IL
BIOGAS A SCUOLA
Riprodurre
processi di degradazione naturale attraverso un piccolo impianto sperimentale.
Gli
impianti di depurazione
Una
visita didattica alla città di Cervia, alle sue storiche saline, al suo parco,
ma anche al suo sistema di depurazione cittadino delle acque reflue domestiche.
Una cittadina balneare che ha tenuto in maniera particolare alla sua vocazione
turistica, ricorrendo tra le prime città italiane, alla depurazione delle acque
di scarico, di 70.000 abitanti invernali fino a 300.000 residenti nel periodo
estivo. Un impianto particolarmente efficace e completo da meritarne la nostra
visita didattica.
Avevamo
iniziato in seconda ad interessarci degli scarichi
liquidi delle nostre abitazione per capirne i procedimenti costruttivi, la
destinazione, le fasi di degradazione dalla abitazione al sistema cittadino di
depurazione dei liquami fognari.
Non è certo facile parlare dei nostri scarti, ma rifacendoci ai
principi ecologici, dove la natura ci insegna a chiudere il ciclo, che un
eccessivo apporto di sostanze in un fiume, è legato alla sua capacità
autodepurante, che se tali sostanze pur essendo dei nutrienti sono in abbondanza
e così possono mettere in serio
pericolo l’equilibrio del sistema idrico che le
riceve, possiamo cogliere l’occasione per proporre un accattivante
stimolo didattico.
Nelle nostre abitazioni esistono due linee di scarico: una quelle delle
acque cosiddette chiare, che raccoglie tutte le acque dei lavelli, del bidè,
della doccia; l’altra è riservata al solo scarico del W. C. e viene definita
linea delle acque nere.
La prima dopo un passaggio, attraverso un semplice pozzetto degrassatore, cioè capace di trattenere eventuali grassi
in sospensione superficiale, presenti nell’acqua, viene direttamente smaltita
in fognatura.
La seconda, invece arriva ad una apposita cisterna chiamata fossa
biologica o settica, di cui la vasca
Imhoff costituisce una variante costruttiva. Esse sono realizzate in modo da
permettere lento deflusso del liquame, il quale, oltre a sedimentarsi sul fondo,
viene attivato da una fermentazione batterica, che determina una digestione
delle sostanze colloidali presenti e la conseguente chiarificazione del liquame
stesso il quale attraverso una apposita sezione della vasca, raggiunge la
fognatura. Il corretto funzionamento di questa struttura è legato
all’appropriato uso del W. C.. Infatti nella vasca non devono essere inseriti
gli scarichi della lavatrice: i detersivi presenti, dalla forte azione
antisettica, distruggerebbero i batteri presenti, col conseguente blocco dei
processi depurativi. Infatti è questo il motivo della separazione dello scarico
delle acque bianche. Inoltre è scorretto, considerare il gabinetto come una
scarico universale, dove mandare medicine e antibiotici scaduti, pannolini,
involucri di plastica, bastoncini a fiocco, cicche di sigarette; gli stessi
disinfettanti e deodoranti usati, possono mettere in seria crisi l’efficienza
batterica, con la conseguenza necessità di chiamare il servizio di autospurgo,
per svuotare la vasca e liberarla da eventuali intasamenti.
La pubblicità ci fa vedere sempre più spesso prodotti a base di
batteri liofilizzati, da introdurre attraverso lo scarico del gabinetto per
migliorare l’efficacia di quelli presenti nella fossa, indeboliti appunto da
scarichi anomali.
Attraverso una serie di canalizzazioni sotterranee distribuite in tutta
la città, le fognature, i liquami raggiungono l’impianto di depurazione.
Una visita ad un cantiere edile, con le abitazioni in costruzione ci ha
permesso di verificarne tutte le componenti connesse agli scarichi dei liquami
domestici.
Per approfondire ulteriormente, l’argomento abbiamo visitato il
sistema di depurazione della nostra città di 9000 abitanti. E’ di tipo aerobico
con ossigenazione dei liquami direttamente dal fondo della vasca di raccolta. Un
sedimentatore , successivo, separa i fanghi dalle acque depurate
all’85%.
Una ulteriore visita ad una piccola cittadina di 3000 abitanti ci ha
permesso di notare, la depurazione delle acque a letto percolatore, cioè con ossigenazione per caduta e
scuotimento, attraverso un materasso di pietre, contenute in una apposita vasca
circolare, ossigenata attraverso opportune aperture dal basso, in cui il liquame
viene distribuito attraverso opportuni bracci rotanti; anche qui poi c’è il
sedimentatore.
