Una disciplina dimenticata.

 

Il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione ha recentemente espresso un parere circa la revisione delle classi di concorso per gli insegnanti della scuola media, come previsto dalla nuova riforma.

Nessun riferimento si è avuto sugli organi di informazione ordinari, ma questo documento seppure non vincolante, esprime alcune considerazioni sulla riforma; in particolare,  nonostante tantissimo silenzio in merito, spende una parola su una disciplina dimenticata e che la riforma della scuola ha cancellato: Educazione Tecnica.

Ministro, sottosegretari e dirigenti ministeriali, hanno  sempre stradetto che nella scuola nulla sarebbe cambiato, che tutto sarebbe rimasto come prima, eppure la disciplina che insegno Ed. Tecnica per l’appunto, è stata depennata: è diventata un’ora di tecnologia data a matematica e scienze e due ore di laboratorio facoltativo; tutto ciò, in attesa di rivedere le classi di concorso della scuola media relative appunto, alle varie discipline lì insegnate, con la conseguenza di avere 20.000 insegnanti della materia di cui ancora non si sa cosa farne.

Emerge informatica una disciplina trasversale non assegnata a nessun insegnante perché tutti devono utilizzare questa nuova tecnologia, confusa in maniera intenzionale o meno, con le tecnologie: materiali, costruzioni, impiantistiche, informazione, trasporti, alimentari, ambientali…

Trasformare l’insegnamento della tecnologia in sola informatica è a mio parere riduttivo, proprio oggi che viviamo nell’era delle tecnologie. Significa passare dalle varie esperienze pratiche condotte durante questa eclettica disciplina al solo virtuale; i ragazzi non potranno più assaporare il gusto del saper fare, del “questo l’ho fatto io”, ma dovranno solo accontentarsi di vederlo in uno schermo. Beninteso, non sono contrario all’uso del computer che uso da tantissimi anni, bensì quello che più mi addolora è vedere sparire una disciplina che riusciva a concretizzare la teoria nella pratica, che offriva un metodo di lavoro organico, modificando in meglio, gli stessi semplici atteggiamenti personali degli allievi relativi all’ordine e al rispetto delle procedure da adottare di fronte ad una problematica o un argomento proposto.

Una materia ampia, capace di affrontare qualsiasi aspetto tecnico scientifico con risposte chiaramente tangibili: era la disciplina che permetteva le uscite nel territorio, presso gli uffici pubblici, le fabbriche,  gli impianti di recupero ecologico, di produzione energetica. Proprio quegli aspetti sottolineati nella nuova riforma che si vogliono garantire, uccidendo la disciplina che ha dato nella scuola un input eccezionale in tal senso, sperimentando sempre approcci nuovi e alternativi, visto anche l’adeguamento alle continue trasformazioni tecnologiche in atto.

Così facendo si perderà una competenza notevole degli insegnanti di Ed. Tecnica che col tempo hanno accumulato, forse ben più valida dei diversi anni di studio propedeutici che un insegnante dovrà fare per accedere a questo lavoro.

Una perdita culturale cui tutti dovremmo evitare .

Nel frattempo nella scuola si assiste alle più astruse battaglie: gli insegnanti di lettere che per non perdere le ore si buttano sull’informatica che, come Educazione alla convivenza civile è una materia trasversale, ma mentre la prima appare nelle schede di valutazione  la seconda seppure con pari dignità rimane sulla carta. I laboratori facoltativi vengono effettuati sulle più strane abilità e adattati da ciascun insegnante soprattutto per non perdere le ore che vengono meno.

D’altra parte i dirigenti scolastici pur di accontentare i genitori, si impegnano in progetti vari, direi di immagine, i quali non sempre sono sostenuti da una concreta ed efficace realizzazione; gli stessi genitori a volte sono pronti a richieste, quasi come se fosse una forma imposizione obbligatoria, dato che oggi nella scuola hanno sempre più peso.

Si vorrebbe una scuola alla francese dove sono i ragazzi a seguire i percorsi didattici personali, senza investire nel logistico, edifici, aule, laboratori, mensa, trasporti, educatori, docenti.

Chi ci guadagna non sono certo i nostri ragazzi che nella recente statistica OCSE scendono tra gli ultimi come preparazione globale, mancando un efficace studio. Eppure lo sport agonistico o meno, tanto amato dai giovani, dovrebbe insegnare, che dietro i risultati ci sono fatiche immense e sacrifici.

Forse questa società dell’apparire, abituata sempre più all’effimero non ha come figlia che una scuola orientata sempre più al solo virtuale, incapace di proposte concrete dove una disciplina del saper fare  diventa scomoda, inutile, da eliminare. Mi chiedo: è questo che vogliamo?

Da educatore piango una simile scelta.

 

Sant’Angelo in Vado 04.03.05

 

Prof. Giuseppe Dini

Docente dell’ex Educazione Tecnica

Via San Bernardino 29

61048 Sant’Angelo in Vado PU

peppedini@libero.it

www.educambiente.it

 

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