Subito dopo
l’emanazione del Decreto Legislativo n. 59/04 che, in applicazione della legge
di Riforma (l.53/03), sotto forma di “Indicazioni Nazionali”, contiene
nell’Allegato C, oltre gli obiettivi specifici di apprendimento, il nuovo
quadro orario delle discipline da impartire nella scuola secondaria di I grado,
lo SNALS aveva denunciato tutte quelle criticità che, se non risolte
positivamente, avrebbero inevitabilmente compromesso l’attuazione della nuova
riforma scolastica.
La prima criticità rilevata, per quanto riguarda la scuola secondaria di
I grado, si riferisce al monte orario annuale obbligatorio che da 990 ore scende
a 891 ore. Entrando, poi, nel merito delle singole discipline o degli attuali
gruppi di discipline, appare evidente il decremento di orario per il gruppo
letterario-storico-geografico (-50 ore annuali) e di quello delle lingue
straniere che non fa registrare un incremento dell’orario, tale da potere
soddisfare l’insegnamento di una seconda lingua, anzi viene addirittura
drasticamente ridotto il monte ore destinato all’insegnamento della lingua
inglese che, da 99 ore annue, laddove tale lingua veniva insegnata, si riduce a
54 ore.
Il successivo CCNI sulle utilizzazioni del 25 giugno 2004 e il documento
ministeriale prot. 1383, in pari data, sull'insegnamento delle lingue straniere,
hanno temporaneamente alleviato le problematiche sopra esposte, lasciando, però,
irrisolto il problema dell’incremento orario annuale.
Più grave appare l’azzeramento del monte orario destinato attualmente
all’insegnamento dell’educazione tecnica, che con la circolare applicativa
n. 29/04 , recupera, con il nuovo insegnamento della Tecnologia, 33 ore annue, a
fronte delle attuali 99 ore annue, nonostante il nuovo quadro orario di cui
all’Allegato C al Decreto includa tale nuovo insegnamento nel gruppo
matematico-scientifico. Questo gruppo disciplinare è l’unico che fa
registrare un incremento del monte orario, con una differenza positiva di 14 ore
annuali.
Il nuovo quadro orario, inoltre, distingue nettamente l’insegnamento
della matematica da quello delle scienze, facendo intravedere, quindi, un
diverso reclutamento del personale docente da destinare all’una e all’altra
disciplina, con prevedibili conseguenze, allorquando la Riforma andrà a regime,
sul personale docente attualmente impegnato su entrambe le discipline.
Se è vero che, a fronte della riduzione dell'orario obbligatorio di
circa 100 ore annuali, il decreto attuativo della Riforma, con riferimento al
primo ciclo d'istruzione e relativamente alla scuola secondaria di I° grado,
prevede un monte ore aggiuntivo di 198 ore annuali, è pur vero che tale
pacchetto (tradotto in orario settimanale) di 6 ore, ancorché come offerta
obbligatoria per la scuola, è affidato alla scelta facoltativa e opzionale
delle famiglie degli allievi.
Ciò, se da una parte sembra incrementare l'attuale orario obbligatorio
di 3 ore settimanali, dall'altra potrebbe essere del tutto aleatorio,
allorquando le famiglie decidessero di aderire al solo orario obbligatorio che
è di 27 ore settimanali, 3 in meno rispetto all’orario del precedente
ordinamento.
Certo, il quadro orario, così come delineato nel prospetto di cui
all’allegato C) al Decreto legislativo, non sembra corrispondere alle finalità
che hanno spinto l’attuale Governo a disegnare una nuova scuola. Pensiamo in
primo luogo al programmato rafforzamento dell'inglese e dell'informatica, nonché
ai propositi di collaborazione con l'industria. Del terzo proposito
probabilmente si parlerà allorquando verrà affrontata la parte della Riforma
relativa alla scuola secondaria superiore, ma degli altri due possiamo per il
momento registrare che l’orario da destinare alla lingua inglese, sia che si
tratti di alunni che abbiamo già avuto tale insegnamento nella scuola primaria,
sia, a maggior ragione, che abbiamo usufruito dell’insegnamento di un’altra
lingua comunitaria, non è sufficiente perché gli allievi escano dal primo
ciclo di studi con una preparazione adeguata. Tale preoccupazione ci viene dalle
riflessioni sui risultati conseguiti attualmente con l’apprendimento di una
sola lingua comunitaria e, per di più, per 3 ore settimanali.
Quanto all'informatica , mentre nella parte del Decreto legislativo che
riporta i contenuti di ciascuna disciplina, tra le altre, figura anche
quest'ultima, nel quadro orario, poi, di tale disciplina non si trova traccia.
