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Il Black-out analizzato in una scuola media

 

Siamo in una classe terza della scuola media di Fermignano nella provincia di Pesaro Urbino. L’argomento di programma è l’energia, le fonti energetiche, l’elettricità.

La scuola è appena iniziata da una decina di giorni. Ecco che domenica 28 settembre 2003, tutti, allievi compresi, proviamo in maniera tangibile la mancanza di corrente; a Fermignano sarà ripristinata verso le 13.00, mentre nell’entroterra appenninico intorno le 17.00.

Al ritorno a scuola, proviamo a parlare su come la nostra vita sia legata all’elettricità e di come questa sia così diventata indispensabile. Attraverso un questionario chiedo loro di indicare le sensazioni che hanno provato a causa della mancanza di elettricità, quali azioni si sono visti fare più spesso, come hanno trascorso la giornata. Dalle risposte ne è emerso un quadro diversificato: dalla rabbia per non poter giocare al computer, alla delusione per non poter accendere la luce, azione più frequentemente effettuata da tutti. C’è chi ha passato la giornata giocando a carte o andando a passeggio con i propri genitori, senza tante preoccupazioni; c’è chi invece ha vissuto la giornata con un’ansia di fondo in attesa del ritorno della corrente. La televisione che non si poteva accendere è stato un problema per diversi, qualcuno lo ha risolto utilizzando il televisore della roulotte. Altri hanno utilizzato il telefonino per chiamare amici e parenti, ma il problema è venuto sul tardi quando anche questo si è zittito a causa delle batterie che si stavano scaricando.

Ho voluto quindi proporre, nei giorni successivi, la conoscenza della rete elettrica italiana e dell’autorità di gestione degli impianti di trasmissione, attraverso la visita del relativo sito Web.

Utilizzando i links  “dati giornalieri” e “consuntivo dei consumi”, scegliendo il 28 settembre, ecco che ci appare il grafico del giorno del blak-out.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E’ subito evidente, che il crollo energetico non è stato istantaneo e che si è avuta un’ora di tempo tra l’inizio dei distacchi  ed il ripristino graduale dell’energia. Qualche ragazzo ha osservato che seppure per un grosso sistema come la rete nazionale, ciò avrebbe permesso degli interventi più tempestivi.

Un altro dato è il sistema di pompaggio; esistono in Italia delle centrali idroelettriche, che di giorno producono energia, scaricando acqua in un bacino inferiore, dal quale, di notte, viene ripompata a quello superiore utilizzando l’energia prodotta dalle centrali termoelettriche, che per funzionare correttamente devono essere al massimo regime.

Va detto che la corrente elettrica non può essere immagazzinata, se non nella forma sopra descritta, e deve essere prodotta nello stesso istante in cui è richiesta.

Ad un attento esame del grafico si può notare che la linea verde indicante le pompe, persiste fino a circa le 10 della mattinata. “Perché se c’è un  problema di assorbimento non staccare questi impianti, all’inizio del calo di energia in rete?”.  E’ la domanda che ci siamo posti.

Le due linee sottili di base del diagramma, rappresentano la produzione di energia geotermica, prodotta prevalentemente a Larderello e quella dovuta all’acqua fluente cioè alla portata diretta dei fiumi; anche queste, come si nota dal diagramma, seppure immediatamente disponibili, perché prodotte naturalmente sempre, sono state distaccate per diverso tempo. “Non avrebbero potuto contribuire al fabbisogno energetico comunque?”.

Chi invece ha tenuto, seppure in parte sono state le centrali private (CIP 6) che hanno, in sostanza permesso il riavviamento delle centrali termoelettriche e la riaperture del parco idroelettrico (blu ed azzurro) che ha sopperito egregiamente alla richiesta giornaliera, via via ripristinata, anche se alle 10.00 l’energia importata dall’estero era già alla normalità, nonostante qualche oscillazione.

Utilizzando dei filmati presenti sempre nel sito, abbiamo appreso direttamente dal garante, con giusta enfasi, che le linee di interconnessione con l’estero, sono 15: 4 con la Francia, 8 con la Svizzera, 1 con l’Austria e 2 con la Slovenia. Ciò è apparso immediatamente strano dato che i giornali, hanno sempre parlato di 2 linee con la Francia e di una con la Svizzera. Qui i ragazzi si sono accorti di fatto, che c’è stata una evidente disinformazione.

Qualcuno si è ricordato di una pubblicità dell’Enel di qualche mese prima, che proponeva alle famiglie il passaggio del contratto da 3 a 4,5Kw . Ci si è chiesti, come mai ora tutti parlano di aumento delle centrali, se prima l’Enel  ha proposto agli utenti questi aumenti dei contratti. Sicuramente per farlo ha energia disponibile, mentre ora, dopo il 28 settembre sono in molti a chiedere più centrali.

Certo che i nostri consumi sono elevati: quella domenica abbiamo avuto con la corrente tutta ripristinata una richiesta di 29.000 milioni di watt (Mw), mentre nello scorso torrido luglio oltre 57.000 Mw erogati senza i preannunciati distacchi: segno di una buona riserva disponibile.

“Perché importare energia dalla Francia?”, qualcuno ha domandato: perché di fatto, costa molto meno di quella che potremo produrre in Italia, con altre centrali termoelettriche.

“Perché non costruire centrali nucleari in Italia?”. Qui un ragazzo ha portato un giornale avuto dalla nonna, (Messaggero di S.Antonio di ottobre 2003, mensile, più diffuso in Italia) dove a pag. 14 è riportato un articolo dal titolo “Scorie radioattive cimiteri cencansi”.  Sotto il titolo una foto di un pulcino a tre zampe nato nella zona del Garigliano la prima centrale nucleare italiana ad essere disattivata, ancor prima del referendum del 1987 che confermò la chiusura delle altre centrali nucleari: Latina, Trino Vercellese, Caorso. Nell’articolo leggiamo di Chernobyl, dove tuttora vi sono seri problemi in tutta la zona e di come l’Italia sia tra le prime nazioni ad aver smantellato le centrali nucleari senza sapere dove mettere le scorie; informandoci ulteriormente scopriamo che lo smantellamento di Caorso è stato iniziato partendo dalla sala macchine, cioè dalle turbine ed alternatori, pezzi facilmente piazzabili sul mercato, dal punto di vista economico, molto meno problematici come radioattività; tale operazione però nasconde l’impossibilità di realizzare il vero smantellamento del reattore nucleare e di tutte le scorie ad esso collegato.

“Perché  non puntare allora sulle energie rinnovabili?”. E’ la proposta del futuro, lenta nell’attualizzarsi ed affermarsi, ma per la quale occorre insistere; nella nostra scuola, lo sforzo è quello di educare con metodo, al rispetto dell’ambiente e alla sperimentazione delle energie rinnovabili, affinché i ragazzi di oggi, adulti di domani, possano dare meglio le risposte per il futuro dell’umanità.

 

Per saperne di più:

www.grtn.it

www.enel.it

 

Sant’Angelo in Vado 31.10.03

Giuseppe Dini