ENERGIE
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UN OPIFICIO DEL TUTTO PARTICOLARE Visita ad un antico mulino ad acqua, con
segheria e centralina idroelettrica.
A Ponte Messa, una frazione del comune di Pennabilli, si trova, situato sul greto del Marecchia dal quale preleva più a monte le acque, un opificio del tutto particolare. Si tratta del Mulino Ronci, il quale oltre ad i classici palmenti per la macinatura della farina, monta una vecchia sega alternativa adibita al taglio di tavolame dai tronchi e inoltre, installata più recentemente e funzionante con le medesime acque destinate al mulino, c’è montata una piccola centrale idroelettrica. E’ un antico esempio, di come utilizzando la stessa energia idrica del fiume, vi si realizzava, nello stesso punto una serie di attività diverse, come una sorta di “zona industriale” del passato, intorno all’unica energia disponibile di allora: quella del fiume.
Oggi sono loro che assieme alle rispettive mogli e figli, che conducono questa attività a carattere famigliare. Marcello confida che oltre alla passione ed entusiasmo, c’è anche avvilimento, dato che non è possibile produrre nella struttura, più di 20 quintali di farina al giorno, seppure di ottima qualità. Le stesse normative, sia sanitarie che artigianali penalizzano questo antico mulino, per il quale si chiedono le stesse condizioni di un grosso stabilimento industriale. Quindi difficili e costose sono le opere di miglioramento strutturale, che condizionano lo stesso restauro. “Forse – aggiunge - sarebbe meglio destinarlo a museo, per tramandare la conoscenza di questo antico mestiere e salvaguardare la preziosità dell’edificio.” Il Mulino Ronci produce farina elevata qualità, dato che con le macine ad acqua, il seme non viene riscaldato come in quello a cilindri, rimanendo inalterate le proprietà del germe e della fibra; perciò si ottiene un prodotto dal punto di vista nutrizionale più completo e con maggior sapore. Marcello aggiunge, che il farro viene dai campi di Canavaccio ed il grano dall’alta Val Marecchia; qui si macina anche il kamut, un antico grano ritrovato nelle tombe etrusche e brevettato da un americano ed un particolare grano antico chiamato Gentil Rosso. Due le filiere prodotte, quella della farina tradizionale e quella del biologico, tanto che per questo il mulino è rinomato in tutta la regione e nella costa romagnola.
Sono ormai diversi anni che conosco il mulino e tuttora le varie sale sono riscaldate con stufe a segatura, quella appunto prodotta dal taglio dei tronchi: una attenzione particolare di chi è sensibile alle tematiche ambientali ed ecologiche, come i fratelli Ronci. Per completare la visita, Marcello mi mostra l’ultimo gioiello del Mulino Ronci: una centrale idroelettrica. Essa sfrutta i 14,5 metri di dislivello con la gora e produce a pieno carico 150 kilowatt di potenza, con i suoi tre
piccoli gruppi orizzontali, costituiti da turbina e alternatore. Costruita nel 1993, funziona a massimo regime per circa 6 mesi all’anno e continua a produrre per altri 4 mesi. Si tratta sempre di un investimento valido, tant’è diverse sono le centraline realizzate nella Val
Marecchia nonostante la discontinuità della portata del suo fiume. La corrente elettrica prodotta dal mulino Ronci, tra i primi della zona ad essere trasformato, viene ceduta all’Enel, dalla quale si riceve il corrispettivo stabilito dalla normativa nazionale. La passione e la perseveranza delle famiglie Ronci, hanno permesso la continuità di questa antica arte, il recupero dell’antico mulino e delle sue varie attività, lo sfruttamento energetico delle acque del Marecchia. Ritorno a casa con un pacco di farina di kamut e impolverato, perché come dice il proverbio “Chi va al mulino, si infarina”. Sant’Angelo in Vado 16.07.04 Giuseppe Dini
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