|
AMBIENTE
|
||||||||||||
|
Il
Piano Energetico Regionale E’ nella fase finale l’attuazione del Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR). Abbastanza corposo, 736 pag, è suddiviso in 7 paragrafi principali: sommario, le leggi, bilancio energetico regionale, scenari di evoluzione, governo dell’energia, dell’offerta di energia e riduzione dei gas che alterano il clima. Una lettura, seppure tecnica e specialistica, che consigliamo, nelle parti salienti, anche alle scuole superiori e che ci apre un settore finora nascosto della nostra realtà regionale. Gli assi principali del PEAR sono tre: 1 Risparmio energetico; 2) Uso energie rinnovabili; 3) Ecoefficienza energetica. Il piano sin dalla premessa, sostenendo il ruolo fondamentale delle fonti rinnovabili, si pone già delle scelte future: l’energia eolica e la biomassa; in secondo luogo l’energia solare e la idroelettrica. Dato che la regione Marche importa la massima parte di elettricità che utilizza, si è posto come obbiettivo l’aumento di disponibilità elettrica che attualmente è sostenuta dalle sole centrali turbogas dell’Api di Falconara da 225 Mw (milioni di watt) e della Sadam di Jesi, 130 Mw; non è stata considerata in questo calcolo la centrale turbogas di Camerata Picena (Ancona Nord), dato che per la sua tecnologia obsoleta è destinata per la produzione nei momenti di massima richiesta e comunque da una stima Enel per sole 100 ore annue. Si sono previsti perciò l’installazione di 160 Mw da eolico, di cui un solo grande impianto da 40 Mw, in aree non significative dal punto di vista paesaggistico ambientale, e due centrali a biomassa da 30 Mw ciascuna, il tutto per una potenza complessiva pari a 16 centrali come il Furlo . Che il vento sia il favorito nei prossimi investimenti energetici regionali, lo dimostra anche l’estensione dell’analisi effettuate sul suo possibile sfruttamento, nel sesto paragrafo del piano, dove oltre ad occupare circa due terzi, vi si troveranno formule per il calcolo energetico per le considerazioni produttive, l’analisi di impianti off-shore (in piattaforme, al largo nel mare), l’impatto sulla flora e sulla fauna ed una eccezionale mole di dati anemologici. Non potevano certo mancare visto che, per averli, non si sono solo contattati gli enti che si interessano di questa forma energetica, ma anche tre ditte produttrici di impianti eolici di cui una, sta già cercando di installare un impianto nell’alta Val Marecchia. Ad essere privilegiate da Eolo, paiono proprio essere le province di Pesaro Urbino e Macerata con particolare riguardo ai luoghi oltre i 900 metri di altitudine. Si sono già esclusi dei siti, quali i Monti Fema, Cetrognola, Torricchio, Cavallo e Tolagna, l’acrocoro del Monte Catria e tutte le aree floristiche che debbono essere preservate, mentre le zone SIC e ZPS (aree di tutela degli habitat) pur aree con determinati vincoli, non costituiscono un elemento di esclusione a priori. Tali installazioni dovranno essere realizzate in accordo con le popolazioni locali e dopo aver acquisito le autorizzazioni necessarie dai proprietari dei terreni. Per quanto riguarda la biomassa data la presenza nella regione di due raccoglitori interessati al ritiro dei residui legnosi, si sono previste la realizzazione di due centrali da 30 Mw di cui una nella provincia di Pesaro Urbino e l’altra ad Ascoli Piceno. Nessun cenno all’uso di legno vergine, seppure da recupero, che garantirebbe l’assenza delle diossine nei fumi, prodotti che risultano citati anche nei decreti sull’utilizzo dei cosiddetti CDR combustibili da rifiuti. Pochi i riferimenti all’uso diretto della legna da ardere proprio dove si produce, con termocaldaie ,da incentivare nell’acquisto, che permettono oggi elevati rendimenti termici e, con l’uso di combustibili tipo pellets e cippati, una maggiore flessibilità gestionale. E’ la prevista realizzazione di impianti termici a biomassa, negli edifici pubblici. Altro