Premessa
La
nostra scuola media ha aderito ad un progetto ampio sul territorio, proposto
dall’I.T.I.S. “E. Mattei” di Urbino e seguito in particolare dalla sezione
di Chimica Industriale. Si tratta di monitorare in continuo i due fiumi presenti
nella provincia di Pesaro, il
Metauro ed il Foglia, da cui il nome del Progetto “METAFOGLIA”.
QUALCHE NOTIZIA IDROGRAFICA SUL FIUME METAURO
Il Metauro è uno dei fiumi più importanti delle Marche; ha il bacino idrografico con una ampiezza pari a circa 1700 Km quadrati.
E’ formato inizialmente da due fiumi : il Meta e l’Auro. Il Meta nasce a Bocca Trabaria sulla dorsale appenninica, in provincia di Pesaro a quota s. l. m. di 1000 m. mentre l’Auro nasce dall’Alpe della Luna, in provincia di Arezzo sempre sull’Appennino centrale, a quota 1500 m. s. l. m. . L’affluente maggiore del Metauro è il Candigliano, che vi si immette all’altezza di Calmazzo, nei pressi dell’antica strada Flaminia, un Km circa dalla suggestiva Gola del Furlo. Se da questo punto verso le sorgenti, misuriamo i rispettivi bacini idrografici noteremo che il Candigliano misura 630 Km q. mentre il Metauro 370 Km q.
Il Metauro ha una lunghezza dalla sorgente alla foce di circa 110 Km.
E’ su questo fiume che troviamo una delle 10 cascate più belle d’Italia, nel comune di Sant’Angelo in Vado, formatasi su un’interessante rilievo geologico e che dovrebbe avere una maggiore ed effettiva tutela da parte dell’amministrazioni competenti
N. B. Per bacino idrografico si intende, una superficie di raccolta delle acque meteoriche delimitato dai rispettivi crinali dei monti.
La
proposta lanciata dall’Istituto Tecnico, è stata raccolta da un gran numero
di scuole medie della provincia, consentendo così di controllare la maggior
parte dei tratti fluviali.
Interessante,
inoltre, la proposta di avere, oltre le scelte di intervento programmate
specificatamente da ciascuna scuola, anche degli incontri effettuati sui tratti
di fiume compresi nel territorio di ciascuna scuola, con gli allievi delle
classi dell’istituto, che in questo modo diventano “tutori” degli alunni
più piccoli, ai quali vengono fatte vedere prove dimostrative sul campo, come
analisi colorimetriche, pH, batteriche, ricerca metalli pesanti, indagini al
microscopio,ed altro.
A
fine anno scolastico tutti i lavori sono stati esposti in mostra presso l’Aula
Magna dell’ITIS.
E’
questa una occasione particolare per conoscere meglio dal punto di vista
ecologico l’ ecosistema fiume che fa parte integrante del nostro territorio,
imparando a conoscere i vari aspetti geomorfologici, una topografia
essenziale, gli alberi del fiume, come si rileva l’altezza degli alberi e la
larghezza del fiume, nonché la sua portata.
Inoltre
dal punto di vista più propriamente tecnico, i ragazzi hanno potuto applicare e
verificare concretamente i concetti di analisi e osservazione,
tipici del metodo di Educazione Tecnica, qui presentati.
CLASSI
PRIME
OBIETTIVO
DEL PROGETTO:
conoscere
il fiume Metauro
OBIETTIVI
DISCIPLINARI:
capire
e sviluppare l’OSSERVAZIONE e l’ ANALISI
PROVA
PRATICA DIMOSTRATIVA Iter
didattico
a) Attrezzi e materiale utilizzato:
barilatrice con alimentatore, pietre, mattonelle,
vetri, marmo, mattone, acqua, bilancia di precisione.
b) Analisi descrittiva dei materiali
introdotti
Quanti pezzi e cosa
sono; pesatura dei vari materiali introdotti.
c) Analisi descrittiva dl materiale
risultante dopo una settimana di
funzionamento
d) Analisi descrittiva degli strati di fango
dopo la sedimentazione
e) Calcolo dell’ipotetico percorso del
materiale nella barilatrice
f) Il glossario delle parole difficili e non
conosciute
g) La verifica.
