Gli
scarichi liquidi
Obiettivi
1.
Riconoscere i nostri scarichi liquidi e ritracciarne tutto il loro
tragitto
2.
Individuare l’utilizzo delle fosse biologiche.
3.
Analizzare le differenze dei sistemi di trattamento degli scarichi
liquidi, di tipo aerobico e anaerobico.
4.
Individuare i possibili utilizzi dei prodotti dei sistemi di depurazione.
Contenuti
Gli
impianti domestici di scarico, la doppia linea, la fossa biologica.
Il
sistema fognario della città.
Gli
impianti di depurazione di tipo aerobico, a letto percolatore, di tipo
anaerobico.
L’uso
dei fanghi di depurazione, l’uso energetico del biogas, i gruppi
TOTEM.
La
depurazione in zootecnia, riciclo di rifiuti animali, la depurazione
nell’industria.
Metodi e attività
E’
stata l’occasione di un intervento di pulizia delle fosse biologiche della
nostra scuola a stimolare questa U.
D. , ma anche la stessa visita ad un cantiere edile, con l’abitazione in
costruzione ed il relativo impianto idrico di approvigionamento e di scarico, è
un’ottimo stimolo per proporre questo percorso disciplinare.
Non
è certo facile parlare dei nostri scarti, ma rifacendoci ai principi ecologici,
la natura ci insegna a chiudere il ciclo, che un eccessivo apporto di sostanze
in un corpo idrico, fiume, canale, lago, è legato alla sua capacità
autodepurante, che se tali sostanze pur essendo dei nutrienti sono in
abbondanza, possono mettere in serio pericolo l’equilibrio del sistema idrico
che le riceve, possiamo cogliere
l’occasione per proporre un accattivante stimolo didattico.
Nelle
nostre abitazioni esistono due linee di scarico: una quelle delle acque
cosiddette chiare che raccoglie tutte le acque dei lavelli, del bidè, della
doccia; l’altra è riservata al solo scarico del W. C. e viene definita linea
delle acque nere.
La
prima dopo un passaggio, attraverso un semplice pozzetto degrassatore, cioè
capace di trattenere eventuali grassi in sospensione superficiale, presenti
nell’acqua, viene direttamente smaltita in fognatura.
La
seconda, invece arriva ad una apposita cisterna chiamata fossa biologica o
settica, di cui la vasca Imhoff costituisce una variante costruttiva. Esse sono
realizzate in modo da permettere lento deflusso del liquame, il quale, oltre a
sedimentarsi sul fondo, viene attivato da una fermentazione batterica, che
determina una digestione delle sostanze colloidali presenti e la conseguente
chiarificazione del liquame stesso il quale attraverso una apposita sezione
della vasca, raggiunge la fognatura. Il corretto funzionamento di questa
struttura è legato al’appropriato uso del W. C.. Infatti nella vasca non
devono essere inseriti gli scarichi della lavatrice: i detersivi presenti, dalla
forte azione antisettica, distruggerebbero i batteri presenti, col conseguente
blocco dei processi depurativi. Infatti è questo il motivo della separazione
dello scarico delle acque bianche. Inoltre è scorretto, considerare il
gabinetto come una scarico universale, dove mandare medicine e antibiotici
scaduti, pannolini, involucri di plastica, bastoncini a fiocco, cicche di
sigarette; gli stessi disinfettanti e deodoranti usati, possono mettere in seria
crisi l’efficienza batterica, con la conseguenza necessità di chiamare il
servizio di autospurgo, per svuotare la vasca e liberarla da eventuali
intasamenti.
La
pubblicità ci fa vedere sempre più spesso prodotti a base di batteri
liofilizzati, da introdurre attraverso lo scarico del gabinetto per migliorare
l’efficacia di quelli presenti nella fossa, indeboliti appunto da scarichi
anomali.
Attraverso
una serie di canalizzazioni sotterranee distribuite in tutta la città, le
fognature, i liquami raggiungono l’impianto di depurazione.
Impianto di depurazione aerobica
I
liquami che giungono dalla fognatura appaiono grigiastri e nelle sponde canale
di adduzione difficilmente crescono erbe, né le più tenaci, né le più
infestanti; segno di un eccessivo carico inquinante abiotico. Queste acque
vengono poi sollevate mediante pompe particolari o viti di Archimede, per
permettere il funzionamento dell’impianto a gravità.
