ETICA E ECOLOGIA 

Relazione tenuta a Tolentino il 21.10.05 in occasione del Santo Patrono S. Catervo da Giuseppe Dini

LABOREM EXERCENS 1981

 

Lo sviluppo dell’industria e dei diversi settori con essa connessi, fino alle più moderne tecnologie dell’elettronica specialmente nel campo della miniaturizzazione, dell’informatica, della telematica ed altri, indica quale immenso ruolo assume, nell’interazione tra il soggetto e l’oggetto del lavoro (nel più ampio senso di questa parola), proprio quell’alleata del lavoro, generata dal pensiero umano, che è la tecnica. Intesa in questo caso non come una capacità o una attitudine al lavoro, ma come un insieme di strumenti dei quali l’uomo si serve nel proprio lavoro,

 

la tecnica è indubbiamente un’alleata dell’uomo. Essa gli facilita il lavoro, lo perfeziona, lo accelera e lo moltiplica. Essa  gli favorisce l’aumento dei prodotti del lavoro, e di molti perfeziona anche la qualità. E’ un fatto, peraltro, che in alcuni casi la tecnica da alleata può trasformarsi quasi in avversaria dell’uomo, come quando la meccanizzazione del lavoro « soppianta » l’uomo, togliendogli ogni soddisfazione personale e lo stimolo alla creatività e alla responsabilità; quando sottrae l’occupazione a molti lavoratori prima impiegati, o quando, mediante l’esaltazione della macchina riduce l’uomo ad esserne servo.

Se le parole bibliche « soggiogate la terra », rivolte  all’uomo sin dall’inizio, vengono intese nel contesto dell’intera epoca moderna,…. allora indubbiamente  esse racchiudono in sé anche un rapporto con la tecnica, con quel mondo di meccanismi e di macchine, che è il frutto del lavoro dell’intelletto umano e la conferma storica del dominio dell’uomo sulla natura.

 

Ma cosa significa soggiogare?

Genesi 1, 26 e seguenti

E Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».

          27Dio creò l’uomo a sua immagine;

           a immagine di Dio lo creò;

           maschio e femmina li creò.

          28Dio li benedisse e disse loro:

          «Siate fecondi e moltiplicatevi,

          riempite la terra;

          soggiogatela e dominate

          sui pesci del mare

          e sugli uccelli del cielo

          e su ogni essere vivente,

          che striscia sulla terra».

 

Genesi 2,15

15Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse.

E’ il compito di custode attento e scrupoloso che viene affidato all’uomo affinché non sperperi le risorse della terra, ma la conservi con attenzione per far sì che essa sia condivisa con tutti i popoli.

Quindi il dominare la terra, non può essere troppo sbrigativamente interpretato, quasi che corrispondesse a quello realizzato  mediante il potere della tecnica.

 

Infatti Giovanni Paolo 2°, in tal senso dice: “Il dominio accordato dal Creatore all’uomo non è un potere assoluto, né si può parlare di libertà di “usare ed abusare “ o di disporre delle cose come meglio aggrada. La limitazione imposta dallo stesso Creatore fin dal principio ed espressa simbolicamente con la proibizione di  “mangiare il frutto dell’albero” (cfr. Gn 2,16s) mostra con sufficiente chiarezza che nei confronti della natura visibile, siamo sottomessi a leggi non solo biologiche ma anche morali che non si possono impunemente trasgredire”.

 

Ed il teologo Leonardo Boff 1996 Avvenire sostiene che dobbiamo:

Recuperare la dimensione del “sacro”. Perché solo il sacro può porre limiti alla voracità del Potere. Se non ritroviamo queste due dimensioni forse sarà difficile rispettare la terra . Gli indiani dicevano che lo Spirito dorme nella pietra, sogna nei fiori, si sveglia negli animali...Ecologia, teologia e spiritualità non sono più inscindibili. Riscopriamo le nostre radici planetarie, le dimensioni cosmiche.

