GIOCANDO CON IL SOLE

Di tutti gli aspetti ecologici, la parte dedicata alle energie rinnovabili rimane, per un educatore la più difficile da presentare o comunque, sulla quale si incontrano diverse difficoltà nel realizzare esperienze pratiche e coinvolgenti.

Si tratta però di pensarci un attimo, di avere un minimo di preparazione pratica, per arrivare a proporre attività energetiche accattivanti e che riescono effettivamente a dimostrare un appropriato utilizzo dell’energia.

Tra le forme di energia rinnovabile la più diffusa è quella solare . Gli stessi ragazzi di terza, hanno messo in evidenza che in molte strutture pubbliche da loro stessi utilizzate , sono montati pannelli solari per il riscaldamento dell’acqua: dal palazzetto dello sport, alla mensa, dal distretto sanitario, all’asilo comunale; molti privati li hanno installati sul tetto e anche la nostra stessa scuola media ne ha uno, montato dagli  allievi del passato anno scolastico, per l’acqua calda dei bagni

E’ per queste esperienze che la nostra scuola, ai sensi di una direttiva del Ministero dell’Istruzione, risulta essere «Scuola polo», cioè  è a disposizione delle altre scuole, per le attività sulle energie rinnovabili e ambientali.

Per poter introdurre l’argomento ci siamo recati a visitare l’impianto solare del palazzetto dello sport; accompagnati dai tecnici comunali essi hanno potuto contare i pannelli, misurarne la superficie di ciascuno, valutare la capacità del bollitore  collegato, verificare la temperatura raggiunta dall’acqua.

In classe, ho proposto di riflettere insieme su come quei pannelli potessero funzionare. Si tratta di collettori solari piani, ad assorbimento, la cui superficie è dipinta di nero opaco, percorsa da numerosi canalicoli dove circola il fluido riscaldante e alloggiata all’interno di un involucro impermeabile, coperto da un vetro.

Riprendendo una vecchia unità didattica sulla luce ed il colore , effettuata in prima, gli alunni hanno capito che la vernice nera opaca della piastra serve ad assorbire la massima radiazione solare; abbiamo inoltre visto che essa sulla terra ha un valore medio di 1000 w/m2 e che dipende dalla presenza di nuvole e foschia . Inoltre i pannelli solari devono essere orientati a sud, verso il sole,  con una inclinazione che dipende dalla latitudine del luogo dove sono installati.

Con l’aiuto di uno schema  abbiamo visto le perdite di un pannello solare: per conduzione, nell’isolante, per convezione, nell’aria che lo lambisce, per irraggiamento a causa del riscaldamento che si ha, per riflessione sul vetro e sulla vernice che non è mai così opaca da limitarle; l’effetto del vetro è poi notevole dal momento che permette per «effetto serra» il recupero di buona parte dell’energia dispersa. In sostanza così realizzato, esso raggiunge un rendimento complessivo pari al 60%. I ragazzi hanno potuto così riprendere  il concetto di rendimento, già conosciuto nell’unità didattica dedicata all’elettricità.

A questo punto ho voluto presentare come è possibile calcolare le potenze in gioco e quindi il rendimento effettivo di tutto l’impianto solare visto, al fine di applicarlo nelle realizzazioni dei ragazzi (si veda allegato ). Dalla definizione di chilocaloria, misurando le temperature con un semplice termometro a mercurio disponibile nel laboratorio di scienze, abbiamo valutato l’energia resa all’acqua, il coefficiente di trasformazione in Wh, la potenza resa considerando il tempo di insolazione, la potenza spesa dal sole sul pannello e infine il rendimento.

Con lo scopo di vedere i diversi modi di sfruttamento dell’energia solare, ho visionato con i ragazzi una serie di diapositive che ho e che tengo costantemente aggiornate; dagli schemi già conosciuti, alla prima centrale a riflessione multipla italiana, quella di Sant’Ilario a Genova, ad Adrano in Sicilia, alla Solar One in California; dai piccoli pannelli domestici, alle tegole solari, realizzate per limitare l’impatto paesaggistico di un collettore tradizionale o anche ai tubi solari sottovuoto tipo «Philco», dalla «tartaruga», un boiler a «cachè» che è anche assorbitore perché dipinto di nero, alla parabola solare della Magneti Marelli che con il vapore muove una piccola turbina per la produzione di 4 kW elettrici.

Quello che ha colpito i ragazzi è stata la stampatrice solare presentata alla mostra internazionale di Parigi del 1879, che funzionava grazie ad una parabola del tutto simile a quella della Marelli, con la sola differenza che tra la prima e la seconda ci sono ben 117 anni di distanza.