COME
ABBIAMO FATTO
Nel
scendere lungo il fiume per la nostra attività didattica, diverse cose ci hanno
colpito: la bellissima cascata naturale, nel passato rinforzata dall’uomo per
utilizzare la sua energia per animare le macchine della vecchia cartiera, le
innumerevoli specie di piante che costeggiano le rive del fiume, i vari
interventi dell’uomo di oggi sull’ecosistema, sbancamenti, captazioni,
rifiuti; in particolare ci hanno incuriosito, le pietre del fiume che seppure di
forma diversa apparivano finemente levigate nei bordi, con un lavoro da sembrare
frutto di una grande pazienza certosina.
Inoltre
lungo la riva dove la corrente fluviale è più calma, appariva il fango, quasi
argilloso, col quale ci siamo anche divertiti a sagomare qualche figura o a
ridurlo in piccole palle per giocarci.
Ci
siamo perciò domandati, se fosse stato possibile, ricreare in laboratorio ciò
che avviene regolarmente nel fiume alle pietre spinte dalla corrente: rotolano,
urtano, scivolano sono sbattute su altre, così da divenire, con tempo e nel
lungo percorso del fiume, come ci apparivano, smussate e rotondeggianti.
Ci
siamo preoccupati di raccogliere alcuni materiali, quali qualche pezzo di
pietra strappato col martello da uno scoglio, ma anche alcune mattonelle
ceramiche, del marmo bianco, una bottiglia.
Nel
laboratorio abbiamo proceduto a ridurre le pietre, le ceramiche e la bottiglia
in piccoli pezzi in modo tale che potevano essere introdotti nell’apertura
della barilatrice, dal momento che essa era di circa 5 centimetri. Assieme a
questi abbiamo aggiunto anche dell’altro materiale come si può notare nel box
qui inserito.
Ci siamo preoccupati comunque di pesare e di contare tutti i pezzi introdotti assieme all’acqua, che qui, come nel fiume, funge da solvente, per poter avere poi in fase finale un riscontro effettivo sia dei singoli pezzi e di ciò che rimane.
Stesso
peso complessivo in entrambi i
casi
Materiale
introdotto
8
pezzi di pietre di fiume
4
pezzi di travertino
4
pezzi di mattone rosso con buchi
4
pezzi di mattone chiaro pieno
4
pezzi di mattonella marrone in grès
5
pezzi di mattonella di ceramica
4
pezzi di vetro da finestra
3
pezzi di bottiglia di vetro marrone
1
pezzo di legno
1
dado di bullone in acciaio
700
grammi di acqua
Materiale estratto
13 pezzi di pietre di fiume
4 pezzi di travertino
4 pezzi minuscoli di mattone rosso
4 pezzi ridotti di mattone chiaro
4 pezzi di mattonella marrone in grès
5 pezzi di mattonella di ceramica
4 pezzi di vetro da finestra
5 pezzi di bottiglia di vetro marrone
1 pezzo di legno
1 dado di bullone
fango
Una
volta riempita, non completamente, la
barilatrice è stata fatta funzionare ininterrottamente per sei giorni
consecutivi.
LA
BARILATRICE
La barilatrice è una macchina rotante mossa da un motore elettrico, e composta essenzialmente da un cilindro, che funge da recipiente e nel nostro caso è munito di un tappo ermetico. Essa in sostanza è come una piccola betoniera da cemento, posta orizzontalmente, che con la rotazione continua dei materiali contenuti all’interno, permette il loro sfregamento, rotolamento e urto sia tra i materiali che con la parete interna del recipiente.
E’
stata costruita dagli allievi di terza con lo scopo di poter lucidare delle
pietre dure e cristalli, per una bigiotteria artigianale. Si presta perciò
benissimo alla nostra esperienza pratica.
Gli
stessi ragazzi di terza hanno anche realizzato l’alimentatore che fornisce la
corrente elettrica al motore, in sostituzione della batteria; infatti la nostra
macchina monta un motore di un tergicristallo di auto, ed è quindi realizzata
tutta con materiale di recupero, un importante principio ecologico spesso
applicabile.