 

Tutti siamo connessi, tutte le cose sono articolate, costituiamo un’unica identità: non c’è differenza tra l’Uomo e la Terra, sono la stessa cosa. L’uomo è la Terra, mentre sente, mentre venera. Noi siamo Terra.

 

Terra e creazione intesa come madre, quasi ad essere attenta e provvida dispensatrice delle materie e risorse che servono a noi figli per poter vivere.

 

Basta ascoltare la Tv o leggere i giornali che fatti recenti come il fenomeno della i mutamenti climatici, la manipolazione genetica delle piante destinate all’alimentazione, della mucca pazza o nel passato più recente l’uso di prodotti tossici, lo scoppio di reattori nucleari,  ci mettono tutti in allarme e ci fanno interrogare sui rischi di interventi tecnici fini a se stessi, o peggio realizzati per pura speculazione e guadagno.

 

“La nuova tecnologia costringe la nostra generazione a trovare le fondazioni delle grandi norme morali, e a porsi così gli interrogativi decisivi sulla natura dell’uomo.

E’ su questo grave problema che occorre puntare la nostra attenzione, perché è qui che si fa chiarezza sulle verità primordiali e si svelano le ricchezze segrete dei popoli. Proprio il grande rischio connesso con la potenza tecnologica ha risvegliato nelle coscienze il ricordo e la nostalgia della «sapienza» e ha costretto gli stati a ricordarsi dei primari valori morali della nostra civiltà.” Papa ai giovani a Ravenna dopo Chernobyl

 

“La protezione dell’ambiente è anche una questione etica a motivo delle forme recenti assunte dallo sviluppo, che non sempre tiene in dovuta considerazione l’uomo e le sue esigenze. C’è una responsabilità da non dimenticare ed è quella  relativa non solo all’uomo di oggi, ma anche a quello di domani: ogni generazione infatti, “guadagna  o sperpera a vantaggio  o a danno della successiva”  Giovanni Paolo 2° 5.6.86

 

I beni della terra non sono riservati a pochi o a gruppi sono destinati a tutta l’umanità. Destinazione universale dei beni della terra

 Eppure non è così: oggi l’85% delle risorse mondiali sono in mano al 20% della popolazione (i paesi occidentali per la maggior parte). Si assiste così ad un fenomeno strano che i paesi del terzo mondo pur essendo proprietari di enormi risorse, sono schiacciati da un pesante debito nei confronti dei paesi industrializzati, debito che aumenta sempre di più e la cui responsabilità cade direttamente su di noi. Per esempio il Cile..

E ancora l’assurdo è che per cercare di pagare il proprio debito sono costretti a svendere proprio le loro risorse. La Malesia ha distrutto tutta la sua foresta di legname pregiato per contenere inutilmente il suo debito.

Domandiamoci quale aiuto diamo ai paesi più poveri.

 

Nota CEI sull’agricoltura del 19 marzo 2005

Il rapporto con l’ecologia
12.  La città, che continua a espandersi, non deve violare il mondo agricolo, ma deve rispettarne terreni e spazi. Essa si deve piuttosto intrecciare in modo positivo con l’habitat agricolo, affinché le diverse esigenze non si scontrino tra loro, consentendo al territorio agricolo di essere un luogo diversamente caratterizzato rispetto alla città, uno spazio più vivibile e qualitativamente più elevato, sempre però organicamente connesso con lo spazio urbano.
 La crisi di taluni stili di vita cittadina ha in buona parte rovesciato la direzione di una rincorsa che per lungo tempo è stata quella del mondo rurale verso i modelli urbani.
Il crescere di una generalizzata coscienza ambientale è un’occasione importante per il mondo agricolo, poiché favorisce un processo in cui esso può diventare un riferimento per le culture urbane che vanno alla ricerca di una migliore qualità della vita.
Per questo è di importanza fondamentale che il mondo rurale ritrovi pienamente nuovi e più avanzati equilibri con l’ambiente naturale.
Verso ciò conducono non solo le politiche agricole, ma pressioni della stessa cultura agreste e montana, desiderosa di non perdere, anzi di rivitalizzare, valori basilari, nonché opportunità di nuovo sviluppo come quelle offerte dai mercati della qualità e dell’agricoltura multifunzionale.”

