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TRASPARENZA
AMMINISTRATIVA ELETTRONICA A luglio entrerà in vigore per tutte le amministrazioni pubbliche, l’obbligo di dotarsi dell’albo pretorio informatico. Corrisponde al classico albo comunale, dove riportare in formato elettronico ordinanze, delibere, permessi di costruzione, variazioni ai piani regolatori e tutti gli atti comunali. E’ la conseguenza della voluta digitalizzazione di tutti i comparti, da parte del Ministro Brunetta, che attraverso il Codice dell’Ammistrazione Digitale del 2005 aveva previsto anche questa innovazione. Contenuti simili erano inseriti anche nella legge sulla trasparenza amministrativa, che attraverso le sue modifiche prevede, ad esempio, che i progetti presentati dai privati alle conferenze dei servizi, devono essere riportati anche su supporto digitale. Altra innovazione prevista da Ministro, è che entro il 30 giugno 2009 tutti gli uffici pubblici avrebbero dovuto dotarsi di Posta Elettronica Certificata PEC. Oggi, in epoca di computer e internet, la posta elettronica, e-mail, come viene chiamata, è un modo veloce per comunicare. La PEC ha lo stesso ruolo, solo che garantisce la spedizione, la consegna e la firma del messaggio informatico. La conseguenza è che essa ha valore di una raccomandata postale, se scritta ad un semplice indirizzo elettronico, se scritta ad un’altra PEC, è una raccomandata con ricevuta di ritorno, oggi tutte col relativo valore legale. E’ giusto quindi che gli amministratori si adeguino a queste disposizioni, per garantire la trasparenza degli atti ai propri cittadini; molti ne parlano, ma diversi ancora non riescono ad adeguarsi a quanto chiede la normativa. Fra l’altro la regione Marche ha messo a disposizione da qualche anno la Posta Raffaello, distribuita gratuitamente anche ai cittadini che la richiedevano; essa garantisce la certificazione digitale della propria firma e al tempo stesso è anche PEC. La maggior parte delle amministrazioni locali ha questo servizio regionale che diventa sempre più diffuso. Nessuno però si è accorto che ha un grosso limite; è capace di ricevere tutte e-mail certificate e non, ma risponde solo allo stesso indirizzo provider (gestore del servizio) “emarche.it”. Ciò significa che chi ha questo servizio non può rispondere, al momento, ai sevizi PEC di altri gestori. Ho scritto e comunicato questo alla Regione Marche, ma non ho avuto risposte. Anche i professionisti e le nuove imprese, nel giro di tre anni, dovranno dotarsi di posta elettronica certificata. Perciò anche i gestori di servizi pubblici, sono parificati alle amministrazioni e devono avere la PEC. Non solo, dato che è possibile chiedere loro l’accesso agli atti amministrativi relativi al servizio prestato (art.23 L. 241/90), deve essere possibile avere in chiaro sul sito e sulle loro comunicazioni, i responsabili dei procedimenti cui potersi rivolgersi. L’epoca dell’anonimato dove sigle importanti nascondono i funzionari addetti, è finita da tempo: non si può comunicare ufficialmente con l’agenzia call-center senza avere i loro dati precisi, o inviare le proprie rimostranze semplicemente ad un numero fax, né tanto meno avere solo una scritta illeggibile, sotto la sigla Telecom, Opitel, GeRi, Equitalia, Enel, Sorgenia, Hera, MarcheMultiservizi, ASET, soprattutto negli atti di contenzioso. Quindi nei loro bellissimi siti, dovranno riportare anche i nominativi dei responsabili, cui poterci rivolgere. Vediamone qualche applicazione. Il mio comune ha quattro poste certificate “emarche.it”, relative agli uffici, ma non sono riportate sul proprio sito; sono però disponibili gli indirizzi elettronici classici dei vari responsabili e una serie di link a siti diversi fra cui il blog del vicesindaco; stessa cosa presso il Servizio di Prevenzione dell’Asur di Urbino, dove è possibile trovare gli indirizzi dei vari responsabili, ma non la posta certificata, che però figura sul sito generale dell’Asur Marche. Tutti gli sportelli dei servizi per le unità produttive dei comuni consorziati, SUAP, sono muniti di posta certificata. Difficile reperire invece i riferimenti del servizio sanità pubblica dell’azienda ospedaliera di Fano. Lo stesso servizio di Pesaro ha la PEC certificata a volte non funzionante. Sul sito della Prefettura non è possibile trovare la PEC. La Camera del Commercio di Pesaro l’ha in bella evidenza. I diversi gestori dei servizi pubblici acque e rifiuti, trasporti, della nostra provincia, nei loro siti, rimandano le comunicazioni ad un generico indirizzo elettronico. Per un navigatore di internet è possibile constatare direttamente queste mie affermazioni anche su altri spazi web pubblici. Ho informato di tutto questo l’Autorità Garante delle comunicazioni ed il Ministro Brunetta attraverso le loro PEC. Invito i cittadini a sollecitare, anche attraverso le associazioni dei consumatori, sia i gestori dei servizi che gli enti pubblici, affinché si muniscano di tali strumenti di trasparenza amministrativa per i cittadini. Basta scrivere in PEC, fare le proprie richieste chiedendo di conoscere il nominativo del responsabile del procedimento; se non arriva risposta, dopo 30 giorni, si riscrive diffidando e dando un tempo massimo, aggiungendo il rischio per il funzionario, di “rifiuto di atti d’ufficio” e inviando all’indirizzo PEC della Procura. Stiamo semplicemente difendendo i nostri sacri diritti. Sant’Angelo in Vado 11.06.2010 Giuseppe Dini
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