Al fine di stimolare i ragazzi ad una più attenta riflessione sull’utilizzo dell’energia solare direttamente sfruttabile, ho proposto la realizzazione di modelli operativi e funzionanti, di pannelli solari, sui quali non solo progettare e costruire, ma anche misurare, calcolare, rispettando il cosiddetto «imparare facendo».

Suddivisa la classe in gruppi di lavoro, abbiamo visto la possibilità di realizzare pannelli diversi, utilizzando il materiale disponibile a scuola, o facilmente reperibile o ricavabile dal recupero di altri oggetti.

Siamo così arrivati alla realizzazione di tre tipi di pannelli, diversi fra loro soprattutto nel tipo di sfruttamento: un collettore a riflessione a profilo parabolico, tre collettori parabolici, un collettore solare piano di tipo passivo.

 

Collettore solare a profilo parabolico (foto 1)

Come materiale è stato usato del compensato da 3 mm per la parabola, aste di legno per i piedi di supporto, fogli di alluminio da cucina come materiale riflettente, un tubo di acciaio del diametro di 45 mm, del mastice per fissare l’alluminio al compensato, due pannelli di multistrato per i fianchi, un serbatoio in plastica e tubo di gomma.

Si è trattato di disegnare i fianchi con il sistema pratico della squadra, per ottenere così una curva di tipo parabola, dove ciascun raggio incidente sulla superficie del pannello, viene riflesso in un punto centrale denominato «fuoco».

Ai due fianchi sagomati abbiamo fissato il compensato e su questo, utilizzando del mastice abbiamo incollato i fogli di alluminio, avendo cura di evitare il più possibile corrugature.

Il tubo di acciaio, che è il cuore del nostro pannello e dove vengono riflessi i raggi solari, è stato fissato, dopo averlo dipinto di nero opaco, al centro dei due fianchi, le estremità sono munite di appositi raccordi per il tubo di gomma. Montati i supporti, realizzati a differenti altezze in modo da facilitare la circolazione naturale dell’acqua riscaldata dal sole e, collegato il serbatoio, il nostro pannello è pronto per essere esposto al sole, ovviamente dopo averlo riempito di acqua.

Orientato sull’asse est-ovest, è  necessario puntarlo sempre verso il sole ed in modo tale che i raggi riflessi colpiscano direttamente il tubo d’acciaio dipinto di nero.

Il nostro collettore è destinato al centro di Educazione Ambientale «Casa Archilei» dell’associazione naturalistica Argonauta di Fano; ha una superficie di 2 m2, da una potenza effettiva con cielo nitido, pari a 750 w con un rendimento complessivo di circa il 37,5 %.

 

Collettori parabolici ( foto 2)

1)  Recuperata una vecchia parabola di una sala operatoria dismessa, abbiamo provveduto alla lucidatura della superficie utilizzando la pasta da carrozziere; inoltre si sono realizzati sia i supporti per la parabola con aste di legno, per facilitare l’inclinazione al sole, nonché il supporto centrale in acciaio saldato per sorreggere il recipiente nero con l’acqua; per il corretto orientamento ci siamo basati sul supporto centrale muovendo l’inclinazione fino a quando l’ombra di questo sul suolo risulta puntiforme.

2)  Un ragazzo si è procurato una stufetta a gas con parabola e piedistallo, non più funzionante. Con un pò di pazienza abbiamo eliminato la rete per l’infrarosso, centrale e ad essa abbiamo sostituito una lattina da bibite vuota e dipinta di nero. Essendo la superficie della parabola satinata, abbiamo provveduto a ricoprirla con tanti piccoli specchi da noi tagliati con il tagliavetro, a forma di piccoli trapezi allungati. Con del silicone si è provveduto ad incollarli su tutta la superficie della parabola. Per il puntamento al sole si è fatto riferimento all’ombra della lattina ancorata sul «fuoco», che deve coincidere su se stessa.

3 ) Con una parabola di un faro di un’auto abbiamo realizzato un piccolo pannello solare a riflessione utilizzato per liquidi di diverso colore. Al posto della lampadina abbiamo messo un grosso sughero sul quale abbiamo in precedenza già fatto un foro della dimensione tale che ci passi una provetta di vetro del laboratorio di scienze. Abbiamo realizzato un piedistallo per facilitare l’orientamento indicato dall’ombra della provetta, così come per il collettore precedente. E’ servito per fare due prove diverse una per l’acqua e l’altra per il caffè. Entrambi i calcoli sono stati pirografati sul supporto ( foto 3 ).

 

Collettore solare piano passivo (foto 4)

Ci siamo domandati, se fosse possibile sfruttare il calore del sole che comunque picchia sul suolo riscaldandolo. I ragazzi stessi hanno fatto notare che d’estate, gli scalini della piazza comunale, dove loro sono soliti sedersi ,anche la sera, in assenza di sole, sono ancora caldi.