 

CEI Messaggio per la giornata del ringraziamento 2003 dedicato all’acqua

“L’estate del 2003 ha fatto assaggiare anche al nostro paese il significato di quella crisi idrica che in molte aree è già da tempo realtà quotidiana: quasi un miliardo e mezzo di persone non ha accesso all’acqua in quantità adeguata, più di due miliardi non dispone di servizi sanitari adeguati e la mancanza d’acqua igienicamente affidabile ha determinato più di due milioni di morti per dissenteria nel solo 2000…

…E’ il ruolo fondamentale dell’acqua anche per l’agricoltura e per l’approvvigionamento alimentare: già adesso in numerose località l’abbassamento delle falde rende difficile l’irrigazione, creando seri problemi per la produzione di cibo…

“L’acqua è una necessità fondamentale per la vita: Occorre assicurare a ciascuno l’adeguata fornitura d’acqua di buona qualità…

Occorre allora riconoscere un vero e proprio diritto all’accesso all’acqua di tutti gli esseri umani (Diritto o bisogno distinzione giuridica).

Lo stato deve essere Amministratore responsabile delle risorse delle persone, che deve gestire in vista del bene comune e le privatizzazioni devono avvenire all’interno  di un chiaro quadro legislativo, che permetta ai governi di assicurare che l’intervento privato protegga in effetti l’interesse pubblico.”

 

(Necessità di chiarezza come è stato GP 2 nel discorso quaresimale 1993

“Quando i beni della terra non sono rispettati, si agisce in modo ingiusto ed anche criminale, perché le conseguenze sono miseria e morte per molti fratelli e sorelle”)

 

 

 

Philip Schmitz Teologo  Intervento su “Etica e politiche ambientali” 2005

La crisi ecologica appare, allora, come un vasto disordine che crea rovine e ruderi, che vengono lasciati in eredità alle generazioni presenti e future. Possiamo facilmente percepirlo quando passiamo per le strade e tra le case delle nostre città ed in qualche zona dei nostri paesi…

…I rifiuti rappresentano oggi, in effetti uno dei nodi più emergenti dell’ecologia nella nostra società industriale: lo ha dimostrato recentemente l’emergenza creatasi in Campania, ma anche le tensioni legate al problema dei rifiuti nucleari…

Anche nella nostra società altamente sviluppate, c’è una sgradevole divisione tra quelli che sono i protagonisti, i pensatori, che approfittano di una società e il gruppo di quelli che  portano il carico degli effetti indesiderati: ad essi si aggiunge poi un ultimo gruppo quello dei criminali, che non pensano molto e che cercano una via comoda per eliminare il rifiuto…

La rimozione dei rifiuti richiede in primo luogo la riconciliazione con la gente…  tendere le mani riconciliatrici in primo luogo a chi porta i pesi sgradevoli della produzione del progresso tecnico…Una volta chiarito che non dobbiamo vivere a spese di un gruppo possiamo affrontare anche il tema dei rifiuti.”


 L’ecologia è, oggi, una sfida e un valore, perché i mutati stili di vita, introducendo esigenze nuove e diverse opportunità, spesso purtroppo relegano in secondo piano i controlli sullo sfruttamento delle risorse energetiche e sullo smaltimento di rifiuti e scorie, mettendo a repentaglio l’equilibrio biologico e ambientale.

Lo sviluppo dei paesi occidentali ha come conseguenza una eccessiva accumulazione dei beni materiali, rende gli uomini schiavi del possesso e del godimento immediato, c’è la continua sostituzione di cose con altre più perfette o più attuali. D’altro canto aumentano i consumi, il consumismo, che comporta la produzione di sempre più scarti e rifiuti. Tutto ciò  rende più evidente anche  la realtà dei falsi bisogni artificiali solo perché imposti da mode futili o da appropriate pubblicità.

