Al Vice Ministro

della Pubblica Istruzione

Mariangela Bastico

Viale Trastevere 76/A

00153 Roma

 

Sant’Angelo in Vado 07.10. 06

 

Oggetto: formazione docenti

 

Egregia Signora,

 sono un insegnante di Educazione Tecnica presso la scuola media di Fermignano PU, con 30 anni di servizio effettivo.

Le scrivo a proposito della formazione dei docenti nella scuola. Nel riconoscere importante per un docente la necessità di un continuo aggiornamento, non si può che ravvisare fino ad ora nell’amministrazione, deboli interventi in merito. Neanche l’iniziativa dell’ex ministro Berlinguer con il blocco del superamento dei gradoni legati all’obbligo di effettuare nell’anno 100 ore di aggiornamento servì ad incrementarlo; né tanto meno l’irrisoria cifra messa molto più recentemente a disposizione di chi si aggiornasse servì a tanto; oggi fra l’altro finita nel calderone della contrattazione decentrata rischia ancor più di affievolirsi e soprattutto di mancare l’effetto preposto.

Ora dato che moltissimi enti pubblici, privati e scuole di esercito e polizie varie, si sono attivati per il riconoscimento ai propri dipendenti, dei crediti formativi disponibili da spendere presso le università, sarebbe, a mio avviso auspicabile, che la scuola, che è dello stesso settore e fino a ieri l’università era gestita assieme all’istruzione, si attivasse in tal senso. Gli stessi sindacati si sono impegnati in merito, come lo Snals che gratuitamente aggiorna i suoi rappresentanti presso l’università di Perugia dando crediti spendibili presso la stessa università; così come la stessa CISL. Cosicché la scuola rimane indietro, superata da molte altre istituzioni. Perché non intervenire affinché riconoscere gli aggiornamenti effettuati dagli insegnanti presso gli enti riconosciuti, validi come crediti formativi presso le università? Fra l’altro si uscirebbe da quell’immobilismo cui soffre la nostra categoria, ci sarebbe la possibilità di avere personale disponibile anche ad altri tipi di insegnamento. A questo aggiungo che una direttiva dell’Unione Europea del maggio 2005, prevede per il professionisti iscritti agli albi l’equiparazione al quarto livello cioè al diplomato laureato.

Per quanto riguarda tutta la scuola credo che, al di là dei problemi economici ad essa legata e non trascurabili, sia importante che gli insegnanti possano essere contattatati in tal senso: la Francia lo ha fatto recentemente per ben  tre volte. C’è la necessità di vedere non solo dove va la nostra scuola, ma anche dove va questa nostra società i cui figli, nostri allievi, sono sempre più massicciamente bombardati da interessi futili e cagionevoli. Occorre proprio domandarsi cosa vogliamo formare: allievi culturalmente preparati o solo aumentare il numero di  quelli finiscono comunque il percorso scolastico? Cosa formare e come formare è dunque, a mio avviso un tema da sviscerare oggi alla luce dei cambiamenti sociali in atto, dando la possibilità a tutti i docenti di dire la propria opinione.

C’è anche la possibilità dell’uso di internet; realizzare dei forum ad hoc sarebbe una soluzione  conveniente, ma dovrebbero esserci moderatori che li leggano e sappiano trarne delle conclusioni, altrimenti non servono. A proposito sarebbe auspicabile che il sito del ministero contenesse degli indirizzi di posta elettronica di riferimento. Mi dispiace dirlo ma neanche l’Ufficio Relazioni Pubbliche lo ha.

Concludo con una nota  della mia regione, ma ho visto nel giornale Snals del 22 settembre che è un problema diffuso, tanto che se ne occupato il sindacato nazionale.

I corsi di abilitazione avviati in applicazione del DM 85/05 per il personale che ha prestato servizio 360 giorni nella nostra regione sono stati condotti dall’Università di Macerata. Ebbene non  solo sono effettuati in due anni non in un anno come cita il decreto, sono distribuiti in tre giorni la settimana e per arrivare a Macerata o Civitanova sede del corso per l’infanzia, dagli estremi delle Marche ci si impiega oltre 3 ore, con una quota, non trascurabile, di ben 1600 euro.  Risultato del tutto, è che l’università ha dovuto riaprire i termini di iscrizione perché mancavano gli iscritti.

Mi chiedo: perché non rivedere questo tipo di formazione e decentrarlo a livello provinciale al fine di assicurare a tutti la possibilità di partecipazione? Perché non considerare come tirocinio l’attività di insegnamento che si fa lavorando già nella stessa scuola, magari con qualche ora in più da fare, senza costringere a spostamenti assurdi? Fra l’altro molti aspetti essendo un corso di formazione all’insegnamento, sono di fatto comuni per le diverse tipologie scolastiche.

La ringrazio per la sua attenzione e resto in attesa di una sua comunicazione confidando nella sua disponibilità.

Giuseppe Dini

Docente di Educazione Tecnica

Istituto Comprensivo Statale

“Donato Bramante”

Fermignano

Educazione Tecnica