Quindi abbiamo pensato ai tetti piani ai cortili, al cortile della nostra scuola, sempre battuti dal sole e, con le dovute tecnologie, pur sempre sfruttabili.

Asportata una parte di terreno per una profondità di circa 25 centimetri ed una superficie di tre metri quadri, vi abbiamo alloggiato una serpentina di tubo di rame dal diametro di 14 millimetri avendo cura di evitare contropendenze e lasciare le due estremità del tubo da un’unica parte. Abbiamo poi provveduto a riempire tutto con del calcestruzzo, materiale conosciuto nelle unità didattiche della seconda, per avere così un maggior volano termico.

Purtroppo, questa realizzazione ha chiesto al gruppo un notevole impegno temporale, per cui non abbiamo potuto completarla né farci le dovute prove; lo faranno gli allievi del prossimo anno scolastico; dovranno dipingere la pavimentazione di catramina nera, collegare il pannello ad un serbatoio tramite una pompa di ricircolo, riempirlo con una certa quantità d’acqua e, infine, calcolarne la resa.

 

Le verifiche da me attuate si sono basate :

a) sulla corretta realizzazione dei progetti preparati

b) sull’utilizzo degli opportuni materiali

c) sulla giusta esposizione al sole dei collettori

d) sull’uso degli strumenti di misura

e) sull’esatta realizzazione del calcolo del rendimento del pannello

 

In conclusione, queste attività non solo piacciono ai ragazzi, ma dal punto di vista didattico consentono loro, di apprendere e applicare una vasta gamma di esperienze disciplinari che possono essere così più facilmente capite; dal punto di vista più propriamente ecologico esse servono a far capire meglio le possibilità di utilizzo energetico, anche per essere un po’ più liberi anche dal solito interruttore ENEL e quindi più responsabili delle risorse energetiche future.

 

Bibliografia

        AA.VV. «La radiazione solare al suolo in Italia nel 1995» ENEA

Cabirol e altri «I pannelli solari» Longanesi ed.

Farington «L’uso diretto dell’energia solare» SugarCo Ed.

Valerio «Utilizzazione di fonti di energia nel territorio del comune di Genova»

Italia Nostra e Comune di Genova

 

Fermignano 28.10.97

prof. Giuseppe Dini

 

 

 

 

CALCOLANDO SUL PANNELLO

 

Dalla definizione di chilocaloria si applica la seguente formula  E = Q * (T2 -T1 )* Cal. Spec. dove E è l’energia in chilocalorie, Q i kg di acqua da riscaldare, T2 la temperatura finale raggiunta dopo un certo tempo ( t ), T1 la temperatura a inizio esperimento in gradi centigradi, Cal. Spec è il calore specifico che per l’acqua vale 1 kcal/kg/°C.

Per trasformare l’Energia da chilocalorie in Wattora (Wh) che è la nuova unità misura del Sistema Internazionale ( S. I. ), dobbiamo moltiplicare per 1,163.

Sapendo che l’energia E = P* t, dove P è la potenza e t è il tempo, in ore ( per le nostre prove sui. pannelli realizzati dai ragazzi è stato sufficiente un tempo dai 10 ai 30 minuti), impiegato per riscaldare la determinata quantità d’acqua, possiamo ricavare     P = E/ t  , espressa in Watt.

Essa rappresenta la potenza finale che ha ricevuto l’acqua  e che chiamiamo Pr, potenza resa effettivamente dal pannello all’acqua.

Per conoscere la potenza  che il sole ci  dà, e che chiameremo Ps, potenza  spesa dal sole sul pannello per farlo funzionare, occorrerà applicare la costante di irradiazione solare media al suolo che è di 1.000 W/m2, per cielo sereno e nitido. Per  chi abita nei pressi di un aeroporto o presso un centro meteorologico, può chiedere e utilizzare il valore effettivo dell’irradiazione al suolo. Moltiplicando il valore dell’irradiazione solare per la superficie della «finestra» del pannello, troveremo la potenza spesa dal sole per far funzionare il collettore  Ps = Cost. irr. sol.* Sup.pann.

Per un collettore piano la superficie è l’area rettangolare della piastra assorbente, per i pannelli parabolici la superficie battuta dal sole è l’area delimitata dal bordo circolare (foto 6).

A questo punto si può trovare il rendimento della nostra macchina, dividendo la potenza resa per la potenza spesa, cioè   Rend. = Pr / Ps. Il numero che otterremo sarà inferiore ad 1, non avrà unità di misura e si potrà esprimere anche in percentuale.