Questi giorni non riesco più a battermi per la disciplina che insegno; non ne capisco i motivi; già nel passato feci tanto assieme a pochissimi altri colleghi e riuscimmo ad ottenere risultati importanti. Oggi, dato i gravi problemi economici, forse non si può più fare una battaglia per una disciplina. E' necessario a mio avviso lottare per quei beni sociali, per quelle risorse che non possono essere privatizzate, ma che devono rimanere nelle gestione pubblica: scuola, sanità, acqua ambiente, non devono essere dati in pasto alle possibili speculazioni di multinazionali, s.p.a. o privati.
Il problema certamente è grave se il nostro Presidente si esprime in questa maniera; mi fa specie comunque queste sue prese di posizione che non sembrano così imparziali, sopra le parti come dovrebbero essere. Certamente le responsabilità saranno anche dei mezzi di informazioni che orientano le notizie dove vuole il "padrone" e quindi le informazioni che arrivano a noi cittadini sono già interpretate e indirizzate.
Una cosa però tengo a sottolineare; se ci sono veramente dei motivi per pensare al peggio, è necessario che chi comanda, da buon padre di famiglia, non deve far cadere le sofferenze dei tagli solo sui cittadini; da buon padre di famiglia è necessario che dia l'esempio, così mi aspetto che i nostri governati si tolgano i diversi privilegi, scelgano di diminuire il loro numero, così come giustamente lo chiedono a noi.
il Giornale.it
martedì 30 settembre 2008, 09:36
Roma - Finestre aperte, aria nuova nelle classi del Belpaese. E riforme. «Le condizioni del nostro sistema d’istruzione - dice Giorgio Napolitano - richiedono scelte coraggiose di rinnovamento». Servono fegato e cambiamenti, spiega insomma il capo dello Stato aprendo l’anno scolastico, servono equilibrio e serenità, perché «non si può ripartire da zero ogni volta che con le elezioni cambi il quadro politico». Ma servono purtroppo anche le forbici: «Occorre un contenimento della spesa per la scuola, nessuna parte sociale e politica può sfuggire a questo imperativo». E servono «misura e realismo» delle parti sociali per evitare scontri «rischiosi».
Riforme e riduzione dei costi, questa dunque la ricetta suggerita dal presidente della Repubblica per adeguare ai tempi il nostro scassato sistema d’istruzione. Una strada che appare molto diversa da quella tracciata a poche ore di distanza da Walter Veltroni, che attacca frontalmente il ddl del governo. «Ma quale riforma - afferma infatti il segretario del Pd a una manifestazione del partito al cinema Capranica -, quello che la maggioranza sta attuando è solo un piano di tagli chiesto dal ministro dell’Economia Tremonti».
Diversi i toni al Quirinale.
«Per avere un’Italia migliore abbiamo bisogno di una scuola migliore - dice
Napolitano durante la cerimonia d’inaugurazione -. Non sono sostenibili
posizioni di pura difesa dell’esistente». Opposizione e sindacati devono
darsi una regolata. «Quali siano i problemi da affrontare, i punti di forza del
nostro sistema e i suoi punti critici lo hanno detto elaborazioni, dibattiti e
proposte anche in anni recenti». È giunta l’ora di darsi da fare.
Ma non c’è bisogno di «ripartire da zero». Certo, «chi ha avuto dagli
elettori e dal Parlamento in mandato di governare può esprimere tutte le idee e
le esigenze nuove cui ritiene di poter ispirare la propria azione». Però
quello di cui c’è bisogno «è uno sforzo di maggiore serenità tra
maggioranza e opposizione, tra governo e parti sociali». Tutti insomma devono
abbassare i tini e «compiere uno sforzo per evitare contrapposizioni pericolose».
Tutti «mostrino senso della misura e realismo nell’affrontare anche le
questioni più spinose».
A cominciare dal problema delle risorse. Il nostro Paese, spiega il presidente, ha una situazione economica che tutti conoscono. «L’Italia, per gli impegni assunti in sede europea e nel suo stesso vitale interesse, deve ridurre a zero nel giro dei prossimi anni il suo deficit pubblico per incidere sempre di più sul debito accumulato in passato». La cinghia la devono stringere tutti. «Nessuna parte sociale - avverte il capo dello Stato - può sfuggire a questo imperativo che comporta anche, inutile negarlo, un contenimento della spesa per la scuola».
Questo non significa che si apre una stagione di tagli selvaggi, perché, precisa Napolitano, «la scuola rappresenta una priorità per l’avvenire del Paese», e perciò le restrizioni vanno fatte «con grande attenzione ai tempi e ai contenuti» e soprattutto «in un clima di dialogo» tra le parti. «Ma ciò non può risolversi nel rifiuto di ogni revisione necessaria ai fini del risparmio. Deve anzi tradursi nel massimo sforzo sul piano di razionalizzazione e del maggior rendimento della spesa sulla scuola, sul piano del sostanziale miglioramento della sua qualità»
Giorgio Napolitano conclude elogiando la decisione della Gelmini di sperimentare una nuova disciplina, «Cittadinanza e Costituzione». La Carta, dice, «è la base del nostro stare insieme come italiani nel rispetto di tutte le diversità e le opinioni e nel comune rispetto dei principi fondamentale e il senso della Patria». Perciò «la scuola non deve separarsi dalla società» e deve anzi «far crescere le giovani generazioni nella passione allo studio e nel senso civico».