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AMBIENTE
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METAURO, FIUME CAMALEONTE? In questo periodo invernale, le acque del Metauro, sono cristalline, trasparenti, di un verde smeraldo fantastico. Eppure è sotto gli occhi di tutti, degli abitanti di Sant’Angelo in Vado e non solo, che all’improvviso, durante i giorni della settimana che le sue acque diventano di un bianco lattiginoso. Risalendo il fiume, si scopre che lo scarico viene dal torrente S.Antonio a Mercatello sul Metauro e più precisamente dalle acque di lavorazione del traforo della Guinza. Un’intera documentazione fotografica è disponibile dal WWF Vadese. Ci si chiede come è possibile, che in regime delle nuove leggi sulle acque, con le problematiche ambientali oggi sempre più evidenti, con tutti i soldi destinati al cantiere del traforo (263 miliardi), non si possa usare un idoneo sistema di depurazione, che eviti queste problematiche. Se pensiamo che ciò avviene, dai primi di dicembre, pressoché ininterrottamente, eccetto il periodo natalizio, per tutte le settimane, ciò appare ancor più grave, così come è grave che nessuno, sia finora intervenuto, pur sapendo. Non è neanche vero, che il materiale scaricato sia innocua fanghiglia minerale; ci sono voluti almeno sei anni dalla prima chiusura del cantiere, per ritrovare nel torrente S.Antonio pesci che lì stazionano normalmente, tant’è che sabato 17 febbraio, i pescatori della zona si sono allarmati per il ritrovamento di trote morte. A dir la verità, modificare il colore del fiume è un’alterazione paesaggistica, già direttamente condannabile, anche se a mio avviso fare delle analisi sarebbe opportuno per valutare la presenza di altre sostanze. Questo fiume è per tutti da sfruttare e ben poco da tutelare. Nel
periodo dell’Epifania, il Megas a S.Angelo, ha lavorato sul fiume
senza che in quel momento nell’ufficio comunale ci fosse alcuna
autorizzazione; ha tolto la fanghiglia depositatasi nei pressi dei pozzi
di captazione delle acque potabili, per la presenza di uno sbarramento
in pietra realizzato per mantenere alto il livello dei pozzi
(ci si chiede: chi l’ha autorizzato?) Il fiume in quel periodo
si colorato di un grigio scuro nauseabondo per diversi giorni. Un
intervento che 15 anni fa fu duramente condannato dal gruppo WWF perché
rischia di mettere direttamente in comunicazione il fiume con i pozzi,
che utilizzati soprattutto nel periodo estivo, con una diminuzione della
portata ed il conseguente aumento della concentrazione degli inquinanti,
ci possono fornire acqua fluviale, non potabilizzata. Un intervento
simile è stato eseguito anche ad Urbania. Le
piene di dicembre hanno asportato dal fiume una notevole quantità di
ramaglie lasciate sul greto, dai lavori di abbattimento degli alberi di
sponda, autorizzati per facilitare il deflusso delle acque, rami che
avrebbero dovuto essere asportati, ma che sono rimasti comunque lì sul
corso d’acqua. La
scorsa estate in piena crisi idrica il comune di Mercatello applicava
una sanzione per il divieto di irrigazione di £ 40.000, mentre
S.Angelo, Urbania e Fermignano di 2 milioni, ma con date differenti. E’ urgente una autorità di bacino che possa dare indicazioni uniche, che possa intervenire direttamente nelle situazioni anomale, un’autorità che è stata designata il 12 dicembre del 2000, ma che di fatto non avrà modo di intervenire per diverso tempo, perché la preoccupazione più evidente, non pare la tutela dei nostri fiumi, ma è chi gestirà l’intero discorso del acque. Così, noi continueremo a vedere il fiume
Metauro bianco per i lavori della Guinza, grigio scuro per i lavori del
Megas, arancione per la zincatura, azzurro per le lavanderie di jeans,
fino a quando, metaforicamente, la nostra pelle (e non solo) non sarà
diventata come il vestito di Arlecchino e allora ci si incomincerà a
chiedere perché è successo. Sant’Angelo in Vado 19.2.2001 Per il WWF Vadese Giuseppe Dini In una recente pubblicazione dell’ARPAM
Dipartimento di Pesaro, agenzia pubblica che si occupa della protezione
ambientale del territorio, distribuita lo scorso mese, si prende in
esame il tratto del torrente S.Antonio, nel comune di Mercatello sul
Metauro, interessato dagli scarichi prodotti dalla escavazione della
galleria stradale della Fano-Grosseto. Si
ricorderà che nei mesi invernali e primaverili, furono frequenti gli
scarichi di fanghiglia che rendevano lattiginoso il fiume Metauro fino
anche ad Urbania. Pescatori, gli scouts di Sant’Angelo e diversi
interessati, fecero una manifestazione, presso il cantiere, proprio il
25 marzo in occasione della “Giornata Mondiale dell’acqua”. Una
moria di pesci fece allarmare gli appassionati alla pesca e intervennero
diversi organi di vigilanza. L’ARPAM
sottolinea nella pubblicazione, che i “rilasci di sedimento a
granulometria molto fine, hanno causato evidenti danni agli organismi
viventi nel corso d’acqua ed al suo delicato meccanismo di
autoregolazione”. Infatti questa sottile fanghiglia, provoca “un
danno di tipo fisico-meccanico alle delicate lamelle branchiali che
costituiscono l’apparato respiratorio dei macroinvertebrati
e della stessa ittiofauna “(insetti e pesci). L’agenzia
ambientale, grazie alla recente legge sulle acque, ha il compito di
valutare l’inquinamento idrico, utilizzando anche la popolazione dei
piccoli insetti che vivono nel torrente, i quali vengono considerati in
base alla loro presenza, come bioindicatori della salute generale del
corso d’acqua. Già
col vecchio cantiere nel 1993 si effettuarono gli stessi danni, che
hanno richiesto almeno 6 anni per il ritorno all’equilibrio della
fauna fluviale. Notevole
è poi l’impatto ambientale dalla discarica del pietrame di
escavazione della galleria situata
più avanti della galleria, in località Mulino Rovi. Ci si chiede perché
non riutilizzare questo materiale nei vari cantieri stradali della
provincia, invece di creare questo grosso impatto ambientale? Qui,
infatti per realizzare l’enorme deposito, si è deviato perfino il
torrente, senza considerare che siamo proprio sotto i lastroni arenacei
della Guinza un biotopo che la Regione Marche, in un a pubblicazione del
1981 segnalava come degno di tutela. Gli
scarichi di questa, uniti a quelli della galleria, hanno causato un
“danno ambientale che ha prodotto la scomparsa delle popolazioni
macrobentoniche (organismi che vivono sul fondale), provocando una
temporanea incapacità autodepurativa del corpo idrico causata
dall’interruzione delle catene alimentari che ne sono alla base”. Il
nucleo investigativo ambientale del Corpo Forestale, è intervenuto
informando debitamente l’autorità giudiziaria; il WWF intende
costituirsi parte civile nell’eventuale processo. Sant’Angelo
in Vado 21.06.01 Giuseppe Dini |