Tratto da Scuola Snals edizione iscritti n.85 del 18.04.05, pag 1 , 3 e  4

 

Una proposta dello Snals-Confsal in merito alla riforma Moratti

SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO: COSTRUIRE
E VALORIZZARE L'AREA TECNICO-TECNOLOGICA

 

 

Nell'incontro dello scorso 4 aprile con i vertici del Miur, il Segretario Generale ha chiesto al Ministero di prendere in considerazione la proposta dello Snals-Confsal di costituire un'area tecnico-tecnologica nella scuola secondaria di primo grado, in cui sia preminente l'approccio didattico induttivo, basato sull'esperienza e sulla metodologia laboratoriale.

Puntuali, su queste tematiche, le proposte di modifica che il nostro sindacato ha reso note tempestivamente (v. inserto "Le proposte Snals-Confsal di modifica al D.Lgs. 59/2004" su Scuola Snals - ed. iscritti - n. 71 del 31 marzo 2005) volte ad ottenere quelle modifiche indispensabili per avviare il prossimo anno scolastico in un quadro di coerenza e di certezze.

La richiesta dello Snals-Confsal di ampliare l'orario obbligatorio settimanale nella scuola secondaria di I grado, riportandolo a 30 ore settimanali, per complessive 990 ore annuali è finalizzata, oltre che a1 ripristino delle 3 ore di insegnamento della lingua inglese, anche a valorizzare l'area disciplinare relativa agli insegna-menti tecnico-tecnologici. È un'area, questa, che deve essere finalizzata all'acquisizione di saperi, abilità e competenze coerenti con la cultura del lavoro e del mondo operativo, così come si caratterizzano nell'attuale società della conoscenza. Essa deve, quindi, possedere una forte valenza formativa e orientativa a supporto delle scelte relative ai percorsi formativi del secondo ciclo.

La suddetta richiesta di ampliamento dell'orario obbligatorio è anche in sintonia con quanto espresso dal CNPI il 25 febbraio 2005, nel parere sul provvedimento del Miur relativo alla revisione delle classi di concorso (v. Scuola-SnaIs, ed. quadri n. 61 del 18 marzo 2005).

È appena il caso di ricordare che la valorizzazione della cultura tecnologica, comprese le tecnologie della comunicazione e dell'informazione, è considerata uno degli obiettivi fondamentali, insieme allo sviluppo della cultura matematico-scientifica, per attuare la cosiddetta "strategia di Lisbona", cioè per raggiungere l'obiettivo strategico dell'Unione Europea, stabilito nel Consiglio Europeo di Lisbona del 2000, di fare dell'UE "l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo".

Più specificatamente, l'attuazione della strategia di Lisbona prevede che vengano raggiunti alcuni obiettivi specifici, propri dell'area tecnologica, quali l’accesso di tutti i cittadini UE alle nuove tecnologie e un aumento del numero totale dei laureati in discipline scientifiche e tecnologiche pari al 15 % entro il 2010, favorendo, al contempo, l'accesso femminile a tali settori disciplinari. In tal senso, si condividono l'esortazione del CNPI "ad imprimere a partire dalla scuola media una forte accelerazione al processo di alfabetizzazione informatica dei ragazzi" e la proposta
di mantenimento dell'attuale classe di concorso 33A che dovrà comprendere tutto l'insegnamento tecnologico e l'informatica; proposta alla quale la componente Snasl nel CNPI ha dato un decisivo contributo. Tale obiettivo potrà essere perseguito configurando un'apposita area tecnico-tecnologica che si affianchi a quella matematico-scientifica. L’istituzione di un'area tecnico-tecnologica va di pari passo, infatti, con la salvaguardia dell area matematico-scientifica nella scuola secondaria di I grado. L'ipotesi, avanzata dal Miur, di separare l'insegnamento della matematica da quello delle scienze, per creare i due insegnamenti di matematica/informatica e scienze/tecnologia, non appare convincente per ragioni squisitamente psico-pedagogiche. Come è noto, nella pre-adolescenza il pensiero astratto si forma a partire dall'esperienza e dall'osservazione ed è proprio dall'esperienza del mondo reale che prende forma la conoscenza matematica astratta.

Lo Snals-Confsal continuerà, in tutte le sedi. a sostenere la necessità di una area tecnico-tecnologica sia per le considerazioni sopra esposte sia quale necessario un raccordo con i percorsi formativi del II ciclo.


