Energia
dal vento
Obiettivi:
1.
Conoscere l’energia del vento
2.
Saper applicare la scala Beaufort
3.
Riconoscere i parametri usati nel calcolo della potenza di un areomotore
e le loro caratteristiche
4. Distinguere le differenze sostanziali tra i gruppi di aeromotori
Contenuti:
I
venti sulla terra, la scala Beaufort, conoscenza e lettura dei dati del vento.
L’uso
del vento come energia motrice nella storia, oggi, nei paesi del mondo.
La
potenza fornita da una macchina eolica ed i suoi parametri. Importanza della
velocità del vento sulla produzione. Limite di Betz, concetto di solidità; la
forma della pala; portanza e stallo
di un’ala e dell’elica.
I
due gruppi di aeromotori: ad asse orizzontale, ad asse verticale: loro
sostanziali differenze, come si orientano al vento.
Differenze tra un monopala ed un multipala: usi preminenti.
Metodo
Tra
le forme energetiche il vento è la più strana, volubile, erratica. Esso deriva
direttamente dal sole per il diverso irraggiamento della crosta terrestre in
base alla giornata, alle stagioni e alle latitudini. Enormi masse d’aria
invisibili, ma sensibili, fanno sentire i loro effetti soprattutto in occasioni
di temporali e uragani.
L’uomo
l’ha utilizzata fin dal lontano passato,
dai più rudimentali mezzi di trasporto a vela, fino ai più sofisticati velieri
recenti che montano ampie superfici metalliche estensibili idraulicamente, che
automaticamente si orientano al vento, per permettere un notevole risparmio sul
combustibile delle navi attuali (progetti giapponesi).
I
primi mulini a vento sono persiani e pare che le tracce possano risalire fino ad
il 200 a.C. Si suppone che queste macchine possano essere del tutto simili a
quelle oggi usate in Siria per la macinazione dei semi: sono ad asse verticale e
a schermatura. Successivi ritrovamenti nel medio oriente risalgono al 640 d. C.
e nel 12° secolo gli aeromotori vengono introdotti in Europa per vari usi:
macinare, pompare, segare, martellare.
Durante
l’ultimo periodo bellico, in Italia si trovano nel Pontino, come aeropompe
abbinate al pezzo di terreno e all’abitazione che il governo fascista
consegnava alle famiglie coltivatrici.
Oggi
la crisi energetica ha messo in evidenza lo sfruttamento del vento per produrre
elettricità sia per utenze isolate, per la produzione di elettricità in rete.
I
vantaggi dello sfruttamento del vento possono essere così riassunti:
Ø
Fonte
gratuita e non esauribile
Ø
Energia
pregiata (meccanica)
Ø
Trasformazione
di energia in semplici impianti, affidabili e non inquinanti
Svantaggi:
Ø
intensità
energetica limitata e poco costante, che necessita di impianti piuttosto grandi
Ø
Variazioni
nell’erogazione energetica che dipende dalla variabilità della velocità del
vento
Ø
Difficoltà
di ottenere velocità elevate più adatte alla produzione di elettricità.
Cenni teorici
sull’energia del vento
Per
poter progettare e realizzare una macchina a vento è necessario prima fare
alcune considerazioni. A. Betz fu uno scienziato che si dedicò a questo, nel
1927; scoprì la teoria che oggi da il nome ad un coefficiente, chiamato limite
di Betz che entra nel calcolo della potenza ricavabile da un qualsiasi
aeromotore. In sostanza egli stabilì che da una qualsiasi macchina a vento non
è possibile estrarre più dello 0,593 della potenza fornita dalla vena fluida
del vento che colpisce le pale; questo perché per estrarla in totale noi
dovremmo avere delle macchine la cui prima parte della superficie alare è in
movimento mentre la parte finale è ferma. Ciò è impossibile ottenerlo; è
quello che definisco un assurdo tecnologico. Perciò in pratica noi potremo
ricavare tramite un qualsiasi areomotore non più del 60 % circa, dell’energia
del vento (generalmente questo valore lo si tiene ancora inferiore). A questo
punto potremo ricavare la potenza teorica della nostra macchina a vento:
P
= ½ * r * s * v 3 * 0,593
dove
P
= è la potenza fornita dalle pale
in kw
½
= dipende dalla fisica cinematica
r
= costante legata alla densità dell’aria
s
= area sottesa dalle pale in movimento
v
= velocità del vento in m/sec
0,593
= limite di Betz
Come
si può notare la potenza dipende in particolare dalla velocità al cubo, del
vento; si intuisce così il perché, dopo un fortunale sono numerosi i
cartelloni pubblicitari stradali abbattuti, o anche perché quelli grandi
autostradali, sono realizzati con una serie di finestre apribili al soffio del
vento, in modo da diminuirne la superficie esposta.