Si ritrova, invece, come attività di laboratorio, nella circolare applicativa
dello stesso Decreto. Tant’è vero che tale attività, per quest’anno, se
avviata, ha trovato posto tra le discipline facoltative e opzionali.
Così come non si ritrova nel quadro orario la valorizzazione
dell’insegnamento dell’educazione fisica che, sempre la stessa legge,
afferma di voler promuovere.
Inoltre, l’abbattimento di ben 50 ore nell’insegnamento del gruppo
letterario-storico-geografico non può colmare le carenze nell’apprendimento
di tali discipline, oltretutto, segnalate
anche da recenti rilevamenti sulla valutazione degli alunni.
Discorso a parte quello dell’insegnamento dello strumento musicale,
oggi previsto in ordinamento, ancorché non generalizzato. Pertanto, tale
insegnamento anche se non più legato a un riferimento territoriale, non potrà
che proseguire nell’ambito delle attività facoltative e opzionali.
E’ evidente, quindi, che la partita delle risorse di organico e,
quindi, della salvaguardia delle titolarità e, ancor più, dei posti, si giochi
tutta sulle 198 ore annue aggiuntive, facoltative e opzionali.
Il Sindacato, raccogliendo l’opportunità di modificabilità del
decreto legislativo n. 59/94 ai sensi dell'articolo 1 comma 4 della Riforma,
aveva proposto che almeno la metà di esse (3 ore settimanali) venissero rese
obbligatorie anche per le famiglie, ancorché opzionali; con ciò si sarebbe in
qualche modo sanato il gap rispetto all’attuale orario settimanale di 30 ore.
D’altra parte, per la scuola primaria la C.M. 29/04 già prevede che
tale orario facoltativo (per questo segmento scolastico di 99 ore) deve
intendersi riferito all’intera quota annua, “in considerazione della
circostanza che, nella situazione attuale, ragioni organizzative e didattiche
suggeriscono di escludere la possibilità di utilizzare quote orario ridotte”.
Nella parte della circolare relativa alla scuola secondaria di I grado
non si ritrova, però, un’analoga affermazione, anzi si sostiene che “le
opzioni delle famiglie potranno trovare accoglimento, compatibilmente con le
risorse esistenti nell’ambito delle istituzioni”.
Inoltre, fatto ancora più grave, nella C.M. n. 29/04 relativa alle
iscrizione degli alunni alla prima classe della scuola secondaria di I grado, si
afferma disinvoltamente che la scelta opzionale da parte dei genitori può
riguardare anche il solo orario obbligatorio e, per quanto riguarda le 198 ore
facoltative, anche parte di esse.
La successiva C.M. n. 37/04, sulla determinazione degli organici per
l'anno scolastico 2004/2005, non ha certamente migliorato la situazione.
Proprio in considerazione di ciò le scuole devono essere maggiormente
motivate ad offrire agli allievi un’ampia gamma di opzioni, fra le quali anche
quelle del recupero e dell’approfondimento, con riferimento alle discipline
maggiormente sacrificate nel nuovo piano orario.
Ci riferiamo, in particolare, all’educazione tecnica ora educazione
tecnologica.
Per questa disciplina, oltre alle 33 ore che, anche a seguito di nostre
forti pressioni sul tavolo aperto dal Ministro, la CM 29/04 ha attribuito agli
attuali docenti di educazione tecnica, si potranno prevedere attività di
laboratorio, che riguarderanno innanzitutto l’informatica, ancorché non
promossa dal decreto a rango di autonoma disciplina, nonché altre discipline,
eventualmente in compresenza.
Resta ferma tuttavia, da parte nostra la volontà di richiedere, in sede
di modifica del decreto legislativo 59/04 l’ampliamento del monte orario annuo
da destinare alla tecnologia.
Altre criticità rilevate nel decreto attuativo della Riforma sono
l'introduzione del docente tutor e la possibilità di ricorrere a personale
"esperto" cui attribuire particolari discipline o attività.
Quanto all'introduzione del tutor che, in un primo momento era apparso a
tutti come nuova figura professionale che avrebbe potuto produrre una forma di
gerarchizzazione nell'ambito del corpo docente, la circolare applicativa del
decreto legislativo ha successivamente chiarito che non di nuova figura
professionale si tratta, bensì di una nuova “funzione” che un docente della
classe svolgerà, ma sempre nell'ambito del lavoro collegiale e in
collaborazione con tutti gli altri docenti della scuola.
Rimane, comunque, da vedere con quali sistemi e criteri sarà formato il
personale che dovrà svolgere tale funzione e, nell'ambito di quale orario di
servizio dovrà svolgerla, atteso che l’avvio “sperimentale e transitorio”
della funzione tutoriale apre nuovi spazi alla trattativa sindacale attualmente
in corso.