EDUCAZIONE TECNICA, UNA DISCIPLINA DIMENTICATA

 

IL CONSIGLIO Nazionale della Pubblica Istruzione ha recentemente espresso un parere circa la revisione delle classi di concorso per gli insegnanti della scuola media, come previsto dalla nuova riforma. Questo documento, seppure non vincolante, esprime alcune considerazioni sulla riforma; in particolare, nonostante tantissimo silenzio in merito, spende una parola su una disciplina dimenticata e che la riforma della scuola ha cancellato: Educazione Tecnica.

Ministro, sottosegretari e dirigenti ministeriali, hanno sempre stradetto che nella scuola nulla sarebbe cambiato, che tutto sarebbe rimasto come prima, eppure la disciplina che insegno, Ed. Tecnica per l'appunto, è stata depennata: è diventata un'ora di tecnologia data a matematica e scienze e due ore di laboratorio facoltativo; tutto ciò in attesa di rivedere le classi di concorso della scuola media, relative appunto, alle varie discipline lì insegnate, con la conseguenza di avere 20.000 insegnanti della materia di cui ancora non si sa cosa fare.

Emerge informatica, una disciplina trasversale non assegnata ad alcun insegnante perché tutti devono utilizzare questa nuova tecnologia, confusa in maniera intenzionale o meno, con le tecnologie: materiali, costruzioni, impiantistiche, informazione, trasporti, alimentari, ambientali...

Trasformare l'insegnamento della tecnologia in sola informatica è a mio parere riduttivo, proprio oggi che viviamo nell'era delle tecnologie. Significa passare dalle varie esperienze pratiche condotte durante questa eclettica disciplina al solo virtuale; i ragazzi non potranno più assaporare il gusto del saper fare, del "questo l'ho fatto io", ma dovranno solo accontentarsi di vederlo in uno schermo. Beninteso, non sono contrario all'uso del computer che utilizzo da tantissimi anni, bensì quello che più mi addolora, è vedere sparire una disciplina che riusciva a concretizzare la teoria nella pratica,   che offriva un metodo di lavoro organico, modificando, in meglio, gli stessi semplici atteggiamenti personali degli allievi relativi all'ordine e al rispetto delle procedure da adottare di fronte ad una problematica o ad un argomento proposto.

Una materia ampia, capace di affrontare qualsiasi aspetto tecnico-scientifico con risposte chiaramente tangibili: era la disciplina che permetteva le uscite nel territorio, presso gli uffici pubblici, le fabbriche, gli impianti di recupero ecologico, di produzione energetica. Proprio quegli aspetti sottolineati nella nuova riforma che si vogliono garantire, uccidendo la disciplina che ha dato nella scuola un input eccezionale in tal senso, sperimentando sempre approcci nuovi e alternativi, visto anche l'adeguamento alle continue trasformazioni tecnologiche in atto.

Così facendo si perderà una competenza notevole che gli insegnanti di Ed. Tecnica hanno accumulato con il tempo, forse ben più valida dei diversi anni di studio propedeutici che un insegnante dovrà fare per accedere a questo lavoro.

Una perdita culturale che dovremmo evitare.

Nel frattempo, nella scuola si assiste alle più astruse battaglie: gli insegnanti di lettere che non perdere le ore si buttano sull'informatica che, come Educazione alla convivenza civile è una materia trasversale; mentre, però, la prima appare nelle schede valutazione, la seconda, seppure con pari dignità, rimane sulla carta.

I laboratori facoltativi vengono effettuati sulle più strane abilità e adattati da ciascun insegnante soprattutto per non perdere le ore che vengono meno.

D'altra parte i dirigenti scolastici pur di accontentare i genitori, si impegnano in progetti vari, di immagine, i quali non sempre sono sostenuti da una concreta ed efficace realizzazione.

Si vorrebbe una scuola alla francese dove sono ragazzi a seguire percorsi  didattici personali, senza che vengano fatti investimenti nel logistico, edifici, aule, laboratori, mensa, trasporti, educatori, docenti.

Chi ci guadagna non sono certo i nostri ragazzi, che nella recente statistica OCSE scendono tra gli ultimi come preparazione globale, mancando di un efficace metodo di studio.

Forse questa società dell'apparire, abituata sempre più all'effimero non ha come figlia che una scuola orientata sempre più solo virtuale, incapace di proposte concrete dove una disciplina del saper fare diventa scomoda, inutile, da eliminare. Mi chiedo: è questo che vogliamo?

Giuseppe Dini

Docente dell'ex Educazione Tecnica