Per
questo un altro fattore da tener presente è la cosiddetta solidità di un aeromotore, che è data dal rapporto tra la
superficie delle pale e l’area frontale di rotazione delle stesse; per
intenderci un multipala (tipo Far West) ha una solidità più elevata (e rischia
più facilmente di essere abbattuto dove i venti hanno velocità alte) rispetto
ad un monopala o bipala che hanno una solidità minore.
Anche
la configurazione ed il tipo di aeromotore con i relativi rendimenti, entrano in
gioco per valutare il tipo di progetto che voglio realizzare; ci sono curve
disegnate in appositi grafici che aiutano la scelta progettuale.
La
forma della sezione delle pale (di solito di tipo aeronautico soprattutto nelle
macchine veloci), ci permette di valutare l’angolo di inclinazione che
dobbiamo dare loro per ottenere la potenza prevista e la necessaria regolazione
in base ai cambiamenti di velocità.
Partendo
dall’esempio della mano tesa al di fuori del finestrino dell’auto in corsa,
qui si possono introdurre il concetto di portanza e di stallo.
Gli
aeromotori
Essi
si dividono in due grandi gruppi, in base alla disposizione dell’asse di
rotazione dell’eliche: ad asse orizzontale e ad asse verticale.
I
primi hanno bisogno di un timone di direzione per mettersi di fronte al vento;
nelle macchine moderne il timone è poco visibile perché possono essere servo
assistiti , muniti di un sistema
idraulico che sposta la torretta, dove è
posizionato il sistema di
trasmissione, frenatura e generazione. In alcuni casi (quelli sottovento), sono
le pale stesse a funzionare da timone di direzione.
Il
monopala viene equilibrato da un contrappeso.
La
differenza tra aeromotori con poche e più pale, pur avendo la stessa superficie
sottesa, sta nel fatto che i primi sono più veloci ed hanno una coppia di
rotazione più bassa, sono più adatti alla produzione di elettricità, mentre i
secondi sono più lenti, hanno una coppia più elevata, sono più adatti ad
applicazioni di tipo meccanico (pompa, sega, mulino).
I
secondi non hanno bisogno del timone di direzione, funzionano da qualsiasi parte
soffia il vento. Ne esistono di strutturalmente semplici come i Savonius
(sostanzialmente si tratta di un bidone tagliato verticalmente le cui due metà
sono affiancate in modo da essere esposte al vento), più sofisticati come i
Darrieus con pale lunghe sottili (tipo frusta sbattiuova) a sezione
aerodinamica, che hanno però bisogno di un sistema di avviamento.
Ovviamente
tutti gli aeromotori devono essere
installati in zone esposte ai venti senza ostacoli nei dintorni, evitando così
fenomeni di turbolenze anomale, dopo aver valutato, ai fini della giusta
installazione, la situazione anemologica del luogo per almeno due anni.
Qualche
proposta operativa
Si
possono realizzare girandole in lamierino, aventi lo stesso cerchio
circoscritto, da una (con un piccolo contrappeso) a otto pale ed esporle tutte,
alla medesima distanza, allo stesso ventilatore funzionante, per verificare la
variazione di velocità di rotazione.
Con
coppette di plastica, un motorino elettrico di un giocattolo (fatto girare
diventa un piccolo generatore), un milliamperometro, è possibile realizzare un
anemometro elettrico, per conoscere la velocità del vento a scuola. Con una
serie di contatti elettrici distribuiti su un tubo di plastica (uno per ogni
punto cardinale), un contatto strisciante collegato ad una banderuola, è
possibile realizzare un display a led luminosi che ci indicano la direzione del
vento. Ovviamente il cavo di trasporto dei segnali dovrà essere di tipo
citofonico, multiplo.
Utilizzando
una ruota anteriore di una vecchia bicicletta debitamente fissata, lasciando la
possibilità di ruotare sul supporto del manubrio, con i raggi coperti da nastro
adesivo a due a due, il timone fissato al posto della vite del freno, si può
realizzare, utilizzando il vecchio alternatore della bicicletta inserito, un
piccolo generatore eolico.
