UN OMBRELLO “SOLARE”

 

Realizzazione dell'ombrello solareA metà degli anni ’80,  mi ero dato disponibile, per condurre i campi di specializzazione dell’AGESCI nei settori “Mani abili” e “Amico della natura” per esploratori/guide, tenuti a Treia.

Nel 1987, mi trovai poco preparato per quella chiamata, ma forte del mio pulmino nel quale trasporto sempre attrezzature varie, pensavo che qualcosa avrei rimediato. Che fare? Avevo portato una serie di diapositive e mi ero organizzato per realizzare carta riciclata, ma mi ero accorto che avevo ancora la necessità di riempire il mio tempo.

Girando per l’area adibita a campeggio scout, notai una serie di materiali abbandonati che mi misero in moto l’idea. Non si può certamente approvare lo scout che lascia il campo i pessime condizioni: BP sosteneva, che non si deve lasciar niente, anzi se possibile dovremmo lasciarlo meglio di come l’abbiamo trovato, con un grazie per chi ci ha ospitato.

Guarda caso, che quegli scarti abbandonati da dei pessimi scouts, furono la base per una accattivante esperienza.

Vediamo dunque cosa c’era disponibile: un vecchio ombrello da uomo, senza manico, una piccola graticola, delle assi e pali, residui delle costruzioni.

Schema dell'ombrello "solare"L’ombrello da uomo era abbastanza grande (110 cm di diametro), con la parabola piuttosto piatta rispetto a quelli da donna, quindi decisi di far acquistare un rotolo di alluminio da cucina e un barattolo di mastice.

L’impresa che proposi al gruppo di ragazzi che mi erano stati assegnati, era di costruire una parabola solare a riflessione, che ci permettesse di valutare il possibile utilizzo del sole.

Alle ragazze affidai il compito di realizzare gli spicchi di alluminio che avrebbero incollato all’interno dell’ombrello. Con i ragazzi realizzai il supporto. Questo doveva avere la base ampia per garantirne la stabilità, ruotare orizzontalmente ed inclinarsi verticalmente almeno entro una determinatBasamentoa misura.

Con gli assi realizzammo una base, nella cui tavola centrale eseguimmo con lo scalpello, un foro. Tagliammo un palo per una lunghezza di 70 cm, e da una parte costruimmo un perno a battuta da infilare nel foro della base. Dall’altra estremità realizzammo, con la sega,  un incavo centrale piuttosto profondo. Su questo doveva passare uno spezzone di tubo metallico lungo 40 cm. Utilizzando il trapano elettrico (avevamo a disposizione Perno l’elettricità), forammo lateralmente sia il supporto che il tubo, incernierandolo mediante una vite a galletto rimediata dalla cassetta  della attrezzatura; sulla parte esterna più lunga,del tubo,  che dava verso il basso; con due fisher fissammo dalla parte alta un mattone pieno, che fungeva da contrappeso.

Le ragazze nel frattempo avevano finito di incollare i fogli di alluminio all’interno dell’ombrello. Infilammo perciò la sua punta nel tubo; per evitarne la rotazione realizzammo un foro che ci permise di infilare trasversalmente un chiodo  ripiegato.Particola della Griglia

Una volta orientato al sole, utilizzando del cartoncino nero trovammo il “fuoco della parabola. Lì fissammo la griglia anche questa incernierata, ovviam"Guarda come bolle l'acqua"ente tagliando la parte di asta dell’ombrello che era in più.

Una pentola di alluminio degli scout, con due litri di acqua, bollì in circa venti minuti con la soddisfazione di tutti i ragazzi che  collaborarono a questa impresa e destando forte curiosità negli altri che erano impegnati in specializzazioni diverse.

A volte non servono grandi attrezzatura per fare una esperienza accattivante: qualche informazione, credere in quello che si fa e cercare di fare del proprio meglio.

 

Sant’Angelo in Vado 24.02.06

Giuseppe Dini

SCOUT