GIGLIO FIORENTINO O GIGLIO SCOUT
Tutto è nato dall'osservazione di una copertina di album per fogli da disegno, la quale aveva stampato in parte, la costruzione del giglio. Da questa, osservando e studiando la rappresentazione, sono arrivato assieme ad alcuni allievi scout, alla realizzazione completa del simbolo. Questo accadeva verso la metà degli anni ottanta quando ancora insegnavo a Fano
Le istruzioni sembreranno astruse, ma seguite correttamente e con riferimento il disegno che si sta costruendo, permettono un percorso facilitato, comunque da realizzare con estrema attenzione, viste le diverse difficoltà che si incontreranno.
Alcune raccomandazioni per la buona realizzazione del giglio:
· Disegnare prima a matita con molta precisione.
· I raccordi per essere validi devono avere i punti dei raggi di curvatura, giacenti reciprocamente nei medesimi raggi di raccordo.
ABC triangolo equilatero.
DE ed FG esattamente ad un terzo del lato; per comodità consideriamo della figura solo una metà simmetrica all’altra.
Puntando in (p.) E con apertura (ap.) EF disegno la prima curva in alto.
P. in E con ap. tangente al lato, traccio la seconda curva e determino lo spessore del giglio da considerare sempre, nel tracciare le altre curve.
Sulla linea DG traccio tre cerchi con diametro (F) uguale ad un terzo del lato: metà delle due circonferenze esterne saranno i petali del giglio.
Applicando la misura dello spessore, traccio la curva esterna: gli assi perpendicolari in D e G mi determineranno in alto il punto di raccordo per le altre curve.
Traccio la linea IH, prolungandola agli estremi come in figura, per la misura della distanza dall’altezza del triangolo equilatero, pari al lato; la linea EL mi determinerà i punti di raccordo con le prime due curve tracciate.
Ap. Ll, p. in L e traccio la curva l1l e sempre p. in L con ap. minore dello spessore traccio l2l3.
La linea che parte da L e passa per M, dove M è la metà del raggio GH, prolungata fino all’altezza del triangolo mi determinerà altri punti di raccordo.
P. in M con ap. Mm1, traccio m1m2.
P. in M con ap. Mm3, (cioè aumentando dello spessore), traccio m3l3.
Successivamente p. in L con ap. Lm2, traccio le rimanenti curve.
Divido IH con tre mezze circonferenze uguali.
P. in P e diminuendo dello spessore, traccio la semicirconferenza piccola; la distanza tra la linea IH e la base del triangolo mi da l’altezza della fascia di unione.
P. in Q, dove Q è la metà di questa altezza, traccio la curva esterna.
Tutti i punti che giacciono sulla linea IH devono essere riportati perpendicolarmente sulla base del triangolo.
P. in S prima con ap. Ss1, poi Ss2 , traccio le curve.
Da O passando per p1 traccio la linea Op1, prolungandola sul lato AC trovo W.
P. in W con ap. prima Ww1 e poi Ww2, traccio le curve.
Con ap. Rr (R metà PS) traccio r e r1.
Sul prolungamento di Op1, tra la metà dello spessore delle prime curve (vedi figura), trovo T.
P. in T con ap. Tt e determino il ricciolo di chiusura.
Da B, prolungando l’altezza del triangolo in basso, per una distanza pari al lato, aggiunta di una misura pari al raggio GV, trovo il punto Z; unisco V con Z.
P. in U, con ap. U e tangente al segmento di retta VZ e traccio la curva.
Sempre p. in U, con la medesima apertura, diminuita però dello spessore, traccio l’ultima curva che ci delinea la parte finale del giglio.
Giuseppe Dini