Ministro  Letizia Moratti

MIUR

Viale Trastevere 76/A

00153 Roma

Sant’Angelo in Vado 14.5.04

Oggetto: Educazione Tecnica

Egregia Signora Ministro,

mi permetto di scriverle, in qualità di cittadino interessato, a riguardo della riforma scolastica da lei  approvata.

Ha sempre sostenuto chiaramente nei mass-media, che nulla sarebbe cambiato rispetto al vecchio ordinamento, ma come insegnante di Educazione Tecnica ad ogni sua tale affermazione rimanevo allibito. La mia disciplina viene ad essere ridotta ad un’ora, assorbita dal nucleo Matematica e Scienze, con due ore facoltative, per ora inserite nei laboratori, che come scritto nel decreto legislativo, non devono essere necessariamente messi nelle ore pomeridiane.

Questo, abbinato al fatto di vedere reinserite “economia domestica, ricamo e cucito”, mi hanno fatto ritornare indietro ad oltre 40 anni fa, quando nelle medie le applicazioni tecniche erano facoltative e le ragazze facevano appunto, economia domestica. Non che non sia capace anche di cucire: con i ragazzi della mia scuola ho realizzato le tende oscuranti per il laboratorio e per l’aula audiovisivi, le tele per generatore a vento sperimentale “Low Energy  System” ad asse verticale; chi è conoscitore della tecnologia sa anche usare gli strumenti tecnologici.

Certo non si è pensato nel suo Ministero, all’area Prevenzione e Protezione Civile, in una nazione soggetta a fenomeni tellurici (faccia leggere ai suoi esperti, le vostre circolari n°69 del 23.2.1998 e n°231 del 6.10.1999 ed il D. M. Interno del 26.8.1992); in Cina e Giappone  la Protezione Civile viene insegnata nelle scuole e noi oggi? La conoscenza dei diversi sistemi impiantistici utilizzati a casa o anche per la tutela dell’ambiente (depurazione acque, produzione energetica, potabilizzazione…) permette anche di parlare di sicurezza e prevenzione.

Che dire poi dell’educazione del cittadino consumatore, attento lettore delle etichette alimentari, conoscitore delle principali leggi che regolano la vita civile, che deve imparare ad autotutelarsi. Nella mia scuola abbiamo fatto diverse segnalazioni all’Autorità Garante del Mercato e della Pubblicità, sui bianchetti che devono riportare la scritta “Prodotto da non destinarsi ai bambini”, sulle acque di sorgente e minerali, sulle lampade da campeggio che montano reticelle radioattive, per le quali avemmo una risposta anche dal Ministero della Salute, che attivò in tutta Italia, indagini in tal senso.

Ma il nodo più evidente è la sparizione della disciplina Educazione Tecnica: grave dal punto di vista culturale anche se si tratta di aspetti tecnologici; mentre tutte le altre nazioni europee l’anno inserita nei loro ordinamenti scolastici ultime in ordine temporale il Belgio e la lontana Argentina, noi la togliamo.

Che dire poi di noi insegnanti di Educazione Tecnica: 17500 a tempo indeterminato, 2500 precari, 1500 abilitanti nelle SISSI. Per 500 operai di Terni, giustamente, tutti si sono mossi, maggioranza, minoranza, sindacati e per noi nessuno parla chiaro.

  Certo non sa come mi sento, cosa sto provando: avvilimento, rabbia,  delusione… Dopo aver speso 30 anni per questa disciplina, ho  effettuato 1300 ore di aggiornamento di cui la maggior parte a carico del mio unico stipendio famigliare, ben poco da parte del mio datore di lavoro, lo Stato, ho acquistato oltre 1000 libri e manuali, 100 CD mediali, 30 strumenti elettronici, meccanici, attrezzi vari che ho sempre utilizzato nel laboratorio di Educazione Tecnica; ho dovuto lottare anche contro l’amministrazione comunale, il consiglio di Istituto, la dirigente, che volevano trasformare il laboratorio di Ed. Tecnica, in un’aula per la ceramica, quando le attività che vi si facevano hanno portato lustro alla scuola, tant’è non solo è diventata “scuola polo” per le attività ambientali e per le energie rinnovabili, ma prima fra tutte nella provincia di Pesaro Urbino, ha ricevuto 14 milioni di vecchie lire, per il progetto Scientifico e Tecnologico, per le attività didattiche che lì svolgevo con i ragazzi.

Non mi creda uno sprovveduto: seppure diplomato, sono un Perito Industriale,  ho conseguito il diploma di Erborista presso l’università di Urbino, che mi ha aperto il mondo dell’ecologia, come professionista sono abilitato, con nominativo riportato nella Gazzetta Ufficiale, all’aspetto prevenzione e sicurezza impiantistica che curo anche nella mia scuola, sono iscritto all’ordine dei giornalisti, con oltre 200 articoli di didattica e ecologici scritti, un libro curato che qui mi permetto di allegarle, tre pubblicazioni realizzate.

Ho sempre partecipato in questi ultimi 10 anni, al Progetto ICARO promosso dall’IRRE Emilia Romagna, un tentativo per dare un senso epistemologico all’Educazione Tecnica, nel quale ho conosciuto tantissimi colleghi che si impegnano con entusiasmo per la disciplina.

La invito, nei suoi spostamenti presso la comunità di Muccioli, a visitare Il Museo dell’Informatica di Pennabilli realizzato da un collega di Educazione Tecnica con lo scopo di fare partecipi le scuole, o anche di venire a visitare la mia scuola a Fermignano, nei pressi di Urbino per rendersi conto di quanto facciamo. Prima di togliere qualcosa, è necessario appurare se è veramente utile, soprattutto per i nostri ragazzi. Con Educazione Tecnica non fanno  manualismo, ma applicandosi con metodo, riescono a capire il funzionamento delle tecnologie, calcolano, misurano, ricontrollano ipotesi, correggono errori, applicando quanto di teorico appreso, in una sorta di sinergia più efficace del solo virtuale: si sentono insomma creativi.

Per quanto mi riguarda, ho scritto questo non per vanagloria, ma in questo momento è autodifesa, spero che mi capisca.

Continuerò a manifestare la mia disapprovazione per la sua riforma ed in particolare per la situazione di Educazione Tecnica, partecipando a tutte le manifestazioni che crederò più opportune. Ho già incominciato a non partecipare alle gite di istruzione, non obbligatorie come servizio per noi e penso per il prossimo anno, di non prendere nessun incarico oltre alle ore dovute (sono 14 anni che puntualmente scrivo tutte le ore in più svolte a scuola per far capire che i risultati raggiunti, non vengono dal solo orario cui siamo obbligati, e mi creda, non sono poche ).

Sto pensando anche a forme di disapprovazione inconsuete.

Ai sensi della L. 241/90, le chiedo espressamente di conoscere il perché dell’eliminazione dell’Educazione Tecnica, (solo ai bambini non si dice tutto ed io non lo sono) le motivazioni apportate dai suoi esperti e cosa si intende fare per questa disciplina oltre la circolare di marzo.  Le chiedo di avviare un apposito procedimento amministrativo del quale intendo conoscere il nome del funzionario cui potermi rivolgere e per il quale chiedo risposta nei tempi e modalità previste dalla legge citata.

Ovviamente invierò questa mia anche ai mass-media.

Resto in attesa di una sua risposta e di una sua gradita visita.

Distinti saluti.

Giuseppe Dini  

insegnante di Educazione Tecnica 

presso l’Istituto Comprensivo Statale “D. Bramante” 

Via Carducci 2  

61033 Fermignano PU

Educazione tecnica