Dai
nostri lettori
I
recenti dossier "Dove va la scuola italiana?" hanno suscitato grande
interesse nei nostri lettori e li hanno stimolati a scriverci; pubblichiamo
alcuni stralci della lettera di Giuseppe Dini, docente di Ed. Tecnica a
Fermignano, che mette in luce ulteriori aspetti del tema.
Tecnologia
o Educazione Tecnica?
L'Educazione Tecnica, che prima aveva tre ore
di insegnamento in ciascuna classe, con la riforma cambia nome in Tecnologia
diventando un'ora dell'area matematica scientifica, in attesa delle future
modifiche delle classi di concorso che rivedranno i titoli per gli accessi delle
discipline. Nel frattempo che farne di questi docenti defraudati del loro
insegnamento?
Potranno insegnare l'ora di tecnologia e le
due ore di laboratorio facoltativo o anche informatica.[...] Nessuno dal
ministero ha ancora spiegato perché Educazione tecnica sia sparita
dall'ordinamento scolastico.
Una
riforma del "Saper fare" che cancella proprio la disciplina del
realizzare; ma d'altra parte questa è una riforma delle sigle, delle parole,
del sembrare, una scatola vuota lasciata riempire da ciascun collegio docenti,
con la pretesa dell'apparire invece di essere. Certo i pseudo pedagogisti che
hanno preparato il tutto, e qui una parte di responsabilità va anche ai
tentativi meno recenti della riforma Berlinguer De Mauro, proprio non hanno
pensato alla perdita culturale che si ha cancellando questa disciplina; mentre
in altre nazioni viene aggiunta al curricolo
scolastico (ultime in ordine temporale l'Argentina e Belgio), noi la
togliamo, la facciamo regredire di oltre 40 anni, a quando era facoltativa e si
chiamava "Applicazioni Tecniche", distinta per sesso, di tipo
esclusivamente manipolativo, vi si faceva oggettistica in legno e metallo,
ricamo e cucito, economia domestica (stessi voci che si hanno nelle Indicazioni
Nazionali della attuale riforma). Questi esperti l'hanno confusa con
l'informatica e siccome, giustamente, quest'ultima deve essere uno strumento
utilizzato da tutte le discipline, hanno ritenuto l'Educazione Tecnica un
sovrappiù.
Probabilmente
non hanno riflettuto sul fatto che esiste la tecnologia dei materiali, degli
impianti, delle costruzioni, della grafica, delle informazioni, delle attività
colturali, della conservazione degli alimenti, dei trasporti, delle fonti
energetiche, dell'impatto dell'uomo sull'ambiente.
Sì,
Educazione Tecnica è una disciplina eclettica per eccellenza, non racchiudibile
nella sola informatica, capace di dare non solo informazioni culturali
specifiche, ma di far apprendere la bellezza dell'approccio teorico attraverso
le esecuzioni di esperienze pratiche. Non un manualismo fine a se stesso, ma una
attività didattica capace di far riflettere, progettare, realizzare, calcolare,
verificare, collaudare.
Ecco
che allora anche il semplice smontare un vecchio elettrodomestico, non è solo
un recupero di pezzi (importante già di per sé dal punto di vista ecologico)
ma è anche il capire come funziona, conoscere le soluzione adottate da chi l'ha
realizzato e progettato; una volta aperto e fornito di leggenda esso poi diventa
una bacheca didattica da mostrare.
La
stessa ecologia è affrontata attraverso i diversi sistemi che l'uomo ha
realizzato per migliorare la qualità dell'ambiente in cui vive: l'impianto di
potabilizzazione, quello di depurazione, il sistema di abbattimento dei fumi di
una fonderia, il recupero energetico e le fonti di energia rinnovabile, gli
apparecchi utilizzati per avere dati ambientali.
Gli
insegnanti di Educazione Tecnica, da quando questa è stata istituita nel 1976,
hanno poi sempre portato i ragazzi a visitare stabilimenti produttivi, centrali
energetiche, uffici comunali e per il lavoro, aziende agricole, stabilimenti di
produzione alimentare, creando così un concreto rapporto tra scuola e
territorio, tra quanto appreso nei banchi e la realtà.
Questa
riforma, eliminando Educazione Tecnica, propone un percorso di formazione
virtuale per ragazzi destinati solo alle scrivanie, che non sapranno più
riconoscere ne tenere in mano un utensile, che non avranno il coraggio di
smontare un qualsiasi apparecchio, ne la gioia di dire"questo l'ho fatto
io".
Un mio carissimo collega, sostiene che siamo destinati a sparire perché tanto non si aggiusterà più nulla, quando un apparecchio non funzionerà più, converrà comperarlo nuovo. Non so se arriveremo a questo, perché una società consumistica che si comporta in questa maniera, è poco rispettosa dell'ambiente, ma so che la disciplina che insegno è capace di far riflettere proprio sui lati negativi delle stesse tecnologie. Forse, l'attuale riforma scolastica, non vuole proprio questo.
Da Strumenti Cres febbraio 2005