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AMBIENTE
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No
alla riapertura delle cave a Sant’Angelo in Vado
Il
Piano Provinciale Attività estrattive, di recente approvazione, ha
autorizzato la riapertura di due cave contigue
nel comune di Sant’Angelo in Vado Località Ca‘ Teobaldelli,
(Monticello) zona Magnavacca. Il materiale presente è scaglia rossa
e/o detrito di falda, praticamente lo stesso di Ca Madonna di
Urbania cui la zona è contigua. Ora il WWF vadese esprime il suo
completo disaccordo con tale scelta dal momento che l’area è
rinaturalizzata fino al 70% (così esprime lo stesso Piano Regionale
Cave), va ad incidere
sull’oasi faunistica di Pian d’Achille limitrofa ed in parte situata
sulla stessa area cave, ed infine ancor più importante,
vi è la presenza delle sorgenti di acqua potabile di Magnavacca
la cui copiosità la si deve proprio al bacino di scaglia rossa ( il
Selli stimò la sua portata intorno agli 8 litri al secondo). Oggi tale
sorgente fornisce acqua potabile al comune di Peglio e a Sant’Angelo
in Vado. Già fin negli anni 80 / 85 e 90 / 95 le sorgenti furono motivo
di forte scontro con l’allora sindaco di Peglio, Dante Marchi, oggi Presidente ATO, e le amministrazioni vadesi a causa di
ricerche sull’area, mediante pozzi di sondaggio ed un pozzo profondo,
per il potenziamento del prelievo da parte del comune di Sant’Angelo
in Vado. La scelta dell’apertura delle
due cave, inattive da 40 anni, è stata voluta solo da alcuni politici
locali e non, a causa degli alti interessi in gioco legati agli appalti
per la grande viabilità. Ora pensiamo che sia molto più
importante la tutela dell’acqua per i cittadini, piuttosto che fare
gli interessi di pochi.
D’altra parte non c’era da
aspettarsi granché da questa amministrazione che si è sempre
interessata superficialmente della tutela dell’ambiente a
Sant’Angelo, se non per il recupero del centro storico e dell’area
archeologica. L’acqua potabile fornitaci
questa estate è stata prevalentemente fluviale: lo ha dimostrato anche
la realizzazione di una diga, operazione da noi sempre criticata negli
anni, per aumentare il livello ai pozzi di prelievo, proprio nel momento
in cui il fiume ha la
minore portata d’acqua e quindi la maggior concentrazione di carico
inquinante; si pensi solo alla quantità di
additivi usati per il cemento nel cantiere della Guinza che
attraverso il S..Antonio raggiungono il Metauro. La potabilizzazione è
(ahimè) garantita solo dal materasso filtrante del terreno di circa 20
metri. Le fontanelle di acqua potabile,
proveniente da sorgente d’altura, trattata con Ultravioletti, che
hanno fatto di Sant’Angelo uno dei primi comuni precursori di tale
tecnologia, è ora trattata col cloro, con il conseguente declino delle
sue caratteristiche. Con due varianti al PRG, la zona
industriale è stata spostata verso Sant’Angelo diminuendo di fatto
l’ampiezza della zona di protezione verso la città. Nella recente modifica alla
strada 73 bis, si sono inutilmente abbattuti 28 tigli (ne sono stati
tagliati 60) nella sponda verso la zona industriale e tuttora pur avendo
tutto per poter ripiantumare come previsto nel progetto, l’operazione
deve essere ancora avviata. Il torrente Morsina proprio nel
tratto cittadino d’estate diventa una fogna a cielo aperto e lo stesso
collettore comunale che conferisce i liquami al depuratore, perde al
centro della città, perché otturato. Infine che dire della raccolta
differenziata a Sant’Angelo, che di fatto era rimasto il comune della
provincia a più basso indice di recupero (intorno al 3 %). Si
deve al Megas che ora gestisce la raccolta dei rifiuti la sistemazione
del centro per i materiali ingombranti situato nell’area industriale,
che di fatto è stato finora una discarica dei residui delle industrie lì
vicine, mentre queste dovevano di fatto convenzionarsi con apposite
ditte. La cura dell’ambiente, non può
oggi essere un accessorio, ma un aspetto da valutare e seguire
concretamente a difesa soprattutto della salute di tutta la comunità. Sant’Angelo
in Vado 19.10.03 Per
il WWF Vadese Giuseppe Dini |