Esse
attraverso un disabbiatore, perdono le particelle più pesanti e vengono inviate
in una apposita vasca di aerazione. L’aria può essere insufflata o dal basso
col conseguente gorgoglio della vasca o tramite apposite turbine semisommerse
agitando tutta la superfice. I batteri aerobici si sviluppano e si raggruppano
in fiocchi che danno la caratteristica colorazione brunastra; da qui il liquame
viene avviato ad apposti sedimentatori che addensano al centro i fanghi, mentre
lateralmente lasciano traboccare l’acqua depurata all’85 %, che può essere
immessa nel fiume, o utilizzata a scopo irriguo.
I
fanghi sono depositati in apposite vasche di maturazione per l’essicazione.
L’analisi chimica stabilisce il suo possibile uso come compost.
Impianti a letto percolatore
Nelle
piccole cittadine, con una popolazione al di sotto i 4000 abitanti è
conveniente utilizzare impianti a letto percolatore. Si tratta di sostituire la
vasca ossigenante con una contenente ciottolame o appositi moduli in resina;
alla base della struttura cilindrica, vi sono delle aperture per l’aria. Il
liquame viene pompato e spruzzato sulle pietre tramite appositi bracci rotanti;
per gravità, scende in basso, urtando e ossigenandosi; raccolto da un apposito
canale viene avviato al sedimentatore.
Impianti di depurazione anaerobica
In
città oltre i 50.000 abitanti, è vantaggiosa la depurazione anaerobica. A
questi impianti arrivano direttamente i liquami dei gabinetti, eliminando quindi
le fosse biologiche. In alcuni casi sono state separate in una apposita
fognatura anche le acque bianche e meteoriche, al fine di mantenere un afflusso
costante della qualità del liquame.
La prima parte dell’impianto è di tipo aerobico, con le relative vasche di ossigenazione. All’uscita del sedimentatore il fango attivo viene ulteriormente inspessito per gravità e inviato in appositi contenitori stagni e coibentati: i biodigestori. Qui viene riscaldato intorno ai 40 °C, per l’attivazione delle famiglie batteriche termofile. Grazie alla loro azione, si ha la produzione di biogas, la cui percentuale di metano oscilla tra il 60 e 70 %. Esso può così essere utilizzato come combustibile, per il riscaldamento del biodigestore, per l’autotrazione tramite la compressione, per la cogenerazione, cioè la produzione di energia termica ed elettrica nell’impianto, tramite appositi gruppi elettrogeni.
Il ciclo della
produzione metanifera ha una durata di circa 60 gg; i fanghi ottenuti, sono
essicati in apposite vasche all’aperto e dopo le opportune analisi ( si
consideri che in fognatura può arrivare di tutto, dagli idrocarburi, ai
solventi organici, ai metalli pesanti), possono essere utilizzati come
ammendanti agricoli.
tratti da “L’energia alternativa” di Paolo
Cella Longanesi ed. 1979 Milano, pag
101
Impianti di depurazione zootecnica e
industriale
Gli
allevamenti devono avere impianti di depurazione e quindi sono considerati
di fatto insediamenti di tipo industriale, quando si superano i 40
quintali di peso vivo per ettaro di terreno disponibile ( L. 319/76). La
notevole produzione di materiale fecale, comunque permette la convenienza
economica della depurazione anaerobica anche per medi allevamenti. La CEE, fra
l’altro, concede l’erogazione di contributi a quelle aziende che intendono
avviare la depurazione con il recupero energetico. Infatti diverse sono le
esperienze avviate in tal senso.
Gli
impianti industriali sono obbligati per legge a tenere i proprio scarichi al di
sotto dei limiti ben stabiliti. A tale proposito va detto che gli impianti di
depurazione riescono egregiamente a ridurre le sostanze organiche. I metalli
pesanti presenti in un eventuale scarico, non possono essere eliminati
attraverso questi sistemi. Tali sostanze saranno assorbite dai batteri depuranti
e andranno ad accumularsi nei fanghi di risulta, che dovranno essere destinati
ad appositi smaltimenti.
Ai
ragazzi si può presentare la problematica della depurazione utilizzando
diapositive o filmati, eseguiti nel passato durante visite guidate agli impianti
di depurazione.
Si
possono registrare delle pubblicità inerenti i prodotti per fosse biologiche e
rivederle insieme.
E’
possibile visitare un cantiere edile, nel momento della realizzazione degli
scarichi e valutare il tipo di realizzazione e le soluzioni adottate.
La
visita al depuratore cittadino, o a quello di una grande città, al sistema di
depurazione di una azienda agricola o di una industria o anche ad una concimaia
di un piccolo podere , è particolarmente importante per una più efficace
comprensione degli argomenti proposti.