Oggi fra l’altro è proprio evidente che tutto questo sviluppo poi non porta effettivamente al benessere tanto decantato. Si assiste che aumenta il divario tra chi è ricco e chi più povero, aumentano i casi di emarginazione e solitudine sociale, i suicidi, sono evidenti i fenomeni di immigrazione, il degrado ambientale è sempre più prorompente…

 

E’ necessario perciò in queste realtà di sottosviluppo e di eccessivo sviluppo, che tutti noi  riflettessimo su cosa è e cosa significhi realmente un autentico sviluppo.

 

 

OGM

“Organismi geneticamente modificati: minaccia o speranza?”. E’ stato il tema di un seminario di studio organizzato in Vaticano, il 10 e l’11 novembre, dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. (“Reperire il maggior numero di dati sugli ogm studiandone le implicazioni in campo alimentare, commerciale, ambientale, sanitario, umanitario ed etico”: questo, si è letto nell’incontro, al quale hanno partecipato oltre 60 rappresentanti del mondo della scienza, della politica, dell’industria e del commercio, nonché degli organismi internazionali competenti.)

Tale iniziativa è stato profondamente voluta dal nuovo  Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, arcivescovo Renato Raffaele Martino, già delegato della Santa Sede all’ONU, tornando sulla questione dopo che indiscrezioni di stampa davano per certo l’appoggio agli ogm da parte della Chiesa, a motivo del fatto che questi potrebbero essere usati per debellare la fame nel mondo.

Una voce fortemente critica invece, si e’ alzata nel corso dei lavori del convegno da uno scienziato ed esperto della materia, il gesuita Roland Lesseps, promotore di un centro in Zambia per lo sviluppo di una pratica agricola non dipendente da pesticidi e sementi geneticamente modificati (va ricordato che la Zambia pur in forte crisi di produzione agricola, ha rifiutato un contributo di 50.000 milioni di dollari dagli USA, perché vincolati all’acquisto di ogm).

Il padre gesuita ha anche criticato l’organizzazione del convegno notando che “gli scienziati invitati sono troppo sbilanciati in favore degli ogm”.

“La nostra prospettiva teologica - ha detto padre Lesseps- si indirizza al rispetto di tutta la creazione di Dio, un rispetto che riconosce la sacralità e l’inviolabilità del valore dell’ordine cosmico. In conseguenza di ciò ogni modificazione genetica non può essere vista semplicemente come uno strumento tecnologico o economico nelle mani degli uomini”.

Che la questione nella stessa Chiesa fosse controversa lo dimostra anche l’ampio dossier pubblicato da “Promotio Iustitiae”, la rivista del Segretariato per la Giustizia Sociale della Curia Generalizia della Compagnia di Gesù (numero 79), che, sotto il titolo “Organismi geneticamente modificati: un dibattito”, tocca tutte le tematiche legate agli ogm, attraverso interventi basati sulle esperienze personali dei gesuiti, molti dei quali anche in qualità di scienziati ed esperti, in diverse parti del mondo.

Anche l’Agenzia Adista il 3 ottobre pubblicava una serie di interviste al missionario della Consolata p. Francesco Bernardi, ex direttore della rivista "Missioni Consolata", al saveriano p. Marcello Storgato, il comboniano p. Alex Zanotelli, alla responsabile dell'ufficio Giustizia e Pace della congregazione della Consolata suor Patrizia Pasini, a p. Piero Gheddo del Pime, mettendo in evidenza una diffusa contrarietà agli ogm, pur con alcune differenze di pensiero.

Ma allora le domande: E’ giusto brevettarli? Sfameranno il mondo? Sono dannosi? sono rimaste senza risposta?

Rispondo con il documento della Commissione pastorale della terra del Brasile, impegnata da tempo a contrastare l'uso di sementi transgeniche.