La parte del cilindro e relativa filettatura è stata fatta realizzare da un tornitore del posto, una maniera per collaborare anche con la nostra realtà locale.
ANALISI
DESCRITTIVA DEL MATERIALE RISULTANTE
DOPO UNA SETTIMANA DI FUNZIONAMENTO
Dopo
una settimana di funzionamento, abbiamo fermato la barilatrice, e quando è
stata aperta, vuotando il contenuto, ci siamo accorti che si è formato
“artificialmente” una melma rossastra che invadeva tutti i pezzi di
materiale. Nel contenitore sul quale abbiamo versato quel “minestrone”
minerale, abbiamo potuto
verificare i pezzi introdotti, separando in un barattolo a parte il fango
liquido. Gli otto pezzi della pietra del fiume sono diventati tredici, perchè
alcuni si sono sgretolati; infatti sono rimasti 7 pezzi grandi e 6 piccoli; i 4
pezzi di travertino si sono rimpiccioliti; i 5 pezzi di mattone chiaro e rosso,
si sono profondamente levigati; i pezzi di mattonella marrone e bianca di grès
non si sono molto levigati perchè essi sono fatti con un materiale molto
resistente; i vetri non avevano più spigoli taglienti e sono diventati opachi,
“sabbiati”; il bullone, come i vetri, si è sabbiato, ma sono ancora
evidenti i simboli delle sigle in esso incise; il legno, infine, si è
rimpicciolito e levigato. La somma dei pesi dei materiali finali era presocché
uguale a quella rilevata a inizio esperienza.
Si può concludere che: il materiale più morbido (come i mattoni e il legno) si sono consumati molto e le particelle erose sono andate a finire nell’acqua, che essendo sempre in movimento ne ha favorito il mescolamento.
Al
fine di presentare in maniera
completa il metodo di Ed. Tecnica, che i ragazzi manterranno approfondendolo
nelle classi sucessive, abbiamo visto anche questa esperienza, ad integrazione
del lavoro sul fiume; quindi un tipo di sperimentazione
che non solo offre osservazione
e analisi, ma anche considerazioni, misure e calcoli.
Ci
siamo perciò domandati, quanto poteva essere il percorso globale che i
materiali avevano effettuato ruotando all’interno della barilatrice.
I DATI
Ci
siamo allora procurati il solito metro a nastro
d’acciaio, ed abbiamo misurato il diametro esterno del contenitore della
barilatrice, che è risultato pari a 110 mm (unità di misura
espressamente usata per i pezzi meccanici e nel disegno tecnico).
Conoscevamo
lo spessore del tubo utilizzato per la realizzazione
che è di
4 mm.
Con
un cronometro e dopo aver fatto un segno di riferimento sul cilindro, abbiamo
conteggiato il numero dei giri che la macchina faceva in un minuto: essi sono
risultati 50 giri al minuto.
La
barilatrice ha continuato a funzionare ininterrottamente per sei giorni.
COME
ABBIAMO FATTO
Sapendo
che la barilatrice fa 50 giri al minuto e che in un’ora ci sono 60 minuti, in
un giorno 24 ore, abbiamo così calcolato i giri compiuti nei sei giorni e che
sono risultati 432.000.
Quindi
dal diametro esterno abbiamo tolto due spessori e cioè 8 mm, per trovare
il diametro interno che è di 102 mm;
quindi abbiamo calcolato la
circonferenza interna che è risultata di 320 mm. Moltiplicata per i giri ci ha dato un percorso totale
di 138.240.000 mm, pari a 138.24
km.
GLOSSARIO
Ogni
lezione si incontrano termini nuovi di cui i ragazzi non conoscono il
significato; non solo termini specifici dei vari settori tecnici, tecnologici e
scientifici, ma anche termini della
lingua italiana poco noti o poco
usati, difficilmente comprensibili.
Appare,
perciò, utile per i ragazzi, sia ai fini di una maggiore conoscenza, che ai
fini di un parlare più erudito o anche per un efficace uso del vocabolario,
apprenderne il significato, puntualizzando le parole trovate, in appositi box
nella lezione riportata nel quadernone.
