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Quando il riutilizzo energetico è anche un recupero storico industriale.

La centrale Carotti di Fermignano sul Metauro rimette in moto i suoi generatori elettrici.

 

La storia

Fermignano è una cittadina di 9000 abitanti, della Provincia di PesaLa cascata, a destra l'ex lanificio Carottiro Urbino Sviluppatasi come città satellite e polo industriale di Urbino ha un centro storico ben delineato caratterizzato dal ponte a tre archi di epoca romana e dalla torre di epoca medioevale eretta a difesa di una importante fabbrica pontificia, la cartiera. Nel 1300 la forza dell’acqua era destinata a muovere le ruote dei magli adibiti a sfibrare gli steli vegetali per ottenere la polpa di cellulosa. Vicissitudini storiche fecero passare la proprietà ai Conti Albani e nel 1914 ai Carotti. Questi ultimi utilizzarono la forza del fiume per far funzionare i propri macchinari per la tessitura della lana.

Le antiche norie in legno, furono sostituite da macchine più moderne che incominciavano a diffondersi: le turbine metalliche capaci di fornire la forza motrice per far ruotare i generatori di corrente elettrica necessaria per il funzionamento dei telai meccanici dell’opificio.

Altre vicissitudini portarono negli anni ‘90, alla chiusura del lanificio ed il conseguente abbandono di tutte le strutture.

 

L’attualità

Ecco allora oggi, che due personaggi, un nipote dei proprietari dello stabilimento e un imprenditore decidono il riacquisto dell’intero opificio: il primo legato affettivamente alla vecchia struttura di  famiglia, il secondo appassionato conoscitore dell’uso delle energie rinnovabili, decidono insieme di riavviare la vecchia centrale idroelettrica, la seconda dell’alto  Metauro.

L'antico quadro di comandoL’acquisto dell’intero complesso è stato di per sé un notevole sforzo di investimento iniziale che al momento  permette il recupero non solo energetico di parte dell’opificio, ma anche della stessa struttura di produzione energetica esistente, al fine di mantenere la memoria del passato, cara a molti abitanti di Fermignano. In sostanza sia i vetusti  generatori isolati in tela, il vecchio quadro comando, il sistema di regolazione della potenza delle turbine, seppure non più funzionanti, rimarranno nello stesso luogo, permettendo poi l’accesso ad eventuali visitatori, che avranno così modo di confrontare l’antica produzione energetica con quella attuale.Caldaia marina Cornovaglia

L’idea è anche quella di costituire una sorta di museo-laboratorio dedicato appunto all’uso ed esperienze sulle energie rinnovabili. La stessa presenza di una caldaia marina Cornovaglia, già utilizzata per la produzione di vapore, permette ancor più di sostenere l’idea.

Fra l’altro lo stesso Piano Energetico Ambientale della Regione Marche, 637 pagine di dati analisi e considerazioni, prevede il recupero per i fini energetici delle traverse esistenti nei fiumi della regione.

 

La struttura esistente

La centrale utilizza un salto complessivo di 10,3 metri; l’acqua entra nella vasca di preaccumulo da una paratoia in sponda sinistra; nella parte centrale di questa è realizzata una interessante colonna ottagonale a mattoni che sorregge le volte superiore eVasca di accumulo: dente di tenuta del materiale alluvionabile, sullo sfondo la griglia che probabilmente faceva già parte dell’antica struttura; un dente di 0,8 metri  trattiene il materiale di alluvionamento, che viene eliminato tramite una paratoia sghiaiatrice realizzata nella sua direzione ad una quota inferiore. Sulla vasca di calma, successiva al rialzo, è montato lo sgrigliatore; da qui l’acqua va ad alimentare le vasche di carico delle due turbine alloggiate ad una quota inferiore di 7 metri, il tutto realizzato all’interno dello stesso stabilimento, al chiuso. La trasmissione avviene tramite un volano e cinghia, ad una distanza di 4 metri. I generatori tutt’ora funzionanti, sono realizzati con avvolgimenti isolati in tela e dinamo eccitatrice coassiale.

La regolazione dei distributori, avviene tramite regolatori di velocità tachiaccelerimetrici con servomotore a pressione d’olio.sul fondo della vasca di carico la turbina da 75 kw

Le turbine montate sono di tipo Francis: una De Pretto da 168 kw, una S.Giorgio da 75 kw ed una Cavazza da 15 kw, questa probabilmente proveniente da un recupero dal momento che è di tipo adatto ad alte prevalenze.

Complessivamente hanno un consumo a pieno carico di 2m3/sec

 

Gli interventi

Sono state sostituite le vecchie paratoie in legno con identiche realizzate in acciaio zincato e ricoperte di vernice al teflon; è stato mantenuto il sistema di sollevamento a vite senza fine con la sostituzione dei soli motori trifasi e l’inserzione di appositi controlli elettronici. In caso di mancanza di corrente sono comandate da un motogeneratore  e da dei gruppi  di emergenza  ad accumulatori.

E’ stata sostituita la griglia e montato un nuovo pettine automatico per l’asporto del materiale in galleggiamento.