Brevetti

“…Il semplice fatto di brevettare esseri viventi già offende la coscienza umana, poiché la natura è un bene di uso universale e, per i cristiani, dono gratuito di Dio. …Quando attualmente si mettono sul mercato o si distribuiscono inizialmente gratis agli agricoltori sementi brevettate, sbaragliando così le sementi locali liberamente disponibili, si programma intenzionalmente la dipendenza e l'indebitamento.”

La fame nel mondo

“Eliminare la fame del mondo è l'argomento morale per giustificare fini che nulla hanno a che vedere con questo obiettivo… Tra le principali ragioni della fame nel mondo non c'è il dominio delle tecnologie, ma, al contrario, la distruzione delle forme contadine di produzione, la perdita dell'autonomia produttiva degli agricoltori, la mancanza di politiche pubbliche di appoggio agli agricoltori, la concentrazione del reddito e della terra e la mancanza di lavoro… La tendenza fin qui espressa è quella ad un crescente monopolio del mercato delle sementi e degli alimenti, a una maggiore dipendenza della produzione dai prodotti chimici e a una maggiore dipendenza degli agricoltori dalle grandi industrie…”

Sono pericolosi

Tra i principi etici sottolineiamo quelli della benevolenza, della giustizia sociale, della trasparenza e della precauzione.

Il principio della benevolenza. Questo principio esige che un determinato intervento sulla natura o sull'essere umano si giustifichi per il bene che può fare o per il fatto di essere l'unica possibilità di salvare vite o di combattere problemi cronici.

Il principio della giustizia sociale, nel caso di innovazioni tecnologiche di massa e di alto impatto sociale, ci porta a interrogarci su chi sarà beneficiato e su chi verrà danneggiato. Ora, nel caso concreto dei transgenici, è un piccolo gruppo di grandi imprese che sarà grandemente beneficiato, con grave danno per l'agricoltura familiare.

Il principio della trasparenza esige il massimo di informazioni alla popolazione prima dell'introduzione di massa di tecnologie ad alto impatto e meccanismi di decisione democratica rispetto ad esse. Le grandi imprese usano un altro metodo: il fatto consumato. Oltre a ciò, il consumatore ha diritto di scelta, per ragioni religiose, filosofiche, culturali, etiche o per raccomandazione medica. Questo esige l'etichettatura totale di alimenti transgenici…

Il principio della precauzione … acquista speciale risalto e grande autonomia nella questione dei transgenici, essendo già incorporato alla legislazione di vari Paesi e nel diritto internazionale attraverso il Protocollo di Cartagena. Questo principio implica:
l'onere della prova spetta al proponente dell'attività, cioè spetta all'impresa che propone la liberazione del transgenico nell'ambiente garantire sulla sicurezza alimentare ed ambientale del prodotto che sta collocando sul mercato; la non evidenza immediata di possibili danni non deve servire come motivo per rimandare o non realizzare ricerche e test rigorosi di biosicurezza…;
nella valutazione di rischio, devono essere considerate e confrontate un numero ragionevole di alternative prima di optare per l'utilizzazione di massa di tecnologie a rischio;
la decisione deve essere democratica, trasparente, informata e cosciente con la partecipazione di tutti gli interessati. Non può esserci imposizione totalitaria di una impresa o di un unico settore della società...”

E’ evidente in questo caso che esiste una spaccatura tra la gerarchia ecclesiale e la propria base.

, va auspicato che ci si impegni concretamente e sempre di più, su tutte le tematiche ambientali,  anche come persone che credono in Dio Creatore o che condividono gli stessi ideali di tutela della Creazione, dato che le problematiche ecologiche ci coinvolgono sempre più  da vicino,  per dare non solo risposte scientifiche, ma soprattutto etiche ed operative per il bene nostro e di tutti i nostri discendenti.