Non
esistendo una vera e propria didattica su questi argomenti, ho inserito nella
bibliografia, diversi manuali utili anche per proposte operative e di ricerca
sull’energia eolica.
Verifiche
Le
verifiche riguarderanno sia la parte teorica che quella applicativa. Per la
prima si potranno formulare delle domande relative ai vari argomenti trattati,
ai collegamenti effettuati con le discipline coinvolte, alle finalità delle
esperienze operative.
Per
l’aspetto più pratico, si valuteranno la conversione delle unità di misura,
la corretta realizzazione delle esperienze proposte, le verifiche di funzionalità
attuate sul modello.
Inoltre
si potranno valutare le relazione delle visite all’osservatorio meteorologico,
alla fabbrica o al sito di generatori eolici, la capacità di lettura sul
computer dei dati registrati dalla centrale meteorologica più vicina alla
scuola.
Discipline
coinvolte
Scienze.
Le forze e la
loro risultante. Nozioni di portanza. Concetto di Coppia. Conversione delle unità
di misura. Meteorologia, lettura dei dati dell’osservatorio. La scala Beaufort.
Geografia.
Formazione e circolazione dei venti sulla terra. Circolazione dei venti dovuta
alle fasce di alta e media pressione che si creano a latitudini diverse.
Localizzazione dei siti eolici
italiani. Le nazioni che utilizzano la forza del vento.
Lingua
straniera Lettere
di richiesta e relative operazioni di pagamento del libro in inglese “Windpums”.
Qualche interpretazione. Stesse operazioni per il libro francese “Energie
eolienne”. Richiesta di materiale divulgativo, alla ditta francese
“Aerowatt” che produce moduli eolici (anche tramite E-Mail).
Bibliografia
Paolo
Cella “L’energia eolica” ed. Longanesi Milano 1979
Dermot
Mc Guigan “Energia del Vento a piccola scala” ed. Muzzio Padova 1979
Paolo
Bullo “Energia dal vento” ed.
Delfino Milano 1981
Quaderni
del COSV “La progettazione del mulino a vento” ed. Clup Milano 1982
Tecnologie
d’avanguardia “Energia dal vento” ed. Finmeccanica Roma 1984
D.
Le Gourieres “Energia Eolica” ed. Masson Milano 1985
Quaderni
dell’energia “Come nasce l’energia eolica” ed. Enel
Roma 1989
“Energia
dal Vento. Glossario essenziale” ed. Ises Roma 1993
Castelnuovo
e altri “Vento per l’energia” ed. Ises e Le Monnier
Roma 1995
AA.
VV. “Windpumps”
Published by IT Power and the Stckholm Environment Institute, London 1993
SCALA BEAUFORT |
|||
Grado della scala |
Denominazione |
Km / ora |
Effetti sulla terraferma |
0 |
Calma |
0 – 1,5 |
Calma: il fumo sale
verticalmente |
1 |
Bava di vento |
1,5 – 5 |
Il vento piega il
fumo |
2 |
Brezza leggera |
6 – 11 |
Il vento si
percepisce sul viso; si muovono le foglie |
3 |
Brezza tesa |
12 – 19 |
Foglie e ramoscelli
sono agitati, le bandiere si spiegano |
4 |
Vento moderato |
20 - 29 |
Si alzano polvere e
carte, i ramoscelli si muovono |
5 |
Vento teso |
30 – 39 |
Piccoli alberi
fronzuti oscillano |
6 |
Vento fresco |
40 - 50 |
Si muovono i rami più
grossi, i fili tesi fischiano |
7 |
Vento forte |
51 – 61 |
Alberi agitati;
difficoltà a camminare contro vento |
8 |
Burrasca moderata |
62 - 74 |
Rami strappati dagli
alberi, non si riesce a camminare contro vento |
9 |
Burrasca forte |
75 - 87 |
Oggetti e tegole
trasportati |
10 |
Burrasca fortissima |
88 – 102 |
Alberi sradicati o
schiantati, danni agli edifici |
11 |
Fortunale |
103 - 116 |
Devastazioni gravi
(più frequente nel mare) |
12 |
Uragano |
117
- 132 |
Devastazioni
gravissime, distruzioni |
Tutti
gli schemi sono tratti dal Quaderno
dell’energia n°17 “Come nasce l’energia eolica” dell’Enel
Sant’Angelo
in Vado 27.10.00
Prof.
Giuseppe Dini