Ministro  Letizia Moratti

MIUR

Viale Trastevere 76/A

00153 Roma

Sant’Angelo in Vado 14.08.04

Oggetto: Educazione Tecnica nella riforma

Signora Ministro,

mi permetto di riscriverle, a riguardo della riforma scolastica da lei attuata, in particolare per quanto concerne Educazione Tecnica per la quale le avevo inviato una raccomandata con ricevuta di ritorno, esattamente tre mesi fa e ricevuta al suo ministero il 19.05.04.

Le faccio presente che i 30 giorni previsti dalla 241/90 sono abbondantemente sorpassati e se le avessi chiesto un incontro, me lo avrebbe dovuto concedere entro 25 giorni, ma per me venire a Roma non è certo una passeggiata.

Non sto a ribadire i concetti da me già espressi nella citata raccomandata, ma vorrei proprio sapere il perché avete deciso di eliminare Educazione Tecnica.

Ho avuto modo di leggere dall’ANIAT, la relazione dell’incontro avuto da alcuni rappresentanti, con il Sottosegretario Aprea il 19 luglio 2004.

Mi ha profondamente offeso leggere “che occorre superare l’eccessiva frantumazione dei saperi, provocata dalle troppe discipline presenti nell'offerta formativa della scuola secondaria di 1°grado, causa certa della risultante scadente e lacunosa preparazione dimostrata dagli alunni in uscita. Occorre inoltre alleggerire e sfoltire i contenuti della Tecnologia -basta con quei volumi di 800 pagine -poveri alunni.” 

Così Ed. Tecnica è di troppo, è quella che ha libri troppo grossi. Ma non si è informata che è proprio Ed. Tecnica che  nella scuola porta i ragazzi sul territorio per visite didattiche, non gite passatempo, che fa laboratorio di attività pratiche legate all’apprendimento e che  invece scienze viene lasciata in secondo ordine a matematica per cui va bene se si fanno solo due ore su sei, che la maggior parte delle figure funzionali all’area tecnologica (computer e non solo) sono condotte da insegnanti di Ed. Tecnica e che noi possiamo far meno dei libri di testo, come più volte ho asserito e che fra l’altro quest’anno non ho adottato, dato che usiamo fare il quaderno della materia come una sorta di “Carnet” delle varie attività didattiche proposte.

Ho sempre sostenuto,  che la disciplina che insegno, all’interno del consiglio di classe è il play-maker, per le possibilità che ha di ampliare le vedute, di trattare argomenti diversi, di sviluppare aspetti particolari degli stessi temi trattati, di riuscire a concretizzare con più facilità i vari progetti didattici da realizzare, di orientare le varie discipline nelle diverse fasi progettuali e realizzative delle attività didattiche proposte.

La invito, in tal senso, a visitare in mio sito dedicato all’attività educativa www.educambiente.it per valutare come noi insegnanti di Ed. Tecnica operiamo.

Addebitare l’insuccesso della scuola, seppure indirettamente, ad Ed. Tecnica mi sembra veramente eccessivo. 

Una riforma, la sua, le cui radici appartengono anche al passato, che si esprime per il “saper fare”  e che eliminando Educazione Tecnica, uccide proprio  “l’arte del saper realizzare e del sentirsi realizzato, creativo”.

Perché  non valutare con senso critico, il fatto che la nostra scuola “ non mette più alla prova” i nostri ragazzi, ha difficoltà nell’imporre passaggi “difficoltosi”, ma utili a far diventare adulti i nostri allievi, che è diventata una scuola “buonista”, poco esigente e poco educativa, incapace di mettere i ragazzi di fronte alle loro evidenti responsabilità.

Per concludere la informo che,  come insegnante di Educazione Tecnica, per questo anno scolastico entrante, non mi prenderò alcun incarico oltre i limiti di orario previsti dai contratti vigenti,  farò in modo di non operare alcuna forma di collaborazione e inviterò tutti i colleghi a fare altrettanto.

Inoltre mi sto impegnando, con l’aiuto di un legale, affinché lei possa rendere conto delle spese da me sostenute finora per il mio aggiornamento (Quanto poco lo Stato, mio datore di lavoro, ha investito per me!), per gli strumenti da me acquistati ed utilizzati per le attività con i ragazzi, date le ridotte disponibilità della scuola ad investire nei laboratori.

A lei, che la stampa ha recentemente definito come il Ministro del dialogo, le chiedo risposte.

Essendo già superati i limiti di 30 giorni senza aver avuto comunicazioni, come ho già espresso nella prima parte di questa mia lettera,  con la presente la diffido formalmente a darmi delle risposte così come previsto dalla L. 241/90 e disposizioni vigenti, alle lettere da me inviate, entro l’inizio di settembre.

Invierò questa mia lettera anche agli organi di stampa, organizzazioni sindacali, colleghi.

Distinti saluti.

Giuseppe Dini 

Educazione tecnica