 

 

 

Dobbiamo svolgere una intensa opera educativa sul settore ecologico inteso nella sua intera sfacettatura a me piace dire a 360° è anche ciò che sostiene il Papa congratulandosi con chi è impegnato per la tutela ambientale e almeno tre sono  gli aspetti che dobbiamo considerare maggiormente:

 

La prima consiste nella convenienza di prendere crescente consapevolezza  che non si può  fare impunemente uso delle diverse categorie di esseri, viventi o inanimati  - animali, piante, elementi naturali - come si vuole, a seconda delle proprie esigenze economiche. Al contrario, occorre  tener conto della natura di ciascun essere  e delle sua mutua connessione in un sistema ordinato, ch’è appunto il cosmo.

 

La seconda considerazione, invece, si  fonda sulla constatazione, si direbbe più pressante , della limitazione delle risorse naturali, alcune delle quali non sono come si dice rinnovabili. Usarle come se fossero inesauribili, con assoluto dominio, mette seriamente in pericolo la loro disponibilità non solo per la generazione presente ma soprattutto per quelle future.

 

La terza considerazione si riferisce direttamente alle conseguenze  che  un certo tipo di sviluppo ha sulla qualità qualità della vita nelle zone industrializzate. Sappiamo tutti che risultato diretto o indiretto dell’industrializzazione è, sempre più frequente, la contaminazione dell’ambiente, con gravi conseguenze per la salute della popolazione.

Dalla Sollicitudo rei socialis 1987

 

 

E qui il nostro Papa GP2° forte e coraggioso, non è titubante quando in occasione del discorso Quaresimale del 1993 dichiara che

Quando i beni della terra non sono rispettati, si agisce in modo ingiusto e anche criminale, perché le conseguenze sono miseria e morte per molti fratelli e sorelle.

 

E’ evidente inoltre che uno sviluppo industriale anarchico e l’impiego di tecnologie che rompono gli equilibri naturali hanno causato ingenti danni all’ambiente, provocando gravi catastrofi. Corriamo il rischio di lasciare in eredità alle generazioni future, in molte parti del mondo, il dramma della sete e del deserto.

 

Mentre da Erice in Sicilia1993 in occasione dell’incontro con gli scienziati mondiali afferma che siamo di fronte ad un olocausto ambientale.

 

Cosa possiamo fare?

Due esempi importanti di approccio verso la natura nella Chiesa ci vengono dal passato:

i Benedettini che grazie alla loro regola, sono riusciti a diffondere le forme di sfuttamento delle energie rinnovabili quali l’acqua ed il vento con i mulini a ritrecina, “i roteci” e i mulini a vento, entrambi portati dalla Francia. Ho avuto modo inoltre di vedere un loro antico regolamento, quello dell’area di Vallombrosa e Camaldoli, dove ogni frate aveva come preciso compito durante l’anno di piantare un certo numero di alberi, che oggi fanno la magnificenza del Parco del Casentino.

Un rapporto quindi creativo verso la creazione, rispettoso dei suoi ritmi, che facilita la sua diffusione per ancor essere meglio a servizio dell’uomo stesso

 

I Francescani: basta prendere la preghiera delle creature per accorgerci di come ciascuna viene ringraziata e lodata, frate foco, frate vento, sorella acqua frate lupo…

Un approccio ambientale legato quindi al rispetto e alla considerazione di tutte le componenti della natura

 

La creazione che non è solo da sfruttare, ma serve anche per stupirci, da ammirare e contemplare

Il Papa in visita a Zamosc in Polonia la sua patria

Qui sembrano parlare, con una potenza eccezionale, l’azzurro del cielo, il verde dei boschi e dei campi, l’argento dei laghi e dei fiumi. Qui suona in modo particolarmente familiare, polacco, il canto degli uccelli. E tutto ciò testimonia l’amore del Creatore, la potenza vivificante del suo Spirito e la redenzione operata dal Figlio per l’uomo e per il mondo. Tutte queste creature parlano della loro santità e della loro dignità, riacquistate quando colui che fu «generato prima di ogni creatura» assunse il corpo da Maria Vergine.

Se oggi parlo di tale santità e di tale dignità, lo faccio in spirito di rendimento di grazie a Dio, che ha compiuto opere così grandi, per noi; allo stesso tempo, lo faccio in spirito di sollecitudine per la conservazione del bene e della bellezza elargita dal Creatore. Esiste, infatti il pericolo che ciò che fa così gioire l’occhio ed esultare lo spirito, possa subire la distruzione.