Quanto alla possibilità di ricorrere a personale "esperto", il
Sindacato ha fin dall'inizio denunciato l'introduzione di questo nuovo soggetto
formativo di cui la scuola non ha affatto necessità, dal momento in cui già
nelle attuali classi di concorso (circa 170) possono essere reperite tutte le
professionalità in grado di affrontare qualsiasi attività o insegnamento.
In considerazione di quanto sopra e in applicazione del disposto di cui all’art. 1, comma 4 della legge n. 53/04 di delega al Governo sulla Riforma dei cicli che recita: ... “ulteriori disposizioni, correttive e integrative dei decreti legislativi... possono essere adottate... entro diciotto mesi dalla data della loro entrata in vigore”, lo SNALS individua le seguenti aree d’intervento per gli emendamenti da apportare al Decreto Legislativo 59/04:
- ampliamento dell’area tecnologica,;
- ripristino delle tre ore per l’insegnamento della lingua inglese;
- obbligatorietà di almeno 3 ore delle ore facoltative opzionali;
- funzionamento del tempo prolungato, svincolato dall’attuale consistenza organica in campo nazionale;
- riconsiderazione dell’orario frontale d’insegnamento per il docente con funzione tutoriale.
Sulla scorta di quanto sopra, utile anche come scaletta delle assemblee, s’invitano le Segreterie Provinciali ad attivare un dibattito, coinvolgendo, oltre ai componenti del Settore Secondario, anche i singoli iscritti.
Sulla base delle risposte pervenute predisporremo le necessarie modifiche da apportare al Decreto Legislativo.
Ci sembra utile riportare qui di seguito il quadro orario, rispettivamente, del precedente ordinamento e del nuovo ordinamento proposto dalla riforma Moratti, relativamente alla prima classe della scuola secondaria di I grado.
I.a classe scuola media
Ordinamento precedente Nuovo ordinamento a seguito della riforma Moratti Orario settim. M. orario annuo M. ore annuo medio Differenza Religione 1 33 33 0
Italiano 7 231 203 Storia Ed. Civ. Geogr. 4 132 110 363 313 - 50
Lingua straniera 3 99 66 2.a.Ling. 54 inglese 120 + 21 Sc. mat. ch. e fis. 6 198 127 ma. 85 sci. 33 Tecn. Ed. Tecnica 3 99 297 245 - 52
Ed. Artistica 2 66 60 - 6 Ed. Mus. 2 66 60 - 6 Ed. Fis. 2 66 60 - 6
Totale ore 30 990 891 (1) (2) - 99
(1) Più 198 ore opzionali facoltative per le famiglie, ma la cui offerta è obbligatoria per la scuola. (2) Più 231 ore per assistenza mensa.
tratto da "Scuola Snals" Ed. Quadri del 19.10.04
LA
TECNOLOGIA È
UNA MATERIA DA SALVARE
È NECESSARIO
assecondare la naturale tendenza degli alunni all'operatività
(solo la scuola può insegnare correttamente a "saper fare"), ma per
realizzare validi progetti occorre
riprendersi quegli spazi che la riforma tende
a sottrarre.
Nessuno
di noi poteva prevedere, leggenda la legge n.53/2003 di riforma dell'istruzione,
che con i decreti attuativi di essa il Ministero procedesse ad una
rideterminazione, in senso riduttivo, del quadro orario, tanto da presentare
nella scuola secondaria di I grado il sacrificio di qualche disciplina.
Questa
scelta è dannosa per buona parte degli alunni, poiché salvo rare eccezioni -
ormai oggi essi studiano ed apprendono quasi esclusivamente in aula e quindi la
riduzione dell'orario comporta indubbiamente profonde modifiche peggiorative nel
processo di insegnamento e apprendimento, imposte dalla necessità di svolgere
in tempi brevi il programma previsto e di conseguire gli obiettivi assegnati. Lo
scadimento del profitto degli alunni a causa di tutto ciò può - al limite –
causare l’aumento degli insuccessi scolastici, e ciò è esattamente il
contrario di quello che tutti desideriamo.
Ma
quando la riduzione d'orario rasenta la soppressione di una materia ed anzi già
da subito le toglie la consolidata e necessaria autonomia, bisogna francamente
dichiararsi preoccupati per quello che può accadere agli alunni, ai docenti e
– in prospettiva – alla nostra stessa società.