La turbina da 168 kw in primo piano, dietro il suo distributore, a destra la chiocciola della 75 kwTutte le turbine sono state smontate e revisionate: nella grande è stato sostituito il cuscinetto Wessel della SKF, baricentrico per cui la turbina risulta a sbalzo rispetto a questo; la 75 kw ha richiesto una maggiore cura: sull’asse di rotazione sono state montate due boccole di acciaio inox con rivestimento in glycodur,  con controboccole in acciaio inox, di cui una alloggiata sulla curva di scarico; eliminati gli ingrassatori, i canalicoli del grasso sono utilizzati per il passaggio di acqua filtrata che serve a realizzare il “velo fluido” di rotazione; alle pale del distributore sono state applicate boccole di acciaio inox, le sedi sono state sostituite, con pezzi realizzati in una nuova lega di bronzo e alluminio, una pala spezzata è stata rifatta completamente nuova, in ghisa, come tutte le altre; alla piccola è stato ricostruito completamente il distributore a pale fisse tutto in acciaio inox.

I distributori vengono comandati tramite servoposizionatori di tipo oleodinamico, sono muniti di contrappesi automatici di chiusura a gravità, per intervento in mancanza di tensione di linea; tutti i sistemi sono gestiti in  maniera computerizzata.

I generatori di tipo asincrono, con trasmissione a cinghia, sono alloggiati nel vano alla stessa altezza delle turbine e forniscono solo potenza attiva.

La ditta Sime Energia di Ascoli Piceno si occupa dell’automazione di tutta la centraleLo scarico della centrale, tramite PLC e un software realizzato dalla General Elettric, che permette di visualizzare in remoto tutti i dati di funzionamento dei singoli gruppi ( idraulici, pressione, livelli, elettrici, temperature cuscinetti…). Un trasduttore di livello, montato sulla vasca di calma, consente di conoscere istantaneamente l’altezza del pelo libero, mentre il software, in base a queste informazioni, interviene sulla regolazione del distributore e sull’inserimento  dei gruppi, garantendo comunque al fiume “il minimo flusso vitale” richiesto dalla normativa.

Due linee e rispettivi modem, consentono il telecontrollo a distanza, mentre un combinatore telefonico trasmette messaggi preregistrati.

 

 Conclusioni

l vecchi alternatoriLa sala macchine rimane di fatto inalterata, cosicché sarà possibile ammirare sia le vecchie soluzioni adottate per la produzione elettrica, sia tutte le nuove esecuzioni, in una sorta di museo di archeologia industriale, non statico, ma attivo, seppure utilizzante tecnologie attuali, che potranno essere messe in un interessante confronto.

La centrale elettrica entrerà in produzione a settembre e nel giro di circa dieci anni ripagherà l’investimento iniziale.

Una attenta valutazione della struttura esistente, nonché la volontà di intervenire lasciandoRegolatore oleodinamico intatte le opere di ingegneria civile, il tentativo ben riuscito di un recupero più fine dei motori idraulici e la destinazione del salone centrale ad aspetti culturali locali, alle associazioni ambientali, all’analisi dello sviluppo delle forme di energia rinnovabile, sono linee di condotta che premiano sicuramente gli imprenditori.

La centrale Carotti è proprio una dimostrazione di un recupero innovativo, che lascia integra la memoria storico-culturale del passato, riconsegna alla cittadina aspetti di vita locale a cui essa è legata, senza dimenticare l’importanza che hanno avuto nel dopoguerra, molti di questi ferrivecchi, nella rinascita della nuova Italia industrializzata.

 

Sant’Angelo in Vado 07.07.06

 Giuseppe Dini

 

 

L’energia del Metauro

Il Metauro attraversa dalla dorsale appenninica al mare Adriatico tutta la provincia di Pesaro Urbino nelle Marche e si estende per circa 110 Km di percorso. Si forma dalla confluenza di due torrenti iniziali il Meta e l’Auro a circa 20 km dalle sorgenti nel comune di Borgo Pace. Il suo affluente principale è il Candigliano, che si immette ad un terzo del suo percorso in località Calmazzo. Il bacino del Metauro, il più esteso delle Marche, ha una superficie di 1405 km2. Al punto di confluenza esso ha una incidenza di 374 km2 mentre il Candigliano  ben 650 km2 . Ecco perché la maggior parte delle centrali elettriche si è sviluppata nel suo affluente, con una maggiore portata, garantita dai massicci dei monti Catria, Nerone e Pietralata. Sei le centrali Enel funzionanti, dalla Liscia di Fano (1 Mw) il cui scarico alimenta il porto canale della città costiera, alla più grande, quella del Furlo sull’omonima e caratteristica gola (14 Mw) fiore all’occhiello della nascente azienda di stato nel 1964, a quella di Abbadia di Naro (0,5 Mw) ricostruita grazie ai finanziamenti del PEN L. 308/82; sette private di cui una realizzata recentemente e utilizzante una turbina Ossberger a flusso incrociato (70 Kw) a Mercatello, della Smirra di Cagli, ex Burel di Acqualagna modificata e automatizzata recentemente, di S.Croce (tre pozzetti) di Cagli), recentemente rimessa in funzione con una delle vecchie macchine, S.Geronzio di Cagli proprietà Enel non funzionante per la distruzione della parte finale del canale, molino Bottaccio di Fossombrone abbandonata da decenni perchè sottesa dal bacino di S. Lazzaro ed infine quella di Fermignano (250 Kw) di prossima riapertura.