Anche
durante l’attività sul fiume,
durante le spiegazioni relative, nelle uscite, nelle letture effettuate, abbiamo
trovato diversi termini, qui riportati, che i ragazzi non conoscevano, e di cui
hanno trovato la definizione.
Bacino
idrografico: si intende una superficie di
raccolta delle acque delle precipitazioni atmosferiche, delimitato dai
rispettivi crinali dei monti.
Grès:
tipo di ceramica molto resistente usata per pavimentazioni
Alimentatore:
apparecchiatura elettrica che sostituisce le batterie.
Solvente:
sostanza,
di solito liquida, che favorisce lo scioglimento
Sedimentazione:
processo per cui le particelle solide, si
depositano sul fondo del recipiente.
Fango:
terra trasformata dall’acqua in poltiglia più o meno consistente.
Alluvionato:
si dice del materiale trasportato dal fiume.
Limo:
parte più fina del materiale disgregato delle acque fluviali, che resta
sospeso in esse, depositandosi poi agli sbocchi dei fiumi, nelle terre allagate.
Artificiale:
realizzato
attraverso un procedimento tecnico che riproduce e imita un processo naturale.
LA
VERIFICA
Ad
attività completamente conclusa, ho proposto ai ragazzi la verifica delle
conoscenze apprese durante le varie esperienze sul fiume e su quelle ad essa
collegate e comunque realizzate. Ho fatto scrivere a loro, dieci domande alle
quali hanno risposto su un foglio, in un’ora effettiva.
Ciascuno ha potuto esprimere ciò che conosceva dell’argomento, completando eventualmente con disegni, grafici o schede effettuate; in tale modo c’è stata la disponibilità, di dare ampio spazio alle risposte, per tutti i ragazzi e la possibilità , anche in base a questo, di valutare il loro interesse, l’attenzione, l’approfondimento dato all’argomento.
1
Dall’esperienza della barilatrice, riferisci che
cosa avviene alle pietre nel fiume.
2
Quali materiali sono stati usati per l’esperienza?
3
Cosa abbiamo introdotto nella barilatrice?
4
Cosa abbiamo estratto dalla barilatrice?
5
Cosa è successo agli spigoli del materiale
introdotto?
6
La sedimentazione è avvenuta in poco o molto tempo,
in quiete o tramite urti?
7
Perché il materiale più grossolano, nel barattolo
del fango risulta essere sul fondo del recipiente?
8
Riproponi i simboli di diametro, del numero fisso
3,14 e del segno di circa.
9
Quali considerazioni occorre fare per conoscere il
numero dei giri effettuati dalla barilatrice in 6 giorni.
10
Come abbiamo proceduto per conoscere i Km effettuati
dal materiale dentro la barilatrice.
Conclusioni
Va
detto che per le classi prime, Educazione tecnica risulta di fatto una
disciplina poco conosciuta; perciò, c’è la necessità di introdurre i
ragazzi agli argomenti, utilizzando ciò che conoscono, che vedono, che possono
dedurre.
D’altra
parte la disciplina, eclettica per eccellenza, può spaziare, benessimo su
tantissimi argomenti ed esperienze. Il fatto di legare la cosiddetta teoria,
alle attività pratiche, diventa per i ragazzi un modo accattivante per seguire
meglio e con maggior interesse quanto proposto.
C’è
però la necessità di dare, soprattutto in prima, il metodo di lavoro, che non
può certo ridursi al solo argomento, al solo disegno tecnico, alla sola
pratica, ma essere una fusione di tutto questo, magari con l’aggiunta di
aspetti più particolari a compendio di tutta l’attività, quali simbologie,
lo stesso glossario, l’uso di macchine e strumenti di misura, il saper
presentare schematicamente l’attività effettuata ad altri (cartelloni,
opuscoli, foto, filmati, articoli), il saper cercare documentazioni.
L’attività
sul fiume ci ha permesso veramente tutto questo e con vera soddisfazione dei
ragazzi e, perché no, anche dell’insegnante.
Fermignano
7.2.1997
prof.
Giuseppe Dini