiedo che ci sia chiarezza da parte dell’istituzione.

Credo nell’importanza di Educazione Tecnica che è la disciplina che più delle altre è capace di dare un seguito tra la teoria e la pratica, quella dove si “impara facendo”. Qualcuno sostiene che questo sia didatticamente sorpassato: niente di più falso dato che oggi si parla di Projet o Problem Based Learning, solo é che questi riferimenti vengono indicati  per informatica, che spesso rischia di essere virtuale non concreta.

Nella mia prima lettera inviata al suo sito le ricordavo il motto di Baden Powell, forse troppo “nostro”, ma Franklin, uno scienziato conosciuto da tutti diceva: “Parlami ed io dimenticherò, insegnami ed io ricorderò, fammi partecipare ed io imparerò”. La disciplina che insegno è aperta al territorio, capace di soddisfare i ragazzi con ”Questo l’ho fatto io”, innovativa perché giustamente segue l’evoluzione tecnologica e sono stati proprio gli insegnanti di Educazione Tecnica a portare l’informatica nelle scuole.

La soluzione, a mio avviso sarebbe quella di ripristinare le tre ore assegnando anche l’ora di informatica nello stesso curricolo. Continuerei a chiamarla Educazione Tecnica, per lo sviluppo educativo che necessariamente deve portare non solo a conoscenze e apprendimenti, ma anche a valutazioni critiche della stessa tecnica; non tecnologia perché troppo ristretta ai soli materiali e macchine.

Non può rimanere sotto l’area scientifica pur avendo punti in comune; il tentativo di fagocitarla è stato evidente non solo attraverso la riforma; lo stesso vecchio progetto SeT (Scienze e Tecnologia) di cui la scuola dove insegno ha ricevuto nel passato ben 14  milioni di lire per le attività da me proposte e realizzate, è ora diventato ISS Insegnare Scienze Sperimentali.

Per concludere direi che Educazione Tecnica è una disciplina capace non solo di essere accattivante nei confronti dei ragazzi, di farli sentire creativi, di presentare interventi didattici attualissimi, si pensi a tutta quella problematica energetica e ambientale con tutte le applicazioni tecnologiche realizzate dall’uomo ed il loro effettivo intervento sul territorio, ma è anche capace di richiami storici, culturali, lessicali: è quella che amavo definire nel passato il “play maker” tra le altre discipline scolastiche.

La ringrazio per l’attenzione dimostratami, ma le chiedo cortesemente un’ultima cosa. Ha dichiarato che vuole il colloquio con gli insegnanti, eppure nel sito del Ministero della Pubblica Istruzione sono introvabili e- mail di riferimento; neanche l’URP ce l’ha; credo che sia necessario dare degli indirizzi elettronici cui scrivere, altrimenti verrà a meno proprio quanto lei ha affermato.

Faccio riferimento al senso di “lealtà” che ci accomuna, per aspettarmi una sua risposta.

Distinti saluti.

Giuseppe Dini