IL
PIROGRAFO
Per decorare col Fuoco
Prima
di parlare del nostro pirografo, voglio proporvi due concetti che mi sembrano
importanti per un buon “mani abili scout”:
1.
l’arte del “rimedio”, cioè dell’arranciarsi, del
recupero, da materiale vecchio, non più funzionante che ben si addice alla
laboriosità ed al risparmio tipici dello Scoutismo e alla tematica ambientale
del riuso;
2.
l’attenzione al “consiglio”, che non è solo il cercare di
fare ciò che ci propone un altro, ma anche l’andare volutamente a chiedere
parere a chi, essendo più esperto di noi, il genitore, il capo, l’insegnante,
l’amico artigiano, possa effettivamente risolverci il problema; una dose di
umiltà tipica di chi sa riconoscere i propri limiti e, diciamolo tra noi, anche
per non fare la figura del “mano tenera”.
Pirografare
letteralmente scrivere col fuoco, è una tecnica che molti scouts usano per
incidere cuoio e legno; tale attrezzo particolarmente utile, sostituisce
egregiamente fili di ferro arroventati sul fornello, non ha niente da invidiare
a quello professionale, se non il prezzo, anche tre volte inferiore.
La
scatola, per semplicità costruttiva, è realizzata in legno; le misure sono del
tutto indicative, così come la tipologia. Ciascuno di voi può fare le sue
variazioni sul tema e personalizzarla come crede più opportuno; i manici, per
un buon equilibrio dell’attrezzo, saranno fissati all’altezza del
trasformatore che, ricordiamoci, è il pezzo più pesante del pirografo.
Il
trasformatore da noi usato è quello montato sulle stufe a Kerosene con
accensione elettrica; si può quindi recuperarlo dal rottamaio, oppure (ahi)
acquistarlo presso negozi di ricambi per elettrodomestici (circa 60.000 lire).
Ne esistono di due tipi con tensioni di uscita da 3,5 volts e da 5,5 volts;
possiamo usarli indifferentemente, anche se qui ho indicato quello da 3,5 volts.
Di solito sono muniti di quattro fili terminali, due più sottili (220 volts),
due più grossi (3,5 volts) che andranno collegati al puntale. Se c’è un
quinto filo, beh ci vuole un aiuto ( consiglio) per scartare quello giusto che
nella stufetta era collegato al termostato; se poi il trasformatore è munito di
morsettiera (sopra o di fianco) abbiamo già risparmiato un pezzo.
Il
regolatore di tensione, è chiamato in gergo tecnico TRIAK, è un prodotto
moderno e sarà difficile rimediarlo; rassegnamoci quindi all’acquisto
dall’elettricista; vi sono modelli che sostituisco l’interruttore della
lampada della sala, nei negozi di elettronica vengono venduti dei modelli in kit
di montaggio (attenzione a rispettare correttamente le istruzioni di
esecuzione), per i quali basta fare un foro e stringere la vite per fissarli,
nei supermercati se ne trovano altri multiuso già inseriti in una prolunga di
corrente dove basta inserire la spina; a voi la scelta. Ricordiamoci che esso ci
permetterà di regolare la temperatura del pennino termico e quindi di variare
le profondità d’incisione.
Il
puntale è costituito da un manico isolante termico, forato all’interno, per
farci passare i fili di 3 mm2 di sezione; in quello da me realizzato,
ho utilizzato un vecchio saldatore a piastra, spianando il tubo in prossimità
del manico, dove ho fissato la morsettiera in ceramica; questa si può
recuperare da riflettori stradali o stufe economiche. Sarà il pezzo più
difficile da rimediare, ma necessario per l’elevata temperatura che raggiunge
il pennino termico.
Per
i collegamenti si provvederà ad inserire la spina sul cavo a tre fili
ricordando che il giallo-verde va al centro ed è il filo di messa a terra:
all’interno lasceremo una opportuna lunghezza e faremo un nodo per evitare
strappi; il giallo-verde va fissato ad un dado che stringe il trasformatore, un
filo passa al fusibile da qui al triak (collegamento in serie) quindi alla
morsettiera; l’altro va direttamente alla morsettiera, dove sono collegati i
due fili sottili del trasformatore: sono entrambi , l’alimentazione a 220
volts. La spia verrà qui inserita in parallelo.
Attenzione
a non togliere ai conduttori, più isolante del necessario, far sì che tutta la
sezione del filo di rame sia ben inserita nei morsetti, serrare bene le viti.
Per
ultimo acquisteremo in ferramenta, del filo di acciaio armonico, (quello usato
per fare le molle), da 1 mm2 di sezione; 7 cm ripiegato sulla metà a
”V” sono sufficienti per un buon “pennino”; il vertice ben stretto si
presta per la scrittura, uno più ampio per il disegno, mentre con uno più
lungo potremo tagliare il polistirolo.
Occorrerà
non spingere molto sul pennino, perché quando è incandescente tende ad
indebolirsi.
Evitare
di sostituire il filo con sezioni di diametro maggiore; sovraccaricheremo
inutilmente il trasformatore, senza più arrivare all’incandescenza…
…Ed
ora buona attività di "Mani Abili..."
Sant’Angelo
in Vado 8.11.1998
Peppe
Dini