In entrambi, non si fa che ricopiare e accelerare il processo di
ossigenazione che avviene naturalmente nei corsi d’acqua montani.
In tutti gli impianti visitati, abbiamo notato che i liquami che
giungono dalla fognatura appaiono grigiastri e nelle sponde canale di adduzione
difficilmente crescono erbe, né le più tenaci, né le più infestanti; segno
di un eccessivo carico inquinante abiotico.
A Cervia sono state escluse le fosse biologiche e le acque nere
raggiungono direttamente l’impianto, dove vengono poi sollevate mediante pompe
particolari (viti di Archimede), per
permettere il funzionamento dell’intero sistema, a gravità.
Esse attraverso un disabbiatore,
perdono le particelle più pesanti e vengono inviate in tre moduli di aerazione,
utilizzati in base appunto in base alla diversa popolazione servita
stagionalmente. In una vasca l’aria viene insufflata dal basso col conseguente
gorgoglio, mentre nelle altre si usano apposite turbine semisommerse che agitano tutta la superfice. I batteri
aerobici si sviluppano e si raggruppano in fiocchi che danno la caratteristica
colorazione brunastra; da qui il liquame viene avviato ad apposti sedimentatori
che addensano al centro i fanghi, mentre lateralmente lasciano traboccare
l’acqua depurata all’85 %, che può essere immessa nel fiume, o utilizzata a
scopo irriguo.
All’uscita dei sedimentatori il
fango attivo viene inviato in appositi contenitori stagni e coibentati: i biodigestori.
Qui viene riscaldato intorno ai 40 °C, per permettere lo sviluppo delle famiglie batteriche termofile. Grazie alla loro azione, si ha la
produzione di biogas, la cui
percentuale di metano oscilla tra il 60 e 70 %. Esso può così essere
utilizzato come combustibile, per il riscaldamento del biodigestore, per l’autotrazione
tramite la compressione, per la cogenerazione,
cioè la produzione di energia termica ed elettrica nell’impianto, tramite
appositi gruppi elettrogeni chiamati TOT.
E. M.
Il ciclo della produzione metanifera ha una durata di circa 30 giorni; i
fanghi esausti ottenuti dal digestore, sono disidratati e quindi essicati in
piattaforme, all’aperto e dopo le opportune analisi (si consideri che in
fognatura può arrivare di tutto, dagli idrocarburi, ai solventi organici, ai
metalli pesanti), possono essere utilizzati come ammendanti agricoli.
Il
gas di fermentazione, è una miscela con una percentuale di metano oscillante
tra il 60 ÷ 70 %.
L’impianto anaerobico, didattico
Nella
classe terza, dalla rielaborazione della documentazione di schemi, diapositive e
videofimati realizzati dai ragazzi durante le visite, utilizzando una varia
bibliografia, attraverso una discussione operativa in classe, ovviamente
guidata, si è passati alla fase di progetto del nostro impianto dimostrativo,
di cui si è realizzato lo schema finale. (vedi
schema impianto).
Per
il riscaldamento del digestore, si è scelta la soluzione più semplice che è
quello a bagnomaria, con un contenitore più piccolo all’interno di quello
più grande, contenente acqua riscaldata.
La
fase successiva è stata quella del rimediare il materiale. Dal lanificio
locale, abbiamo recuperato dei fusti in pvc, da utilizzare come contenitori, il
boiler da 10 litri utilizzato per il riscaldamento e la pompa di ricircolo erano già nel laboratorio, recuperati dai lavori
di manutenzione eseguiti presso una palazzina attigua alla scuola, la
raccorderia e le tubazioni le ha
fornite una ditta locale di termoidraulica. (vedi foto impianto)
Dopo
aver montato il tutto e collaudato le varie tenute idrauliche, abbiamo dovuto
pensare al materiale organico da immettere nel biodigestore. La soluzione più
rapida è stata quella di utilizzare del rumine di un bovino macellato nel
mattatoio del comprensorio. Il medico veterinario si è dato disponibile per
questa esperienza ed il digestore è stato riempito per circa i 3/4 , di una
miscela al 40% di rumine e acqua. La
scelta del rumine è sembrata interessante per la presenza di batteri che
degradano naturalmente la cellulosa.
In
fase di verifica del funzionamento, in realtà abbiamo avuto una certa difficoltà
di attivazione, probabilmente causata da discrete quantità di antibiotici usati
per la cura dei bovini prima della macellazione. Questi medicinali inibiscono
fortemente la presenza batterica. Si è allora ricorso all’inserimento nel
digestore, di alcune buste di batteri liofilizzati, le stesse pubblicizzate in
Tv, per le fosse biologiche malfunzionanti.
