La titolare dell’Istruzione: programmi nazionali e cultura del territorio. Tornano i voti, taglio alle scartoffie. Ai presidi facoltà di chiamata diretta

Gelmini: «Ecco come cambierò la scuola»

La rivoluzione del ministro: «Meno materie, test attitudinali, nuovo calendario scolastico e corsi intensivi ai docenti»

(Dalla prima pagina)

«Ne sono consapevole, ma voglio correre il rischio per avere la coscienza a posto», è la risposta della Gelmini. E tanto per gradire, ha scatenato una polemica per l'interpretazione data a una sua frase sulla competenza degli insegnanti meridionali.

La Gelmini elenca punto per punto come cambierà una scuola che oggi merita l'insufficienza, «un 5 che è dato dalla media tra chi meriterebbe 4 e chi meriterebbe la sufficienza piena». L'assunto di partenza è che la scuola non deve più essere un parcheggio per i figli, ma rivendicare la sua funzione formativa ed educativa. A cominciare dal 5 in condotta per chi non conosce le regole di comportamento: non 7, perché la condotta dovrà essere calcolata per la media e potrà portare alla bocciatura. E per gli insegnanti un avvertimento chiaro: dovranno fare più ore in cattedra. «Oggi le lezioni durano fino a 34 ore settimanali - spiega il ministro -: dovranno scendere a 27, ma che siano 27 "vere". E il limite delle 18 ore settimanali per gli insegnanti salirà, sottraendo ore agli impegni burocratici fuori dalle aule». Il motivo è dato dalla Finanziaria triennale varata dal governo, che prevede una riduzione di 87 mila dipendenti tra docenti e non docenti nel periodo 2009-2011. Poichè il 97\% del bilancio del ministero è impegnato dagli stipendi, il conto è presto fatto. In compenso, il 30\% dei risparmi derivati dai tagli sarà reinvestito in aumenti legati al merito: meno insegnanti , che lavorino di più e guadagnino di più. «Non è piacevole mettere in atto una cura così drastica - ammette il ministro -, ma la spesa è fuori controllo. Il problema è che non c'è tempo per la gradualità, dobbiamo voltare pagina in maniera brusca».

Brusco sarà anche il ritorno ai voti: i giudizi saranno solo un accompagnamento alla sintesi rappresentata dai numeri. E la semplificazione riguarderà anche le materie: «Oggi ce ne sono troppe, con un numero di ore di lezione eccessivo soprattutto se si lega al risultato. Gli studenti italiani sono quelli che stanno di più a scuola e poi nelle classifiche di rendimento sono al 37° posto nei Paesi occidentali. Dobbiamo centrare la formazione su italiano, matematica e lingua straniera; faremo delle scelte, nella riforma degli ordinamenti daremo la priorità ad alcune materie rispetto ad altre». Gli insegnanti dovranno adeguarsi. E siccome il pessimo risultato della formazione scolastica italiana è frutto della preparazione disastrosa certificata da organismi internazionali come l'Ocse-Pisa che indicano un livello gravemente insufficiente in regioni come Sicilia, Puglia, Calabria e Basilicata, il ministro annuncia «corsi intensivi per gli insegnati delle regioni che non raggiungono la sufficienza, per aumentare il livello qualitativo». La scuola non dovrà essere regionale, perché «i programmi devono prevedere alcune nozioni di base che devono essere uguali per tutti, ma poi si deve introdurre la cultura del territorio soprattutto per istituti tecnici e formazione professionale». E non sarà su base regionale nemmeno il reclutamento dei docenti. Ma le cose cambieranno ugualmente: saranno rafforzati i poteri e le responsabilità dei dirigenti scolastici, che potranno scegliere gli insegnanti per chiamata diretta. «Fare l'insegnante non è facile, non tutti sono in grado di farlo. Importante è garantire continuità didattica: non mi preoccupo della provenienza di un insegnante, ma della sua capacità educativa». Per misurare questa capacità la Gelmini annuncia l'introduzione di test attitudinali periodici che serviranno anche a definire gli aumenti di merito: proprio l'idea avanzata dall'ex ministro Berlinguer che si scontrò con la reazione corporativa degli insegnanti ..

Novità in arrivo anche per gli studenti immigrati, spesso in difficoltà di inserimento per la scarsa conoscenza della lingua che pregiudica lo studio di tutte le materie: «Gli stranieri devono avere una conoscenza adeguata dell'italiano, perciò introdurremo corsi intensivi anche pomeridiani. Se si fanno corsi di recupero per chi viene rimandato, perché non si possono fare per gli stranieri? Gli standard di conoscenza devono essere uguali per tutti, sennò si crea una discriminazione doppia: verso gli italiani e verso gli stranieri. Ma non faremo classi per immigrati, come in Spagna». Un ritorno generale alla severità? «A parte il fatto che una bocciatura non ha mai ammazzato nessuno, il buonismo di comodo è un danno enorme per i ragazzi. Serve rigore: l'insegnante non è un amico dell'alunno, e le famiglie non devono fare le sindacaliste dei ragazzi».

Quello tra famiglie e scuola è un rapporto delicato anche per quanto riguarda il caro-libri e il calendario scolastico. In linea con il concetto che la scuola non è «un parcheggio per i ragazzi», la Gelmini è intenzionata a spostare in avanti l'inizio delle lezioni: «Si può cominciare un po' più in là, siamo un paese turistico e la scuola non peggiora se inizia nella seconda metà di settembre. Ci stiamo pensando già per il prossimo anno. Gli studenti italiani sono quelli che stanno di più a scuola, e con meno profitto: è la prova finale del fallimento». E sui libri annuncia verifiche dell'Antitrust sulle case editrici. Se linea dura dev'essere, valga per tutti.

Ario Gervasutti

Edizione del 25 agosto 2008 del Gazzettino di Venezia

Educazione tecnica