Curiosità, leggende natura, del
nostro entroterra
Sulle
“orme del diavolo”
Non si
tratta di esoterismo, ma di vere e proprie tracce nella roccia, che la
tradizione popolare ha, da sempre, denominato le “orme del diavolo”.
Si
trovano lungo la strada provinciale che da S. Giovanni in Petra (ss 73
bis) va al Peglio. Dopo circa
1500 metri si volta a sinistra per il lago Mantovani. Davanti alla casa
contadina un sentiero porta oltre il ruscello, dove appare imponente una
rupe di arenaria.
Ebbi
modo, nella mia fanciullezza, di recarmi su questo luogo ameno,
accompagnato da mio padre e per la verità la cosa mi disturbò molto, così
come le brutte storie colpiscono i bambini.
Ritornarci
oggi da adulto, accompagnato da un esperto dell’Archeo club di S.Angelo
in Vado, mi ha suscitato interesse e curiosità. Queste orme sono impresse
alla base della roccia nei pressi del ruscello che
si forma dal lago. Sono una quindicina, altre rimangono nascoste da
un fitto tappeto radicale delle piante che lo delimitano, dis tanti
fra loro circa 40 centimetri, così come i passi di un uomo di media
altezza. Sono dirette verso una buca ad un dislivello leggermente
maggiore, la cui forma assomiglia molto a quella di un sombrero messicano,
schiacciato nella parte centrale, il cui diametro è oltre i due metri.
Intorno al cono centrale sono presenti 12 fori alla stessa distanza fra
loro. Sempre la tradizione volle pensare che qui il diavolo, inciampando,
cadde ruotando su se stesso e realizzando così con il suo posteriore la
forma descritta.
Geologi
esperti della zona, sostengono che siamo presenti ad un residuo di quello
che fu un grosso lago in continua evaporazione, databile nel periodo
Messiniano, attribuibile a quello che viene definito bacino di
Pietrarubbia Peglio Urbania.
Nulla
vieta la presenza di esseri viventi che abbiano lasciato i loro segni,
oggi rinvenuti sotto forma di fossili sia in località Paganica, sia lungo
la provinciale che dal Peglio va a Sassocorvaro.
Questa
ipotesi seppure giustifica in parte la forma circolare e la presenza di
noduli, nonché di fitti fori nella roccia, non da credito alle orme che
sembrano realizzate artificialmente. Infatti esiste nello stesso luogo un
sentiero largo 70 centimetri, scavato nella stessa roccia, il quale taglia
un’impronta; da ciò si pensa che sia stato realizzato successivamente.
Entrambi quindi possono essere stati utilizzati nel lontano passato allo
scopo di percorso sicuro per costeggiare il ruscello o, come sostiene
qualche archeologo, per raggiungere la configurazione circolare utilizzata
come altare votivo o anche come orologio solare.
Sant’Angelo
in Vado 1.11.03
Giuseppe
Dini
AMBIENTE
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