DOVE STA ANDANDO LA SCUOLA.

A proposito di bullismo.

I fatti di questi ultimi giorni che pervadono le nostre scuole mi spingono a dire la mia opinione di docente di scuola media e dare un contributo alle diverse lettere apparse nelle varie redazioni. A farmi decidere uno dei tanti ultimi fatti scolastici.

Ieri, diciamo in una scuola media di 1° grado della nostra provincia di Pesaro Urbino, una insegnante richiama un allievo disattento e fastidioso per la sua ennesima richiesta di potersi recare al bagno, peraltro già soddisfatta nell’ora precedente; dal diverbio l’allievo passa a spintonare l’insegnante; alla richiesta di avere il diario per comunicare con la famiglia, se lo sente venire addosso lanciato con rabbia e superficialità.

Qualche settimana fa  sempre in un’altra scuola media, un allievo con problemi, picchia a calci una docente che cade a terra (10 giorni a casa); anche il collega venutole in soccorso riceve lo stesso trattamento che non ha risparmiato nemmeno il dirigente lì intervenuto. Qualche giorno dopo l’allievo, ha infierito su un’altra collega.

Lo scorso anno una insegnante è stata minacciata così pesantemente, che ha dovuto assentarsi per malattia; i ragazzi protagonisti, bocciati, quest’anno sono diventati quasi degli idoli e sicuramente sono più incontrollabili.

Quali strumenti abbiamo come insegnanti? Ben pochi, soprattutto se la prima a non sostenere l’azione dei docenti è la stessa famiglia. La bocciatura non sempre rileva la sua efficacia, lascia i problemi più esasperati per l’anno successivo. Certamente c’è nella scuola un “buonismo” sconcertante, spesso eccessivo, che non permette di far crescere gli stessi ragazzi, che hanno invece bisogno di avere dei “paletti”, dei riferimenti: “Qui hai sbagliato e devi pagarne le conseguenze”. Basta vedere come sono trattati gli arredi della classe, di proprietà pubblica, e non c’è alcun tentativo di far ripulire o ripagare i danni subiti.

Non condivido poi che gli insegnanti debbano dare più tempo alla scuola, perché già stanno dando molto: certamente sarebbe meglio che come educatore la sua funzione non finisse solo nella scuola; lo sostengo sia come professionista che come educatore scout con 40 anni di esperienza. Il tempo scuola non è solo quello che una demagogia di parte vuol vedere negli insegnanti come delle persone che lavorano poco: alle 18-25 ore settimanali vanno aggiunte le 80 annuali, più la preparazione delle lezioni, la correzione degli elaborati, gli approfondimenti disciplinari, gli aggiornamenti spesso a nostre spese, più le ore per gli innumerevoli incarichi scolastici; se gli insegnanti si limitassero alle sole ore obbligatorie, così come qualche sindacato ogni tanto propone, tutte le scuole avrebbero serie difficoltà, il tutto senza applicare le trattenute per sciopero.

Vi assicuro che la fatica mentale non è poca, proprio per l’attenzione ai vari aspetti alle problematiche che i diversi allievi mostrano; un dato evidente è che in questa categoria stanno aumentando le malattie psichiche.

A questa generazione poi, figlia dell’“Appaio dunque sono”, di una televisione consumista, che ti invita solo al banale, a non riflettere, al gusto del trasgressivo, la scuola è ormai diventato un pachiderma lento, pressoché insopportabile e a nulla valgono progetti vari che a volte rischiano di farla diventare un tour operator. I nostri ragazzi stanno perdendo la capacità di usare le proprie mani e sono sempre meno quelli che sanno adoperare qualche attrezzo, tanto oggi non serve riparare, si butta; nella scuola  si stanno confondendo tutte le tecnologie con l’informatica, virtuale, quasi fosse un toccasana, piuttosto che un semplice strumento moderno con i suoi limiti e difetti.

E’ giusto comunque che si decida cosa la scuola debba fare: essere lì disponibile a mandare avanti tutti quanti o formare coscienziosamente i suoi allievi selezionandoli e sollevarci dagli ultimi posti della classifica OCSE?

Mi auguro che tutto questo possa dar luogo ad una prossima  profonda riflessione sulla scuola e sulla nostra società, così come lo si è tentato in Francia; da docente sostengo che è giunto il momento di dedicare un tempo sabbatico sulla scuola, per vedere soprattutto dove stiamo conducendo i nostri figli e allievi.

Sant’Angelo in Vado 29.11.06

Giuseppe Dini docente di Educazione Tecnica

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Educazione tecnica