 

In un articolo dedicato agli scout sostengo che

 Il naturale risultato di questa costante vicinanza con la natura, non può non essere spirituale: non per niente BP parla di religione dei boschi. Conoscere la natura, significa entrare nei suoi meccanismi, capire il significato dei suoi ritmi, prendere coscienza dell'importanza che anche i piccoli organismi pur apparentemente insignificanti, hanno nella vita della nostra TERRA.

L'uomo che sa apprezzare il profumo di un fiore, i suoi variopinti colori, il canto di un uccello, che sa estasiarsi ad un tramonto, rasserenarsi al gorgoglio di un ruscello, sa anche "...rendersi conto che la felicità si conquista superando le difficoltà, ma che la vita è vuota e insoddisfacente se si lavora solo per se stessi: che il servizio per gli altri dà la più grande ricompensa..." (BP Taccuino pag 73)

Lo scout ormai adulto, cittadino formato, può così oggi impegnarsi socialmente, rivedere il suo "stile di vita" e quello dei suoi simili, battersi per difendere la sua stessa vita minacciata direttamente dall'inquinamento, dalla distruzione dell'ambiente, dallo sviluppo sfrenato accaparratore di risorse destinate anche alle generazioni future. Sa capire che "quando si discosta dal disegno di Dio Creatore, l'uomo, provoca un disordine che inevitabilmente si ripercuote sul resto del creato."( G. P. II° 1.1.90 ) Sa capire "che la crisi ecologica pone in evidenza l'urgente necessità morale di una nuova solidarietà specialmente nei rapporti con i paesi in via di sviluppo e i paesi industrializzati. (ibidem)

Perciò mai come oggi, c'è l'immediata necessità " EDUCARE ALLA RESPONSABILITÀ ECOLOGICA", che per noi scouts significa riaffermare concretamente i valori indicati da BP:

scienza e religione dei boschi, libro della Natura, attraverso il quale passa l'educazione dei nostri ragazzi ed il cui autore è lo stesso Dio Creatore.

 

Gli stessi Vescovi Lombardi nel loro documento dedicato all’ambiente  sostengono che è importante utile proporre ai giovani una catechesi ecologica in modo particolare negli oratori e nei gruppi scouts.

 

E noi adulti che cosa possiamo fare di concreto:

Prima di tutto siamo invitati a cambiare i nostri stili di vita, i nostri comportamenti che necessariamente poi agiscono sullo sviluppo e sullo sfruttamento delle risorse.

Nella Sollicitudo Rei socialis il Santo Padre li definisce “strutture del peccato”, nel senso che ormai comunemente sono atteggiamenti perversi consolidati, che fra l’altro sono veicolo di trasmissione di altri errori e soprattutto condizionano la condotta di noi uomini.

I più caratteristici sono “la brama esclusiva del profitto, la sete del potere, evidenziati spetto dalla frase, a qualsiasi prezzo”;

altri diventano più idolatrati, quali il denaro, l’ideologia, la classe, la stessa tecnologia;

altri ancora sono comunemente entrate nel nostro vivere quotidiano che quasi non ci facciamo più caso, come le raccomandazioni, le bustarelle, l’evasione fiscale…

 

E qui occorre sostenere che Ci si impegna poco per salvaguardare le condizioni morali di un’autentica “ecologia umana”

Sono le parole del Papa nella enciclica Centesimus annus 1991, dove ancor più chiaramente ci invita a cambiare abitudini di consumo e stili di vita

 

Inoltre in questo documento sottolinea:

Il  sistema economico non possiede al suo interno criteri che consentano di distinguere correttamente le forme nuove e più elevate di soddisfacimento dei bisogni umani dai nuovi bisogni indotti, che ostacolano la formazione di una matura personalità. E’, perciò, necessaria ed urgente una grande opera educativa e culturale la quale comprenda l’educazione dei consumatori ad un uso responsabile del loro potere di scelta, la formazione di un alto senso di responsabilità dei produttori. e, soprattutto, nei professionisti delle comunicazioni di. massa, oltre che il necessario intervento delle pubbliche Autorità.