Ci
stiamo riferendo all'educazione tecnologica, introdotta - con altro nome e altri
programmi - dalla legge n. 1859 del 1962, con il chiaro intento di proporre
nelle scuole medie l'uso corretto della manualità, cui da decenni i pedagogisti
riconoscevano la capacità di concorrere all'istruzione ed educazione degli
alunni, orgogliosi di quello che riescono a produrre con le proprie mani.
Infatti quante volte abbiamo visto i nostri figli e i nostri alunni mostrare i
propri disegni, le proprie costruzioni, gridando con forza: "questo l'ho
fatto io!"?.
Nel
corso del dibattito che precedette l'approvazione della legge n. 1859, con la
quale si soppressero le scuole di Avviamento professionale, fu detto
autorevolmente che la nuova scuola media doveva non solo completare l'istruzione
ed educazione di base, ma anche orientare gli alunni in merito alla scelta degli
studi secondari o di un'attività lavorativa: pertanto, accanto allo studio
delle discipline fondamentali (lettere, lingua straniera, matematica)
s'introdusse quello delle scienze dell'educazione musicale e dell'educazione
tecnica, e si trasformò profondamente quello dell'educazione artistica. A parte
le comprensibili resistenze iniziali di coloro che puntualmente rifiutano le
novità, la riforma ha avuto effetti largamente positivi, sia perché ha esteso
l'esercizio del diritto allo studio, sia perché ha rinnovato profondamente il
rapporto fra gli alunni e la scuola, che da allora ha notevolmente ampliato le
proprie offerte formative, a molte delle quali hanno dato un apprezzabile
contributo positivo i docenti di educazione tecnica.
Qual
è allora la ragione che ha indotto il Ministro a questa scelta dannosa per gli
alunni? Non pare che ve ne sia una, se si eccettua la volontà di ridurre la
spesa, congiunta al fatto che si è dovuto riservare un minimo di ore agli
insegnamenti che saranno introdotti nelle scuole dalle singole regioni o dai
consigli d'istituto.
A
questo punto è necessario levare un grido ben forte per protestare non solo
contro la riduzione del diritto allo studio e contro l'abbassamento del livello
di qualità della nostra scuola, ma anche per prevenire l'introduzione di
insegnamenti che oggettiva-
mente non possono contribuire ad arricchire culturalmente gli alunni, pur
soddisfacendo le ambizioni e i desideri degli amministratori locali.
Accanto
alle proteste ben argomentate, ricordiamo che questi rischi reali di
arretramento si eliminano programmando progetti realizzabili e suscettibili di
meritare l'attenzione e l'approvazione del Collegio dei docenti e del Consiglio
d'Istituto, nonché il favore degli alunni e delle famiglie.
A
titolo esemplificativo possiamo suggerire la creazione di progetti che si
giovino al massimo dei processi di informatizzazione e che abbiano per oggetto
lo studio del proprio territorio, della sicurezza (a scuola, in famiglia, per la
strada, negli stadi,
nei luoghi di divertimento), dei consumi, dei rapporti sociali, fino a culminare
nella stesura di motivate proposte da rendere di
pubblica ragione.
Nel
corso della esecuzione di tali progetti, gli alunni, singolarmente o in piccoli
gruppi, potranno eseguire lavori di vario genere, con i quali organizzare a fine
anno una mostra-mercato aperta al quartiere.
Siamo
convinti che il successo di questi progetti possa creare le premesse per
l'ampliamento di analoghe iniziative negli anni prossimi, in modo da assicurare
il pieno impiego dei loro autori.
Grazie
a questa rinnovata tensione si può contribuire non solo ad ottenere il recupero
di ciò che è quasi perduto, ma anche a creare negli alunni la coscienza che
imparare a "fare" è indispensabile per imparare a "saper fare
bene", con innegabili riflessi sul loro orientamento riguardo alle scelte
future.
Ricordiamo,
comunque, che l'art. 1, comma 4, della legge delega n. 53/2003 prevede la
possibilità di adottare disposizioni correttive e integrative dei decreti
legislativi, con il rispetto dei medesimi criteri e principi direttivi e con la
stessa procedura, entro diciotto mesi dalla loro entrata in vigore. Quindi v'è
tempo fino a settembre del 2005 per apportare miglioramenti al D.Lgs. 59/2004,
rendendo giustizia a coloro che vogliono salvare il livello di qualità della
scuola secondaria di primo grado attraverso l'insegnamento serio delle materie
che contribuiscono all'istruzione degli alunni e al loro orientamento riguardo
alle scelte future.
A
questi cambiamenti lo Snals darà certamente il proprio contributo di studio e
di azione, in perfetta aderenza con le richieste dei docenti e dei genitori.
Domenico A. Mongelli
tratto da "Scuola Snals" Ed. Iscritti del 21.10.04