aspetto importante è la produzione di biodiesel, realizzato con olio proveniente da coltivazioni di girasole, combustibile destinato ai motori a gasolio, nel quale può essere mescolato in miscele fino al 75%. La nostra regione è leader in questo settore, si legge nel piano, perché la raffineria di Falconara già produce biodisel al 5 %, poco importano i rischi ambientali e di sicurezza recentemente presenti nella cronaca. E’ previsto una realizzazione di un impianto pilota di spremitura meccanica dei semi, ma non c’è alcun cenno a girasole coltivato senza i contributi statali e con accorgimenti tali da limitare l’uso dei fitofarmaci e comunque a basso impatto energivoro. Il biogas, metano ricavato dai fanghi di depurazione, non è stato analizzato, perché non sono disponibili studi; nessuno ha fatto riferimento all’impianto di depurazione del comune di Pesaro progettato per la produzione finale di biogas, né a impianti agricoli da utilizzare negli allevamenti con il doppio scopo di stabilizzare i fanghi e produrre energia, necessari dal momento che sempre più spesso aumentano gli scarichi di letame nei campi, senza essere utilizzati direttamente a scopo colturale e comunque con tempi lunghi tali da dare rischi ambientali. Si sottolinea invece il recupero di biogas da tutte le discariche esistenti così come già avviene a Cà Asprete, discarica di Pesaro, da parte dell’ASPES Per il sole il piano prevede l’incentivazione di impianti fotovoltaici, l’obbligo dell’installazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda in tutte le nuove costruzioni. La realizzazione di edifici con pareti riscaldate dal sole (muro di Trombe) o serre appoggiate, andrà pari passo a costruzioni in bioarchitettura, miglioramento delle coibentazioni esterne, il tutto per realizzare edifici a cui sarà attribuiti un punteggio energetico complessivo. Per quanto riguarda l’idroelettrico il PEAR prevede il recupero di tutte le traverse esistenti a fini di produzione elettrica con microturbine. Un efficace modo per recuperare non solo architettonicamente, ma anche dal punto di vista energetico i vecchi mulini, di cui le nostre valli fluviali sono abbondantemente dotate. Per quanto riguarda i rifiuti si indicano per convenienza energetica le fasi in sucessione: prevenzione, riutilizzo, riciclaggio, recupero energetico, smaltimento. Vi si parla dell’utilizzo di sottoprodotti agricoli, quali tutoli, paglie, vinacce, gusci legnosi di semi, sansa, ai fini di produzione termica. Un aspetto interessante è dato dall’analisi del recupero degli oli vegetali esausti (quelli delle fritture) di cui a livello nazionale si stima che 280.000 tonnellate annue vengano smaltite in fogna, mentre nelle Marche la produzione di questi residui è di 2366 tonnellate all’anno, di cui 1800 derivante dall’uso domestico, 26 industriale, 540 dalla ristorazione. Tali oli di recupero potrebbero essere utilizzati dopo la raffinazione come combustibili, ma manca una effettiva raccolta cittadina e, a livello nazionale, ancora non esiste il consorzio degli olii vegetali usati. Dato che il 30% dei consumi energetici delle Marche servono per il riscaldamento ed il condizionamento, nel piano vengono considerati la cogenerazione (produzione contemporanea di elettricità e calore) e la trigenerazione, dove il calore prodotto viene utilizzato per climatizzare gli edifici. Non sono state considerate le difficoltà fiscali legate alla vendita di energia termica, uno dei motivi che tuttora ha impedito l’ASPES di Pesaro di utilizzare il calore prodotto dai due gruppi di cogenerazione della discarica di Pesaro. Per i trasporti si ipotizza il pagamento del pedaggio per le strade intercittadine. Giudizio che nel complesso è positivo, seppure con le citate perplessità, per il Piano Energetico Ambientale Regionale. E'
possibile scaricare il PEAR dal sito www.autoritambientale.regione.marche.it Sant’Angelo in Vado 14.10.04 Giuseppe Dini |