Oltre
alle relazioni delle visite i ragazzi possono riprodurre l’aerogramma relativo
alla diversa percentuale dei fluidi
presenti nel biogas, il diagramma
della quantità del gas prodotto in funzione dei giorni, la tabella di
produzione del gas distinta in base ai diversi animali allevati.
Ci
si può recare in comune e chiedere, oltre le copie delle normative inerenti
gli scarichi liquidi, di visionare le analisi delle acque del depuratore
cittadino o di eventuali depuratori
presenti. Con l’insegnante di Scienze si possono analizzare i parametri
presenti e capirne il significato.
Lo stesso insegnante può intervenire sui fenomeni di fermentazione naturale,
sull’intervento delle diverse famiglie dei batteri mesofili e termofili, nei
confronti delle varie sostanze organiche presenti negli scarichi.
Particolarmente interessante è la visione al microscopio di alcuni, dei diversi
ceppi batterici presenti; per poter facilitarne la visione e ridurre la
preparazione dei vetrini è possibile utilizzare l’abbinamento telecamera -
microscopio.
In
laboratorio è possibile costruire un piccolo biodigestore per verificare la
produzione di biogas (utilizzando il contenuto del rumine di un vitellone,
macellato nel mattatoio comprensoriale, è possibile immediatamente attivare lo
sviluppo del gas; con altre sostanze organiche è necessario aggiungere batteri
liofilizzati, utilizzati per le fosse biologiche); riproponendo l’attività ad
altre classi è possibile caricarlo con sostanze organiche diverse, valutare che
cosa accade e confrontare i risultati.
Con
Ed. Civica si possono conoscere alcuni elementi delle normative esistenti e
notare che la L. 319/76 non era affatto una legge ambientale, in quanto definiva
i fiumi “corpi recettori”, pur obbligando l’uso dei depuratori; è
possibile utilizzare le interessanti definizioni che propone la nuova normativa,
il D. L.vo n° 152 dell’11.5.99, verificarvi l’uso sostenibile della risorsa
acqua, che diventa un obiettivo da raggiungere, notarvi l’utilizzo delle acque
superficiali in base alla loro destinazione.
Verifiche
Si
potranno valutare le relazioni effettuate in occasione delle visite guidate, gli
schemi, i grafici e le tabelle prodotte, nonché il glossario attinente.
Inoltre si potranno presentare agli allievi le seguenti domande:
1.
Per quale motivo occorre evitare che le acque contenenti detergenti
possano arrivare nella fossa biologica.
2.
Chi degrada le sostanze che arrivano nella fossa biologica.
3.
Che cosa può accadere nel caso che nel W. C. si scarichi materiale
plastico, pannolini, cicche di sigarette. Perché
4.
Perché il liquame di ingresso di un depuratore è grigiastro, mentre
quello della vasca ossigenante è marrognolo.
5.
Quali sono i sistemi di ossigenazione del liquame.
6.
Come è possibili utilizzare l’acqua già trattata di un depuratore.
7.
In un impianto di digestione anaerobica di una cittadina, perché non
vengono più utilizzate le fosse biologiche.
8.
Cosa è necessario per il corretto funzionamento di un digestore
anaerobico.
9.
Perché prima di destinare i fanghi all’utilizzo come compost è
necessario analizzarli.
10.
Che cosa è un gruppo TOTEM.
Discipline coinvolte
Scienze
si trova a diretto contatto con tutta la proposta didattica. Può analizzare i
cicli del carbonio e dell’azoto, la distinzione tra i batteri mesofili e
termofili, le varie fasi dei fanghi
nella produzione di biogas, le
sostanze contenute in uno scarico.
Ed.
Civica può esaminare le due normative coinvolte e valutarne le differenze
sostanziali, utilizzare le definizioni contenute per un più efficace
approfondimento dell’argomento.
Per saperne di più
Legge
n° 319 del 10.5.1976 “Norme per
la tutela delle acque dall’inquinamento” e successive modificazioni. Viene
anche chiamata legge Merli.
D.
Lvo n° 152 dell’11.5.99 su G. U. del
29.5.99 “Disposizioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento…”
sostituisce la precedente.
Bibliografia
Bernard
Lagrange “Il biogas” Longanesi ed. 1981 Milano
Renato
Vismara “Depurazione Biologica” Ulrico Hoepli ed. 1988 Milano
“Riciclo
di rifiuti animali” CEE e Camera d I Commercio di Bologna, 1983
Marco
Barberi “Ecologia al Gabinetto” Macroedizioni e AAM Terra Nuova 1989,
Firenze.
Sant’Angelo
in Vado 15.6.99
Prof. Giuseppe Dini