 

Fare un cenno al Boicottaggio, al consumo critico, al Commercio equo

 

In proposito, non posso  ricordare solo il dovere della carità, cioè il dovere di sovvenire col proprio <<superfluo>> e, talvolta, anche col proprio <<necessario>> per dare ciò che è indispensabile alla vita del povero. Alludo al fatto che anche la scelta di investire in un luogo piuttosto che in un altro, in un settore produttivo piuttosto che in un altro, è sempre una scelta morale e culturale.

 

Dire sponsorizzazioni dubbie, investimenti nelle armi, della Banca Etica

 

E nella nostra casa, nel nostro quotidiano?

Chiudere il rubinetto dell’acqua, raccolta differenziata, abbassare il termostato…

Dire dei Vescovi tedeschi

 

E’ ormai tempo che “tutti siamo responsabili di tutti” il Papa ai diplomatici gennaio 2000.

I Care diceva don Milani, Mi interesso che è il contrario di ciò che sentiamo oggi

Lascia perdere, non intrometterti, ma per cosa lo fai, quante volte lo abbiamo sentito dire o lo abbiamo detto: è tempo di cambiare strada.

Se lo fanno i non cristiani, tanto più dobbiamo interessarci noi del nostro creato, proprio in virtù della nostra fede in Dio Creatore. Messaggio della giornata della Pace del 1990

 

Decalogo di un gruppo di giovani ebrei e cristiani Tedeschi

 

IL DECALOGO DELL’ECOLOGIA

E’ stata una felice idea di un gruppo di giovani ebrei e cristiani di diversi paesi, riuniti per un convegno sull’isoletta di Halling Hooge presso le coste settentrionali della Germania. Partendo dalla lettura del primo capitolo della “Genesi”, questi giovani hanno studiato il tema della responsabilità dell’uomo di fronte alla creazione ed hanno esaminato i vari aspetti della crisi ecologica del nostro tempo. Quale frutto delle loro ricerche e delle loro riflessioni hanno formulato i “dieci comandamenti ecologici” qui riportati.

¨Io Sono il Signore Dio vostro, creatore dei cieli e della terra. Ricordatevi che siete miei collaboratori nella creazione, perciò abbiate cura dell’aria, dell’acqua, della terra, delle piante, degli animali, come se fossero per voi fratelli e sorelle.

¨Sappiate che nel darvi la vita io vi ho dato la responsabilità, la libertà e risorse limitate.

¨Non rubate sul futuro; onorate i vostri figlioli, dando loro la possibilità di vivere.

¨Inculcate nei vostri figli l’amore per la natura.

¨Ricordate che l’umanità può utilizzare la tecnologia, ma non può ricreare la vita che è stata distrutta.

¨Organizzate dei gruppi di pressione nella vostra comunità per prevenire catastrofi.

¨Eliminate tutte le armi che producono una distruzione irreversibile nelle fonti di vita

¨Siate autodisciplinati fin nei minimi particolari della vostra vita.

¨Nel giorno settimanale del vostro riposo trovate il tempo per vivere con la natura e non per sfruttarla.

¨Ricordatevi che non siete i proprietari della terra, ma solo custodi.

   

La risposta a tutto ciò, ci viene espressamente dal nostro riappropriarci il compito di attenti custodi della terra e di tutte le sue risorse e dal nostro credere in Dio Creatore.

 Solo così facendo potremo proclamare  le parole di Isaia:

 

 

“Allora il deserto diventerà un giardino

e il giardino sarà considerato una selva.

Nel deserto prenderà dimora il diritto

e la giustizia regnerà nel giardino.

Effetto della giustizia sarà la pace,

frutto del diritto

una perenne sicurezza”. (Is, 32,15-17)

 Ambiente