Con
soddisfazione abbiamo potuto notare la formazione continua di bollicine
(vedi foto3
) nel vaso di depurazione, l’innalzamento del recipiente di accumulo e
infine l’accensione di un piccolo bunsen
inserito nella tubazione finale.
Durante
il ciclo di funzionamento abbiamo controllato dalla sonda di prelievo, le
variazione del ph, con un apparecchio
elettronico a disposizione del laboratorio. Alcuni insegnanti e allievi della
sezione di chimica dell’ITIS di Urbino sono venuti a visitare l’impianto
funzionante, un giornalista locale ha realizzato un articolo dal titolo “ A
Scuola di Archimede”, con la soddisfazione di tutti, compresi
i ragazzi che hanno realizzato questa “impresa” didattica.
Aspetti
didattici
Attraverso
questo percorso disciplinare i ragazzi hanno potuto conoscere i nostri scarichi
domestici, ritracciarne il loro tragitto, capire il funzionamento delle fosse
biologiche, conoscere i processi naturali della trasformazione della biomassa,
analizzare le differenze dei sistemi di trattamento delle acque reflue,
apprendere le fasi più importanti della fermentazione anaerobica, conoscere il
funzionamento dell’impianto didattico realizzato, capire l’importanza della
depurazione anche ai fini del recupero energetico, chiarire il significato dei
termini specifici.
Non
è stata solo una semplice esercitazione scolastica, ma tale proposta ha
coinvolto i ragazzi, anche a capire le tecniche artificiali (ma ricopiate
dalla natura) che l’uomo utilizza per la salvaguardia dell’ambiente;
inoltre ha utilizzato il diverso bagaglio delle conoscenze legislative (una Unità
Didattica è dedicata alla conoscenza delle tipologie delle diverse norme
giuridiche) per avvicinare di più gli allievi all’essere cittadini
consapevoli e per un utilizzo educativo nonché di apprendimento tecnico, che
molte norme possono offrire.
E’
servita a fornire ai ragazzi una conoscenza diretta, attraverso l’uso di
modelli operativi funzionanti da loro stessi realizzati, sui quali essi possono
misurare, verificare, controllare, calcolare, attraverso il fare ragionato,
tipico dell’Educazione Tecnica.
Il
TOT. E. M. (Total
Energy Modul) Si tratta di un gruppo elettrogeno particolare composto da un motore a scoppio abbinato ad un generatore di corrente; la particolarità sta nel fatto che oltre a produrre elettricità, fornisce anche energia termica recuperata dal raffreddamento della testata del motore, dell’olio di lubrificazione, dei fumi di scarico, dello stesso generatore. L’attività energetica di questa particolare macchina, viene così definita cogenerazione (generare con). Il gruppo realizzato dalla Fiat Biklim funziona a biogas o metano e produce, con un motore a scoppio da 903 cm cubi di cilindrata, 15 Kw elettrici e 38,5 Kw termici portando il rendimento complessivo della macchina al 92 %. Viene montato negli autogril e negli impianti di depurazione anaerobica per l’utilizzo del calore nel digestore e l’elettricità nell’impianto. Esistono versioni di altre ditte su motori Diesel, anche di grossa cilindrata. |
Per
saperne di più
Legge n° 319 del 10.5.1976 “Norme
per la tutela delle acque dall’inquinamento” e successive modificazioni.
Viene anche chiamata legge Merli.
D. Lvo n° 152 dell’11.5.99 su G. U.
del 29.5.99 “Disposizioni sulla tutela delle acque
dall’inquinamento…” sostituisce la precedente.
Bibliografia
Bernard Lagrange “Il biogas” Longanesi ed. 1981 Milano
Renato Vismara “Depurazione Biologica” Ulrico Hoepli ed. 1988 Milano
“Riciclo di rifiuti
animali” CEE e Camera di Commercio di Bologna, 1983
Marco Barberi “Ecologia al Gabinetto” Macroedizioni e AAM Terra
Nuova 1989, Firenze.
Lombardi
Rubini Vivoli “Energia dalle biomasse” Ed. ISES 1998 Roma
“Il
biogas in agricoltura” Camera del Commercio 1985 Roma
Cd
“Risparmiare Energia Perché Come” Amm.ne Prov.le di Como 2001
Cd
“Atti della Conferenza Nazionale Energia e Ambiente” ENEA 2000 Roma
Sant’Angelo
in Vado 29.12.01
Giuseppe Dini